Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Sentenza Eternit, la Cassazione annulla la condanna: reati prescritti

Postato il 21 Novembre 2014 | in Italia, Scenari Politico-Sociali, Sicurezza sul lavoro | da

Sentenza_eternitLa sentenza della Cassazione sul processo Eternit fa parte di un disegno più ampio attuato da parte della magistratura: riscrivere di fatto a vantaggio dei padroni le norme del codice penale.

La sentenza di Roma dimostra (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che di fatto in Italia stiamo assistendo da anni alla SOSPENSIONE DELLO STATO DI DIRITTO garantito dalla Costituzione per lavoratori e cittadini .

Non si tratta solo di tutela di salute e sicurezza sui posti di lavoro o dell’ambiente, ma anche di diritto di espressione, diritto di dissenso, diritto di manifestare, diritto al lavoro, diritto alla dignità, diritto alla giustizia, diritto di sciopero.

L’Italia non è più (semmai lo sia mai stata) una “Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Di fatto l’Italia è una Repubblica oligarchica fondata sugli interessi dei poteri forti.

Di questo, purtroppo, dobbiamo ormai tenerne conto…

Marco Spezia

Da La Repubblica Torino

http://torino.repubblica.it

 

SENTENZA ETERNIT, LA CASSAZIONE ANNULLA LA CONDANNA: REATI PRESCRITTI

ROMA

Annullata senza rinvio per intervenuta prescrizione del reato di disastro ambientale la sentenza della Corte d’appello di Torino sulla strage dell’Eternit. La Suprema Corte dopo appena due ore di camera di consiglio ha accolto la richiesta del procuratore generale, Francesco Iacoviello. Al di là del linguaggio processuale, il senso è chiaro: non c’è nessun colpevole, non da un punto di vista giudiziario, per l’inquinamento di Eternit che ha fatto tremila morti causando tumori ai polmoni nella popolazione di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli.

“Annullamento senza rinvio della condanna a 18 anni per Stephan Schmidheiny perché tutti i reati sono prescritti”. E’ quel che aveva chiesto a sorpresa il pg. E poche ore dopo è arrivata la conferma. “Vergogna, vergogna”, hanno urlato i parenti delle vittime subito dopo la lettura del verdetto che cancella anche il diritto a tutti i risarcimenti per i familiari e le istituzioni locali.

La sentenza è stata accolta con incredulità dai parenti delle vittime e dai rappresentanti delle istituzioni che si sono occupate delle morti per amianto e che hanno atteso per tutto il giorno fuori dal palazzo. “Sono sconvolta. Siamo dispiaciuti e increduli ho bisogno di qualche ora per capire come reagire, devo discutere con la giunta prima di prendere qualunque provvedimento”, ha detto il sindaco di Casale Monferrato, Concetta Palazzetti.

A Roma c’erano tantissimi familiari delle vittime di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli. Figli e nipoti di operai o semplici cittadini che sono morti di mesotelioma pleurico, il tumore provocato dall’inalazione di polveri d’amianto nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale elvetico-belga.

Non si arrende il pm Raffaele Guariniello: “Non bisogna demordere. Non è una assoluzione. Il reato c’è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi. La Cassazione non si è pronunciata per l’assoluzione. Il reato evidentemente è stato commesso, ed è stato commesso con dolo. Abbiamo quindi spazio per proseguire il nostro procedimento, che abbiamo aperto mesi fa, in cui ipotizziamo l’omicidio”. “Questo non è il momento della delusione, ma della ripresa. Noi non demordiamo”.

“All’Inail i costi per le sole prestazioni mediche ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall’amianto sono costate 280 milioni di euro che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito in radice questo processo”, ha commentato l’avvocato generale dell’Inail, Giuseppe Vella.

Ora l’Inail, così come l’Inps, è stata condannata al pagamento delle spese legali, la cui cifra per ora non è nota. I due enti avevano fatto ricorso per non essere stati ammessi come parte civile dalla Corte di appello di Torino. Condannato a pagare le spese legali anche un parente di una delle vittime dell’amianto che era stato escluso dal diritto degli indennizzi.

La sentenza annullata per prescrizione è quella del 3 giugno 2013 dalla Corte d’appello di Torino, che aveva condannato l’imputato a 18 anni di reclusione per disastro doloso.

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