November 27, 2024
1) James Petras: L’ascesa dell’imperialismo tedesco e la pretesa “minaccia russa”
2) GIULIETTO CHIESA ARRESTATO IERI A TALLIN, ESTONIA, UNIONE EUROPEA: pretendeva di dire la sua opinione in una conferenza pubblica!!
3) Rolando Dubini: EUROFASCISMO. La convergenza tra nazismo storico, ruolo attuale della Germania, e aggressivo imperialismo dell’Unione Europea
Sul tema si vedano anche:
Da Talerhof a Gorlovka e ritorno. Hitler e Mussolini in Ucraina e Donbass
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8188
Chiuso il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8184
Sulla neutralità (sic) dello Stato italiano in tema di nazismo
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8183
Sul nazismo la UE si astiene / Evropska Unija na strani nacizma
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8171
L’Anti-antifascismo di UE e USA
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8166
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Il principio ideologico di base che assicurò al nazismo il massiccio supporto politico-finanziario da parte dei maggiori comparti industriali tedeschi, fu la minaccia comunista e sovietica. Il maggiore impegno militare nazista, in cui furono impiegati i due terzi delle truppe migliori a disposizione, fu diretto a oriente verso la conquista e la distruzione della Russia. La “minaccia russa” giustificò la conquista e l’occupazione tedesca dell’Ukraina, dei Balcani, dell’Europa dell’Est e dei Paesi Baltici, anche con l’aiuto considerevole di collaboratori nazisti locali. Dopo la sconfitta, la divisione e il disarmo della Germania, e in seguito all’espansione del potere sovietico, gli USA reinstallarono al loro posto gli industriali nazisti e le grandi banche, come pure gli ufficiali e gli operativi dell’intelligence e dei servizi segreti del passato regime nazista. In una prima fase del dopoguerra, tutte queste forze furono utilizzate per ricostruire l’economia nazionale e nel consolidare il potere politico in collaborazione con le forze di occupazione americane.
Alla fine degli anni ’60, la Germania riconquistò il primato economico in Europa e si pose in prima linea nel processo di integrazione Europea insieme alla Francia e all’Inghilterra. In breve tempo giunse a dominare lo stesso processo decisionale che portò alla formazione dell’Unione Europea (EU). La EU in definitiva è servita alla Germania come strumento nascosto di conquista. Anno dopo anno, attraverso gli “aiuti” e i prestiti agevolati, la EU ha facilitato la penetrazione capitalistica tedesca e la sua espansione finanziaria nei mercati dell’Europa meridionale e centrale. La Germania ha dettato l’agenda dell’Europa Occidentale, guadagnando supremazia economica e beneficiando della strategia di accerchiamento e sovversione dell’Europa dell’Est, della Russia e dei Paesi Baltici e Balcanici messa in atto dagli Stati Uniti.
La velleità tedesca di un potere su scala mondiale non sarebbe stato possibile se la Germania Est non fosse stata annessa. Nonostante le dichiarazioni sulla “beneficenza” e gli aiuti all’est, il regime di Bonn si assicurò nel processo l’acquisizione di diverse migliaia di ingegneri molto preparati, di operai e tecnici specializzati, di fabbriche ancora attive, di azienda agricole produttive e – cosa più importante – si assicurò l’accesso diretto ai mercati dell’Est Europa e della Russia per prodotti industriali del valore di miliardi di dollari. La Germania fu trasformata così da un influente paese europeo emergente, nel più dinamico potere europeo in espansione, specialmente nei confronti dei paesi dell’Ex patto di Varsavia.
