November 24, 2024
Riceviamo e pubblichiamo
Sfonda una porta aperta, se così si può dire, la dichiarazione del Presidente Rossi in merito al danno prodotto dall’attività intramoenia svolta dai medici del SSN, attività privata all’interno della struttura ospedaliera: da anni infatti si denuncia la stortura di questo sistema che, indipendentemente dalle motivazione d’origine, è di fatto una diminuzione delle tutele del servizio sanitario pubblico e consente ai cittadini che ne abbiano la possibilità di accedere a visite private a costi elevati, all’interno di strutture pubbliche, con strumentazione e personale medico e sanitario dipendenti del SSN.
Non c’è nessun rispetto del diritto alla salute per ogni cittadino affermato nell’art.32 della Costituzione, unico diritto definito “fondamentale”, laddove i tempi di effettuazione della prestazione sanitaria sono componente intrinseca di tale diritto.
Stupisce comunque l’affermazione del Presidente Rossi se si considerano gli atti prodotti da anni dalla Giunta che lo stesso presiede, relativi all’attivazione di convenzioni con soggetti privati per molte attività sanitarie (diagnostiche, riabilitative, chirurgia ortopedica…) con la caratteristica di usare o il privato tout court (es. prelievi) o strutture private con personale del SSN (es. chirurgia ortopedica); il messaggio che ne scaturisce quindi non è che il servizio pubblico deve garantire a tutti i cittadini le prestazioni necessarie in tempi certi, ma piuttosto che il sistema pubblico è aperto al privato e lo finanzia acquistando i servizi e indirizzandovi i cittadini, con analoghe caratteristiche a quelle contestate ai medici che fanno attività intra moenia. Un messaggio che contraddice gli atti, che potrebbe scaturire dai recenti fatti di cronaca che coinvolgono due primari più che da un serio ripensamento sui danni prodotti dall’intramoenia e i gravi pericoli che corre il sistema sanitario pubblico.
Non convince per niente, inoltre, la dichiarazione che attribuisce all’intramoenia gran parte della responsabilità sulle liste d’attesa: i tagli di posti letto, di ambulatori e servizi sul territorio, di personale sanitario di ogni categoria sono le cause vere delle liste d’attesa, denunciate ormai a livello nazionale dalle categorie professionali così come da quanti si occupano di gestione dei sistemi sanitari.
In Toscana dovremo aggiungere le conseguenze delle due leggi sanitarie, la 28 e la 84 del 2015, che falcidiano il personale sanitario senza possibilità di sostituzione (oltre duemila persone) e il gigantismo delle 3 ASL che renderà sempre più accentrata l’organizzazione e la gestione del servizio sanitario.
Nei 60 giorni di tempo che le categorie dei medici si sono date, dalla sospensione dello sciopero di metà marzo, per affrontare su diversi tavoli con il Ministero la revisione dell’organizzazione dell’attività sanitaria, si dovrebbe far emergere il nocciolo della questione, ovvero i tagli al SSN, la mancanza di sostituzione del personale, la spesa a carico delle famiglie e il dramma della rinuncia alle cure da parte di un numero crescente di cittadini (solo in Toscana nel 2015 ha rinunciato l’11,3%): su questo sarebbe necessario che il Presidente Rossi si esprimesse.
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