December 21, 2024
La manipolazione dei dati Ocse sulle pensioni? Servono a rilanciare la previdenza integrativa e gli affari di Cgil Cisl Uil
L’Ocse (http://www.keepeek.com/Digital-Asset-Management/oecd/finance-and-investment/pensions-at-a-glance-2013_pension_glance-2013-en#page1) ha pubblicato lo scorso 26 novembre 2013 il suo rapporto annuale sulle pensioni dei paesi del G20 e subito si sono sussegute interpretazioni discordanti. Un dato ineludibile mette comunque tutti d’accordo: i precari e i lavoratori\trici di oggi avranno un domani pensioni da fame, sicuramente al di sotto della soglia di povertà (che ovviamente sarà abbassata….)
In Italia, “l’adeguatezza dei redditi pensionistici potrà essere un problema” per le generazioni future, e “i lavoratori con carriere intermittenti, lavori precari e mal retribuiti sono più vulnerabili al rischio di povertà durante la vecchiaia”. E’ l’allarme dell’Ocse lanciato oggi (26 novembre) nel suo rapporto sulle pensioni.
I risultati delle riforme previdenziali degli ultimi venti anni sono sotto gli occhi di tutti: il calcolo secondo il sistema contributivo (strettamente connesso all’ammontare dei contributi), la soppressione della scala mobile a metà anni otanta hanno fatto piombare salari e pensioni in un baratro.
Ora vanno in pensione lavoratori\trici con un calcolo più favorevole (il retributivo che si applica integralmente per l’intera vita lavorativa a chi , al 31 dicembre 1995 aveva almeno 18 anni di contributi ) , nei prossimi anni ci andranno con un calcolo misto (contributivo fino a tutto il 1995 e retributivo per gli anni successivi) e già subiranno dei tagli. Ma la situazione diventerà drammatica per chi andrà in pensione tra 20 anni con pochi contributi e anni di precariato
In tutti questi anni, il sindacato e i Governi succedutisi hanno solo nascosto la realtà promuovendo la previdenza integrativa come antidoto alla perdita di potere di acquisto delle pensioni
Peccato che nessuno spiegasse come lavoratori e lavoratrici debbono pagarsi interamente questo antidoto rinunciando ad una fetta del loro Tfr.
La Riforma Fornero (che ci manda in pensione con una finestra flessibile, previa decurtazioni, tra i 62 e i 70 anni) a sua volta ha guardato a innalzare l’età pensionabile (per le donne in primis) e a stabilizzare la spesa previdenziale nei prossimi anni ma per raggiungere questo obiettivo si sono lasciati migliaia di esodati senza un euro per anni (troppo vecchi per il mercato del lavoro e troppo giovani per riscuotere l’assegno previdenziale).
I dati Ocse hanno un obiettivo Politico, ossia quello di omogenizzare al ribasso la spesa previdenziale dei paesi sviluppati, infatti esaltano la riduzione di spesa con le ultime due riforme pensionistiche , promuovono le stesse linee guida per i sistemi previdenziali dei paesi aderenti (non dicono tuttavia che in molti paesi da anni la durata media della vita è in diminuzione anche per le insostenibili spese sanitarie derivanti dalle privatizzazioni)
La prospettiva è quella di potenziare ulteriormente il sistema previdenziale integrativo rendendolo praticamente obbligatorio e in qusta ottica torneranno ad attaccare la spesa pubblica, quella previdenziale in primis per proseguire con i tagli alla sanità e all’istruzione. E guarda caso su questo binario precvostituito dal fiscal compact si va muovendo la spending review a capo della quale c’è un uomo del Fondo monetario internazionale
Cobas Pubblico Impiego
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