L’annessione della Germania Est e il rovesciamento dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est consentì ai capitalisti tedeschi di dominare i mercati del blocco orientale. Come primo partner commerciale, la Germania assunse progressivamente il controllo delle maggiori imprese industriali est-europee attraverso privatizzazioni corrotte portate a termine dai nuovi regimi clientelari e neo-capitalistici. Nel momento in cui Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e i Paesi Baltici “privatizzavano” e “de-nazionalizzavano” i settori strategici dell’economia, commercio, media e servizi sociali, la “Germania Unita” era in condizione di occuparne i luoghi chiave. E quando la Russia cadde nelle mani dei gangster, degli oligarchi emergenti e dei sodali politici dei capitalisti occidentali, la sua intera infrastruttura industriale fu decimata e convertita in un gigantesco serbatoio per l’esportazione di materie prime. A questo punto la Germania convertì le sue relazioni con la Russia da un rapporto fra eguali a un modello di tipo “coloniale”: la Germania esportava prodotti industriali ad alto valore tecnologico e importava dalla Russia gas, petrolio e materie prime.
La potenza tedesca si è dunque ampliata esponenzialmente con l’annessione “dell’altra Germania”, la restaurazione del capitalismo nell’ Europa orientale e l’ascesa dei nuovi regimi clientelari liberisti entusiasti e disposti a sottomettersi a una Unione Europea dominata dalla Germania e da un comando militare NATO diretto dagli Stati Uniti.
L’espansione politico-economica tedesca via “rivolte popolari” fu presto accompagnata da un’offensiva militare statunitense innescata dai movimenti separatisti. La Germania intervenne in Jugoslavia, appoggiando i separatisti in Slovenia e Croazia. Sostenne poi il bombardamento USA-NATO della Serbia e ha sostenuto infine l’esercito di liberazione del Kosovo (KLA) – organizzazione paramilitare di estrema destra – impegnato in una guerra terroristica in Kosovo. Belgrado fu così sconfitta e il cambio di regime portò alla formazione di uno stato clientelare di tipo neo-liberale, gli Stati Uniti hanno costruito in Kosovo la più grande base militare in Europa, il Montenegro e la Macedonia sono diventati satelliti della EU. Mentre la NATO ampliava e rafforzata la presenza militare degli Stati Uniti fino ai confini della Russia, la Germania diventava la potenza economica predominante in Europa.
Mentre i presidenti Bush e Clinton annunciavano un “nuovo ordine mondiale” sulla base della loro unipolare supremazia militare, la Germania avanzava verso il suo nuovo ordine imperiale, esercitando le sue leve politiche ed economiche nel vecchio continente. Ciascuno dei due centri di potere, la Germania e gli Stati Uniti, condividevano la ricerca comune di una rapida integrazione dei nuovi regimi capitalistici nelle loro rispettive organizzazioni regionali – l’Unione Europea (UE) e la NATO – ed estendere in questo modo la loro portata globale. Date le origini reazionarie e la naturale vocazione al vassallaggio degli Stati Orientali, Baltici e Balcanici, e date anche le loro paure di una eventuale reazione popolare alla perdita di posti di lavoro, di garanzie sociali e dell’indipendenza tout-court, derivante dalla attuazione delle selvagge politiche d’assalto neoliberiste, i governanti dei nuovi regimi immediatamente si proposero per l’adesione come membri subordinati della UE e della NATO, smerciando la sovranità, i mercati e la titolarità nazionale dei mezzi di produzione in cambio di prebende economiche e del libero movimento della forza lavoro, una valvola di sfogo questa per i milioni di lavoratori neo disoccupati dei loro rispettivi Paesi. Il grande capitale tedesco e inglese ne ricavò nuova forza lavoro sotto forma di milioni di lavoratori immigrati qualificati e pagati al di sotto dei salari medi del mercato del lavoro europeo, e il libero accesso alle risorse e ai mercati di origine. Gli Stati Uniti assicurarono altre basi militari alla NATO e reclutarono forze militari per le guerre imperiali in Medio Oriente e nell’Asia meridionale. La dominazione economico-militare tedesco-americana in Europa era basata in definitiva sul ritenere la Russia un paese debole e quasi vassallo e sulla continua crescita economica della loro economie che aveva seguito il saccheggio iniziale delle economie ex comuniste. Per gli Stati Uniti, la incontrastata supremazia militare in tutta Europa è stata il trampolino di lancio per la quasi simultanea espansione imperiale in Medio Oriente, Asia meridionale, Africa e America Latina. La NATO è stata ‘internazionalizzata’ in un’alleanza militare globale di carattere offensivo: prima in Somalia e Afghanistan, poi in Iraq, Libia, Siria e Ukraina.
