November 30, 2024
Con l’avvento delle privatizzazioni e delle partecipate, dirigenti e managers pubblici hanno accumulato ingenti fortune; i loro stipendi sono cresciuti del 1000% e i premi di risultato sono legati ai guadagni in borsa, all’avanzamento dei titoli, agli utili prodotti con svendita del patrimonio pubblico.
Molte società, pubbliche solo sulla carta ma a tutti gli effetti private sia sotto il profilo della gestione del personale, che per il tipo di gestione, con l’accresciuto costo dei servizi che gravano sulla cittadinanza attraverso le tariffe o, di riflesso, con l’ imposizione tributaria.
Chi poi ha nominato managers e dirigenti non sono certo cittadini e lavoratori ma gli stessi politici (dal Pd al pdl), che considerano le società pubbliche come una cosa di proprietà che fa solo gli interessi di chi governa, anche se oggi si ergono a moralizzatori e riformatori della Pubblica Amministrazione.
Oggi si scoprono gli elevati stipendi dei managers per abbassare i quali basterebbe un decreto legge di una sola pagina, che determini tetti salariali per gli stipendi elevati, recuperando risorse da investire per rafforzare il potere di acquisto di chi da anni attende un rinnovo contrattuale (come appunto lavoratori e lavoratrici pubblici).
Ma le vitttime sacrificali delle manovre di bilancio continuano ad essere i dipendenti dei comuni sui quali la corte dei conti esercita un controllo continuo mirante a reperire la erogazione di qualche indennità non prevista.
Parliamo di poche decine di euro all’anno a fronte di stipendi dirigenziali che vanno da 60 a 90 mila euro, a fronte di sperperi di denaro pubblico determinati dai processi di privatizzazione.
E’ partita infatti la seconda fase della denigrazione dei dipendenti pubblici (da fannulloni a privilegiati), dimenticando che PUBBLICO significa
SANITA’, SERVIZI AL CITTADINO, SERVIZI EDUCATIVI, in sostanza risposte ai bisogni delle persone riconoscendo i loro diritti.
Ancora una volta la Magistratura contabile individua nel personale dei comuni i beneficiari di privilegi che stanno altrove arrivando a bloccare quei pochi euro di salario accessorio che rimangono in una contrattazione sindacale ormai inesistente. Sarà il caso di guardare ai veri sprechi e lasciare in pace i dipendenti comunali? Pensiamo proprio di si.
COBAS PUBBLICO IMPIEGO
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