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La Legacoop ai facchini: estremisti preoccupanti come la mafia

Postato il 18 Dicembre 2013 | in Lavoro Privato, Sindacato | da

Quando la legacoop mette sullo stesso piano mafia e conflitto sociale.

Partiamo da un articolo pubblicato su un importante giornale italiano

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/12/06/news/legacoop_i_facchini_estremisti_preoccupanti_come_la_mafia-72869211/

La redazione bolognese del quotidiano La Repubblica” ha riportato un articolo sconcertante con le dichiarazioni del presidente Emilia Romagna della Legacoop ,Giovanni Monti, per il quale i fenomeni mafiosi con infiltrazioni della malavita organizzata nel mondo cooperativo sono fonte di preoccupazione pari a quella per la radicalizzazione dello scontro sindacale all’interno delle cooperative dellaa logistica.

Sono gravi le dichiarazioni che mettono sullo stesso piano la malavita e le posizioni sindacali radicali ma è ancora più grave il fatto che non si siano levate voci di contestazione dal mondo sindacale e politico.

Quell’ “ugualmente preoccupanti” riferito al fenomeno mafioso e alla radicalizzazione delle lotte sindacali dovrebbe indurre a una riflessione su cosa sia divenuto oggi il mondo cooperativo.

Da quando è scoppiata la rivolta dei facchini sono venute fuori situazioni illegali, di buste paga non veritiere, di maggiorazioni festive e notture non pagate, di una condizione di vita e di lavoro improntata allo sfruttamento selvaggio senza poi ricordare i contratti irregolari e la mancata contrattazione aziendale.

Contro questa situazione, che in certi casi non è azzardato definire di semischiavitù, si sono organizzati i facchini della logistica, in gran parte aderenti al Si Cobas e alla veneta Adl Ciobas ma con forti presenze del Cobas lavoro privato nel bolognese.

Quando leggiamo dichiarazioni che accusano “quei fenomeni di contatto e strumentalizzazione che, trovando terreno fertile all’interno di frange estreme della nostra società, come avvenuto a Bologna, prendono di mira la cooperazione ed il sindacato”. si capisce che l’idea di sindacato della Legacoop è quella di una struttura burocratica, accondiscendente rispetto ai padroni, subalterna ai loro dettami, del resto le condizioni di vita e di lavoro dei tanti migranti che operano nei magazzini è stata per anni caratterizzata da non applicazione dei contratti di lavoro, ore non pagate, una condizione di sfruttamento e di caporalato taciuta dai sindacati cgil cisl uil compiacenti con le aziende e le amministrazioni locali gestite dal Pd.

Legacoop farebbe bene a prestare forte attenzione all’infiltrazione malavitosa nel mondo coperativo e del terzo settore, attenzione alle cooperative di comodo sorte come funghi dove accanto alla violazione dei diritti sindacali ad essere violati sono i codici civili e penali.

Al contrario, la equiparazione tra conflitto e malavita (non senza i tradizionali riferimenti alle mele marce e ai maestri delle strumentalizzazioni che soffierebbero sul fuoco del conflitto) dovrebbe indurci a qualche riflessione su cosa sia oggi il modello cooperativo, sugli interessi che ruotano attorno ad esso e su quanto fuorviante sia la facciata della cooperazione sociale.

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