Durante la ‘decade dell’infamia’ (1991-2000 ) le estreme misure di privatizzazione da parte dei governanti russi per conto degli investitori europei e statunitensi e dei gangster oligarchi russi, si sommarono al vasto saccheggio di tutta l’economia, del tesoro pubblico e del patrimonio nazionale russo. L’immagine e la realtà di un gigante stato vassallo prostrato, incapace di portare avanti una politica estera indipendente, incapace di fornire la parvenza minima di una moderna economia funzionante e di mantenere lo stato di diritto, era diventato il panorama entro il quale la EU e gli USA definivano la Russia. La Russia post-comunista, uno stato fallito sotto ogni aspetto, fu denominata una “democrazia liberale” da ogni politico capitalista occidentale e così era ripetuto da tutti i loro accoliti e dai mezzi di comunicazione di massa. L’ascesa al potere di Vladimir Putin e la graduale sostituzione di alcune delle più eclatanti figure di funzionari-liquidatori neo-liberali e, più importante ancora, la ricostruzione dello Stato russo con un adeguato budget e il ritrovato funzionamento delle istituzioni nazionali, è stato immediatamente percepito come una minaccia alla supremazia militare degli Stati Uniti e all’espansione economica tedesca. La transizione della Russia da una condizione di vassallaggio occidentale verso la riconquista del suo status di nazione indipendente e sovrana ha messo in moto un’aggressiva controffensiva da parte USA-EU. Questi hanno allora incominciato col finanziare un’opposizione politica sostenuta da una oligarchia neo-liberale nel tentativo di ripristinare il vassallaggio della Russia attraverso manifestazioni di piazza e scadenze elettorali. I loro sforzi per cacciare Putin e ristabilire uno stato vassallo dell’occidentale sono però stati vani. Ciò che aveva funzionato nel 19991 con la presa del potere di Eltsin contro Gorbaciov, era ora inefficace contro Putin. La stragrande maggioranza dei russi non ha voluto un ritorno al decennio dell’Infamia.
All’inizio del nuovo secolo, Putin e la sua squadra stabilirono nuove regole di base, secondo le quali gli oligarchi avrebbero potuto mantenere la loro ricchezza illecita e i loro conglomerati industriali, a condizione che non avrebbero utilizzato le loro leve economiche per impadronirsi del potere. In secondo luogo, Putin fece rivivere e restaurò le istituzioni scientifiche, tecniche, militari, industriali e culturali, e riportò il centro decisionale del commercio e degli investimenti all’interno di una vasta cerchia di manager pubblici e privati non legati ai politici occidentali. In terzo luogo iniziò a rivalutare e riformare le agenzie della sicurezza nazionale con particolare attenzione a quanto riguardasse le minacce provenienti da movimenti separatisti sponsorizzati dall’Occidente nel Caucaso, in particolare in Cecenia, e dall’inizio delle ‘rivoluzioni colorate’ sostenute dagli USA in Ucraina e in Georgia. In una prima fase, Putin aveva ottimisticamente ipotizzato che, essendo la Russia uno Stato capitalista, e senza alcuna ideologia antagonista nei confronti dell’Occidente, la normalizzazione e la stabilizzazione dello stato russo sarebbe stato accolto con favore dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Aveva anche previsto che questi avrebbero accettato la Russia come partner economico, politico, e perfino come possibile membro della NATO. Putin aveva anche fatto le prime aperture volte a avvicinarsi a cooperare con la NATO e l’UE. L’Occidente non ha cercato di dissuadere Putin delle sue illusioni. In realtà lo hanno incoraggiato anche quando intensificavano il loro sostegno all’opposizione politica interna e preparavano una serie di guerre imperiali in Medio Oriente destinate a colpire gli storici alleati russi in Iraq, Siria e Libia. Nel momento in cui la strategia eversiva ‘interna’ non riusciva però a rimuovere il Presidente Putin e lo Stato russo finiva col prevalere sui neo-vassalli, la demonizzazione di Putin è diventata una costante e stridula tiritera. L’Occidente passò quindi con decisione ad una strategia “non convenzionale” finalizzata ad isolare, circondare e indebolire lo Stato russo, minando alla base i suoi alleati e i suoi partner commerciali.
