November 27, 2024
Dal coordinamento Rsu
articolo di Sante Moretti
Districarsi nelle poste del bilancio dello Stato e degli Enti non è agevole. Anche il bilancio sociale dell’Inps non è di facile comprensione.
Il primo dato di quel bilancio che dovrebbe indignare è rappresentato da quei 7 milioni e 200 mila pensionati, il 43% del totale, che percepiscono meno di 1.000 €uro al mese e di questi 2 milioni e cinquecentomila meno di 500 €uro. Una parte di questi anziani, in maggioranza donne, vive in povertà, altri vi stanno precipitando. La legge di stabilità ignora queste persone, le loro sofferenze e preoccupazioni: per il Governo ed i partiti che lo sostengono non esistono.
Il secondo rappresentato dal fondo dei lavoratori dipendenti e quello dei precari che sono in attivo malgrado siano diminuiti gli iscritti all’Inps ed aumentati i disoccupati. Il fondo lavoratori dipendenti nel 2012 chiude con un attivo di un miliardo e 351 milioni e quello dei precari di 8 miliardi e settecentosedici milioni.
Fino al 2011 anche i fondi per gli ammortizzatori sociali erano in attivo. Questi fondi risultano con avanzi consistenti da anni, ma l’attivo non è stato utilizzato per aumentare gli assegni pensionistici che, per la crescita del costo della vita perdono non meno del 2% ogni anno. L’avanzo è servito invece a coprire i deficit di altri fondi come quello dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori), del clero, dei dirigenti di azienda, degli ex fondi speciali (elettrici, trasporti, telefonici…) per circa 20 miliardi ogni anno.
Nel 2012 il bilancio dell’Inps è andato in rosso in quanto ha assorbito l’Enpals ed il pubblico impiego (Inpdap). Quest’ultimo ente ha caricato sull’Inps un deficit di 7 miliardi e 617 milioni per il 2012 e circa 17 miliardi di passività pregressa maturata per il mancato versamento da parte dello Stato dei contributi dei suoi dipendenti. Il disavanzo complessivo dell’Inps per il 2012 ammonta a 9 miliardi e 865 milioni e diventerà un argomento per giustificare altri tagli al sistema pensionistico.
Proviamo a chiarire alcune altre questioni. Si continua a sostenere, anzi si da per scontato, che gli importi degli assegni pensionistici siano spesa pubblica a carico delle collettività: è una menzogna spudorata! Si ignora volutamente che gli assegni pensionistici sono coperti dai contributi che vengono versati all’Inps, contributi che sono parte del salario: con i contributi si pagano le pensioni senza che lo Stato apra i cordoni della borsa.
Si continua a sostenere che le pensioni incidono eccessivamente sul Pil rispetto a quanto avviene negli altri paesi europei. Se continua a diminuire il Pil è ovvio che cresce l’incidenza della spesa pensionistica. È bene anche si sappia che in Italia il Tfr è conteggiato come spesa pensionistica e che sulle pensioni vi è un prelievo fiscale di circa 34 miliardi annui mentre negli altri paesi la pensione è esente o tassata simbolicamente. Quello scandaloso 13% (pensioni – Pil) scende all’ 8-9%.
È desolante che si continui con la commedia degli equivoci, imbrogliando, facendo di palesi verità carta straccia. Ne sono complici le forze politiche salvo rare eccezioni, i sindacati confederali e dei pensionati, stampa e televisione. A pagare sono i pensionati e quanti si pensioneranno nei prossimi anni.
Queste note sulle pensioni saranno, come è norma, ignorate dai mass-media. Non saranno contestate nè dai partiti, nè dai sindacati, nè dagli esperti. Le stesse trasmissioni cosiddette di approfondimento ignorano le pensioni e gli argomenti di carattere sociale.
La pensione è un diritto, un patto tra le generazioni, unisce la classe, è fortemente solidale ma non è funzionale alla cosiddetta “responsabilizzazione dei singoli”, alla diminuzione della contribuzione a carico delle aziende, ai mercati finanziari.
L’elezione di Renzi a segretario del Pd è una spinta forte ad intervenire sulle pensioni di anzianità e di reversibilità, ne ha parlato più volte nelle sue esternazioni. Negli ultimi anni si è avviata la costruzione di un sistema pensionistico che rompe il rapporto salario-pensioni ed è basato sulla previdenza integrativa e sull’assistenza per gli anziani ed i poveri. Vincono le forze politiche maggiormente legate alla chiesa cattolica che puntano a sostituire i diritti e le certezze con la carità.
Il quadro è fosco, ma se non si rovescia il banco le prospettive per la terza età diventano sempre più nere.
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