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Cosa volete che votino gli elettori italiani

Postato il 1 Dicembre 2014 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

Cosa volete che votino gli elettori italiani

di Tiziano Tussi

zccdpAncora una volta, dopo un turno elettorale, anche se parziale, siamo qui a cercare di disvelare un segreto di Pulcinella. Le dichiarazioni altisonanti dei vincitori, Renzi e Salvini (quest’ultimo chissà poi perché, dato che in Calabria, una delle due regioni in cu si è votato,  la Lega neppure esiste!), sono solo il segno dei tempi. Un vuoto a perdere, un vuoto pneumatico che si ripropone nonostante tutto – la durezza dei fatti.

Per questi due disinvolti politici basta aumentare la percentuale dei voti, perdendone in assoluto una grande quantità, pare la sola vittoria da rivendicare. Abbiamo vinto, dicono da diverse sponde. Bene: il PD di Renzi ha perso in Emilia Romagna ben 322 mila voti circa, su oltre 850mila; la Lega ne ha persi 55mila su 288mila. Bella vittoria non c’è che dire. In Calabria il PD regge ed incrementa, seppur di poco, il dato assoluto aumentando di 23mila voti su 162mila che ne aveva.

Per la Calabria il discorso appare difficile, al di là di considerazioni ambientali sempre molto pesanti, per tutti, dato lo spezzatino di liste presenti alle precedenti elezioni e a quelle della scorsa domenica. Il raffronto con il 2010 appare arduo ma non vogliamo addentrarci inutilmente.

Rileviamo comunque che sia in Calabria sia in Emilia l’affluenza alle urne è stata misera, specialmente in Emilia. Lì in pratica il numero dei votanti si è dimezzato in due anni, e nel 2010 era già molto basso. Allora due elettori su tre andavano a votare ora uno solo, sempre su tre. In Calabria si è arrivati finalmente al disotto del 50%, e la strada verso il declino totale è apertissima.

Risultati tragici che fanno capire come anche la base del PD sia meno supina al capo  che si trova in testa. E solo la sua insipienza culturale e politica non gli fanno capire ciò che non riesce a capire: non basta annunciare rivoluzioni occorre poi farle sul serio. Sul piano del fare Renzi e soci rimangono scoperti. I guai aperti rimangono aperti e si aggravano. Dato che non si risolvono realmente, del resto impossibile farlo stando le posizioni che Renzi & C. difendono, non rimane altro che aumentare le promesse. Le pezze non bastano, e neppure gli 80 €, perciò ecco che l’elettore del PD non va più a votare. Anche altri hanno risultati simili: i grillini in Calabria sono una presenza residuale, come percentuale arrivano a sfiorare il 5%. Di più possono vantare in Emilia, siamo al 13% ma molto lontani dalle percentuali sperate.

La presenza della sinistra si è rivelata un altro disastro. Chi si dice di sinistra e si allea con il PD oppure no registra una presenza marginale.

Brutti tempi, nei quali alcuni parti del sindacato – leggi FIOM – fanno da surrogato, conscio od inconscio, di un partito che non c’è. Le lamentale, il disinteresse, la disperazione e la povertà del Pese non sono organizzati da nessuno, a sinistra. Perciò quello che esce è la disaffezione totale verso la partecipazione politica anche a livello di elezioni.

Facile dire a Renzi: ma guarda quello che succede. Non sei preoccupato? La risposta la da lui in continuazione con il suo modo di fare. No, va bene così, abbiamo vinto! E non serve richiamarlo al piano valoriale, non diciamo per carità ideologico, se la sola sopravvivenza politica che persegue risiede nell’estetica decadente della sua azione di governo. In fondo Berlusconi ci aveva abituato a tanto e in molti ci si era rallegrati dalla sua scomparsa dalla scena. Ma forse non ci siamo ancora abituati alla sua riapparizione sotto altre spoglie, renziane, possiamo dire.

Cosa volete che votino gli elettori italiani. Quando sono lì con la scheda in mano e vedono una specie d’insalata russa di simboli nomi e pensano che a quei simboli e nomi corrispondono posizioni che è difficile chiamare politiche e facce intercambiabili. Non riescono a decifrare e capire quali differenze vi siano ed allora scappano, o se prendono partito lo fanno a destra, al di là del voto: manifestazioni di piazza per problemi che ingigantiscono e che non trovano uno straccio di soluzione.

Uno per tutti: l’immigrazione dall’Africa e da altri Paesi, il problema degli zingari. Non è possibile pensare che tali problematiche spariscano naturalmente prima o poi. Nei luoghi di fuga di queste masse disperate tutto rimane instabile. E continueranno a scappare ed arrivare qui. Per sempre? Pare di si. E la politica italiana non è capace di prendere posizione. E la sinistra è incapace di dire qualcosa che abbia a che fare con analisi diverse sia dal buon cuore sia dal rifiuto dell’altro.

Non è possibile ragionare in termini di classe? Potrebbe essere un’idea proporre un’analisi di classe sull’immigrazione anche al panorama politico italiano. Stessa cosa si potrebbe fare per il problema del lavoro. Anche in questo caso la concorrenza cinese non terminerà certo nel breve termine. In questo caso la globalizzazione, così come la chiamano i nostri strateghi ed economisti, non terminerà. In questo caso l’Europa Unita e l’Euro non spariranno velocemente.

Insomma una risposta di classe ma intelligente e possibile si imporrebbe. Pena la vittoria di Renzi, alle condizioni verificatesi in queste elezioni regionali parziali per tanto, tanto tempo.

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