La Russia fu invitata a sostenere le guerre degli Stati Uniti e della NATO in Iraq, Afghanistan e Libia in cambio della promessa di una più profonda integrazione nei mercati occidentali. Gli Stati Uniti e l’UE accettarono la cooperazione russa, che includeva l’accesso a rotte di approvvigionamento e l’uso di basi militari per la loro invasione e per l’occupazione dell’Afghanistan. Le potenze della NATO si assicurarono anche il sostegno russo sulle sanzioni contro l’Iran. Le stesse potenze anno sfruttato infine l’ingenuo sostegno della Russia nella “no-fly zone” sulla Libia al fine di lanciare una guerra aerea totale in quel paese. Gli Stati Uniti hanno poi palesemente finanziato le cosiddette “rivoluzioni colorate” in Georgia e in Ucraina, prova generale – quest’ultima – per il colpo di stato del 2014. Ogni presa violenta del potere ha permesso alla NATO di imporre governanti anti-russi desiderosi e disponibili di servire come vassalli la Germania e gli Stati Uniti.
La Germania da parte sua ha guidato l’avanzata imperiale europea nei Balcani e in Moldavia, paesi con forti legami economici con la Russia. Alti funzionari tedeschi “hanno visitato” i Balcani per rafforzare i loro legami con i regimi vassalli in Slovenia, Bulgaria, Slovacchia e Croazia. Sotto la direzione tedesca, l’Unione Europea ha ordinato al regime bulgaro di Boyko “booby” Borisov di bloccare il passaggio del gasdotto di proprietà russa South Stream in Serbia, Ungheria, Slovenia e oltre. La Bulgaria ha perso in questo modo 400 milioni di dollari di entrate annue. La Germania e gli Stati Uniti hanno messo a libro paga i politici filo NATO e UE in Moldavia – assicurandosi l’elezione di Iurie Leanca alla carica di primo ministro. Il risultato della pedissequa inclinazione al vassallaggio di Leanca, ha portato la Moldavia a perdere 150 milioni di dollari di esportazioni verso la Russia. Le politiche pro UE di Leanca vanno in netto contrasto con il punto di vista della maggior parte dei moldavi, il 57% dei quali vede la Russia come il partner economico più importante del paese. Quasi il 40% della popolazione moldava in età lavorativa è impiegata in Russia e il 25% degli otto miliardi di dollari del PIL moldavo è dovuto alle rimesse dall’estero.
I costruttori dell’Impero tedesco- statunitense hanno annichilito le voci di dissenso levatesi in Ungheria, Serbia e Slovenia, nonché in Moldova e Bulgaria, le cui popolazioni soffrono a causa del blocco del gasdotto e del flusso del petrolio russo. Ma la guerra economica della Germania contro la Russia ha la precedenza rispetto agli interessi degli stati vassalli: spetta a loro sacrificarsi per il ‘Bene Maggiore’ del nascente impero economico tedesco e dell’accerchiamento militare della Russia ad opera di USA e NATO. I crudeli diktat della Germania – articolati attraverso l’Unione Europea – e la volontà dei regimi balcanici e baltici di sacrificare i propri interessi economici fondamentali, sono i migliori indicatori del nascente impero tedesco in Europa.
