Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Derivati a caro prezzo per lo Stato: 3,2 miliardi in un anno

Postato il 27 Agosto 2014 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

I conti si fanno sempre in fondo. E da qui alla fine manca ancora un sacco di tempo. Vent’anni almeno. Intanto però paghiamo. E caro, come ha ricordato giovedì 26 giugno Salvatore Nottola durante la sua requisitoria sul rendiconto dello Stato. Nel solo 2013 le operazioni di swap sui derivati, parole sue, «hanno inciso sul deficit per 3,2 miliardi di euro»: senza quel salasso, ha spiegato il procuratore generale della Corte dei conti, il rapporto fra deficit e Prodotto interno lordo sarebbe stato del 2,8 per cento. Due decimi di punto inferiore al fatidico 3 per cento che abbiamo centrato con fatica, e scusate se è poco in un contesto nel quale Bruxelles ci chiama al rispetto rigoroso delle regole. Senza contare che quei 3,2 miliardi finiti nelle tasche delle banche rappresentano una cifra pari ai tre quarti del gettito Imu sulla prima casa, che il governo di Enrico Letta si era dannato l’anima per trovare dovendo tener fede a certe avventurose promesse elettorah. La cosa ha origini lontane. A partire dalla prima metà dello scorso decennio il governo italiano decise di stipulare una serie di contratti con banche italiane e internazionali per coprire parte del hhlirn debito pu (circa 16o miliardi) dal rischio di aumento dei tassi.

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http://www.comune.scandicci.fi.it/rassegne/bancadati/20140630/SIO1008.PDF

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