Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Individualismo e Illuminismo

Postato il 12 Maggio 2014 | in Italia, Mondo, Scenari Politico-Sociali | da

Riceviamo e pubblichiamo

INDIVIDUALISMO ED ILLUMINISMO
di Tiziano Tussi

“… l’individualismo, nei suoi due principali aspetti formali, razionalismo ed empirismo, riflette una concezione del mondo esclusivamente statica, alla quale ogni idea di divenire storico è del tutto estranea; considerando perciò, con Hegel, Goethe e Marx, la storia e l’azione storica quali il solo contenuto autentico di ogni autocoscienza umana, si può affermare, con ragione, che le teorie individualistiche dell’illuminismo sono state puramente formali e prive di autentico contenuto dato che, in ultima analisi, rimase ad esse estranea appunto questa coscienza storica;” (Lucien Goldmann 1967)

Il connubio sopra indicato, individualismo e illuminismo, parrebbe vincente e chi oggi lo nega viene additato come un relitto delle passate ideologie. Eppure stando alla citazione di Goldmann risulta letale per il progresso, la modernità, la storia, questa brutta bestia che ci dovrebbe insegnare che tutto nasce, si sviluppa e muore, appunto storicamente. Un fatto, un elemento, un’idea, addirittura una scoperta scientifica, si sono creati, appunto storicamente, e sono destinate, prima o poi a morire, finire, lasciando sul terreno sociale scorie storiche. Ora, il binomio sopra indicato non ci permette di ragionare in questo modo. Siamo costretti ad accettare che un fenomeno che si era creato storicamente, un dì, diventi una presenza ineliminabile dall’orizzonte umano. Il caso più emblematico ora è quello dell’Unione europea e della sua accettazione, così come ciò che concerne la moneta unica europea, l’Euro.

Tra poco le elezioni europee e quasi tutti i partiti presenti sullo scenario italiano accettano, ed anzi difendono strenuamente, tali presenze. E vero che alcuni, specialmente a destra, lanciano strali contro certi scenari europei scelti solo allo scopo di raccogliere qualche voto in più, ma tranne le frange estreme della destra radicale, politicamente ininfluenti, non si pongono veramente su un terreno critico globale. Per tutti gli altri questa datità storica, ripeto, creatasi storicamente un tempo, si é trasformata in un totem, da adorare, al di là di ogni possibile analisi critica. Il pensiero critico, sempre reclamato come necessario per essere considerato uno spirito libero, atteso all’uso, non si deve adoperare verso un must, una assoluta realtà, un obbligato orizzonte cui ognuno, se non vuole essere considerato traditore della patria e dell’Europa, assieme si intende, deve attenersi.

Questo almeno in Italia. In molti altri Paesi europei, partendo dalla fulgida Inghilterra, invece il fenomeno antieuropeo trova possibilità alte di accoglienza elettorale e non pare ci siano efficaci ostracismi da usare. Nessuno potrà dire del partito antieuropeo inglese, UKIP, che non è patriottico, dato che questi, accreditato di diventare il primo partito elettorale in questa tornata di fine maggio, agita proprio la bandiera patriottica per il suo antieuropeismo. E tralasciamo le considerazioni sui partiti di destra più o meno estrema dell’Europa dell’Est. Lì ci giocano molto anche l’antisemitismo, lo stesso che lavora tantissimo nell’Ucraina del nuovo corso di governo, e che i paesi forti europei ora, tutti amici di Israele, fanno finta di non vedere. Ma lasciamo questa insipienza al suo destino.

In Italia siamo invece nella situazione che anche a sinistra, a partire dalla lista italo-greca di Tsipras, si cercano voti per essere eletti al Parlamento europeo ed essere da pungolo per i partiti socialdemocratici, per dare vita ad un’altra Europa? Questo è lo slogan del simbolo. Molto accattivante salvo non spiegare assolutamente nulla di che cosi sia un’altra Europa?

Un’altra, in sé, non significa proprio nulla. Provate ad immaginare tale affermazione per una persona: non sono più io, sono un altro! Cosa potrebbe voler dire?

Veramente nulla. Siccome è un’affermazione non impegnativa può piacere ed avere un minimo di consenso. Attenzione, un minimo che anche per queste elezioni difficilmente potrà bastare. Certo l’uso del pensiero radicalmente critico sarebbe stato più problematico ma politicamente sano. Una presa diposizione che avrebbe fatto rientrare in un alveo di sinistra il tentativo di Tsipras. In fondo dietro ad essa vi sono un gruppo di intellettuali che discettano da decenni sulla situazione italiana ed europea. Possibile non siano a conoscenza dell’undicesima Tesi su Feuerbach di Marx. Loro sono di sinistra e la Tesi è famosissima. In essa appaiono due verbi fondamentali per una comprensione piena della stessa: interpretare e cambiare. Se ad interpretare il mondo i nostri intellettuali sono bravissimi, sono un pó meno capaci di cambiarlo e nel tempo lo hanno ampiamente dimostrato.

Queste elezioni avrebbero potuto essere un’altra possibilità nel senso che diciamo, ma tale possibilità non è stata colta. Così avrebbero potuto rispondere alle tante amenità di chi, difende l’Europa con motivazioni assurde tipo: senza l’Europa la mia pensione varrebbe la metà, i prezzi raddoppierebbero, i figli crescono e le mamme imbiancano. Amen!

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