November 29, 2024
Arrestato a Genova un uomo che per i turchi è terrorista, per i francesi rifugiato
Genova – Sono passati tanti anni da quando Aydin Korkmaz ha lasciato Varto, città dell’Est della Turchia «dove o te ne vai a 17 anni o ti tagliano la gola». Così tanti che ora che è un imprenditore rispettato nel sud della Francia, non più solo un dirigente del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), gli può capitare la svista più banale, come dimenticarsi i documenti a casa. Le carte con cui può provare di non essere un «terrorista», come accusa Ankara in un mandato di cattura internazionale, ma un rifugiato politico, come sostiene invece Parigi.
Nel dubbio la polizia italiana lo ha arrestato l’altro ieri notte all’aeroporto di Genova, dopo quello che è stato definito ufficialmente, forse in modo un po’ reticente, un «controllo di routine». E se questa storia ha un inizio poco chiaro, le conseguenze sono ancora più incerte: Korkmaz ha sulle spalle una richiesta a 72 anni di carcere per appartenenza a una formazione clandestina che l’Europa affronta ancora in maniera quantomeno contraddittoria. I seguaci dell’ala politica del partito di Abdullah Ocalan (come Korkmaz) ricevono asilo politico. Allo stesso tempo il Pkk, e in particolare il braccio militare, rimane nella black-list dell’antiterrorismo. È ancora presto per parlare di un nuovo caso Ocalan, al centro di un braccio di ferro diplomatico allorché richiese (senza ottenerlo in tempo utile) lo status di perseguitato nel 1998, quando il governo era appena stato preso in mano da Massimo D’Alema.
Questo giallo ha inizio domenica sera. Aydin Korkmaz, 40 anni, è al Cristoforo Colombo Genova insieme alla moglie e ai due figli perché è venuto a prendere il cugino Rida Korkmaz, in arrivo da Istanbul. Vive ad Aix-en-Provence, dove ha trovato riparo nel 1994. Qui gestisce una società all’ingrosso che smercia kebab e un ristorante a Marsiglia, con un fatturato di tutto rispetto di 7 milioni di euro. In tutti questi anni non ha mai smesso di fare attività politica. La sua è una delle famiglie più note dell’intellighenzia del Pkk curdo. Lo zio Nejmettin è stato braccio destro di Ocalan, leader di cui porta il nome il figlio di Aydin.
L’uomo si insospettisce quando dagli arrivi non vede uscire Rida. A quel punto si addentra nella postazione della polizia di frontiera per chiedere spiegazioni. La versione dello stato turco è che Rida si sia imbarcato con un visto falso. Non è stato ancora chiarito come questa informazione sia stata comunicata alle autorità italiane, che lo arrestano invece per resistenza. Perché? Perchè avrebbe «dato in escandescenza in occasione di un controllo». Un controllo casuale? E, soprattutto, era casuale anche la presenza di Aydin?
A questo punto Aydin Kolkmaz prova a intervenire, ma finisce nei guai. Su di lui dal 2012 c’è un mandato di cattura internazionale chiesto dalla Turchia. Lo status di rifugiato prevale (in teoria) su quella richiesta. Ma lui non ha dietro il documento. Sono momenti drammatici, che riportano alla mente anche il caso più recente della dissidente Alma Shalabayeva, catturata nel silenzio generale dalla polizia italiana e rimandata in Kazakistan. In questo caso però i figli (e la moglie), dopo essere stati trattenuti alcune ore, vengono lasciati andare. Mentre il cugino Rida è stato rispedito in Turchia a tempo record.
Gli avvocati di Korkmaz, Francesco Brignola e Mauro Casu, hanno chiesto l’immediata scarcerazione, ma gli atti tardano ad arrivare dalla Francia: «Il nostro cliente è diabetico, ha bisogno di medicine», precisano. Nelle prossime ore l’Italia dovrà prendere una posizione sulla vicenda, che da “episodio di routine” rischia di innescare un complicato caso diplomatico. «Non rimandatelo indietro – è l’appello di Samuel Kormaz, fratello di Aydin – Sarebbe come condannarlo a morte».
tratto da:
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/06/24/AR9yBis-rifugiato_arrestato_terrorista.shtml
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