Parallelamente alla rabbiosa campagna economica anti-russa della Germania, gli Stati Uniti tramite la NATO sono impegnati in una vasta operazione di concentrazione militare lungo tutta la frontiera russa. Il fantoccio degli Stati Uniti, il capo della NATO Jens Stoltenberg, si vanta del fatto che nell’anno in corso la NATO ha aumentato di cinque volte il numero degli aerei da guerra e dei bombardieri che pattugliano le frontiere marittime e terrestri russe, e che questi effettuano esercitazioni militari ogni due giorni e che – come se non bastasse – è notevolmente aumentato il numero di navi da guerra della Nato nel Mar Baltico e nel Mar Nero.
Quello che è assolutamente chiaro è che gli USA e la Germania vogliono fare ritornare la Russia allo stato di vassallaggio degli anni ’90. Dal momento in cui Putin si è mosso per restaurare lo stato russo e la sua economia, i poteri occidentali si sono gettati in una serie di interventi politici e militari, eliminando ad uno ad uno gli alleati russi, i partner commerciali e gli stati indipendenti vicini alle frontiere russe. L’emergere dei regimi estremisti e visceralmente anti-russi in Polonia, Lettonia, Estonia e Lituania è servito da scudo per l’avanzamento della Nato e per l’occupazione economica tedesca. Il sogno di Hitler di conquistare l’Est europeo attraverso l’invasione militare ha ora preso la forma, sotto il Primo Ministro Merkel, di una conquista nascosta nell’Europa centrale e settentrionale, del ricatto economico nei Balcani e dei colpi di stato violenti in Ukraina e Georgia. La classe dirigente tedesca è divisa fra un settore dominante pro-USA che è propensa a sacrificare il pur profittevole commercio con la Russia di oggi nella speranza di dominare e saccheggiare l’intera economia di una Russia post-Putin (controllata dai rinati cloni di Yeltsin), e un settore minoritario dell’industria che vuole la fine delle sanzioni e il ritorno ad una normale relazione fra eguali con la Russia. La Germania teme che i suoi governanti fantocci –specie nei Balcani – diventino vulnerabili a causa degli sconvolgimenti sociali dovuti ai sacrifici economici imposti alla popolazione. E’ per questo che la Germania è completamente a favore della nuova forza di dispiegamento rapido della Nato apparentemente progettata per contrastare l’inesistente “minaccia russa”, ma utile in realtà per sostenere i vacillanti regimi vassalli.
La ‘Minaccia Russa’, l’ideologia che sta guidando l’offensiva tedesca e nordamericana in tutta l’Europa e nel Caucaso, è una replica della stessa dottrina che Hitler aveva usato per ottenere a suo tempo il sostegno dei banchieri e degli industriali nazionali e dei conservatori e collaboratori stranieri delle destre radicali estreme in Ucraina, Ungheria, Romania e Bulgaria. La presa del potere USA-EU attraverso politici vassalli sostenuti da oligarchi corrotti e combattenti di strada nazisti in Ucraina ha fatto esplodere la crisi attuale. La presa del potere in Ucraina rappresenta una minaccia per la sicurezza e per l’esistenza stessa della Russia come stato indipendente. Dopo la presa del potere, la NATO ha spinto il suo regime fantoccio di Kiev in una guerra civile al fine di eliminare militarmente le regioni autonome del sud-est e occupare la Crimea, eliminando così totalmente la posizione strategica della Russia nel Mar Nero. La Russia, vittima della presa del potere della NATO, è stata etichettata come “l’aggressore”. L’intero apparato ufficiale e i mezzi di comunicazione di massa ha ripetuto all’infinito la Grande Bugia. Due decenni di progressi militari USA-NATO ai confini della Russia e l’espansione economica tedesco-EU nei mercati russi sono stati vanificati. L’Ucraina è la più importante piattaforma strategica militare da cui gli Stati Uniti e la NATO possono lanciare un attacco al cuore della Russia e il singolo più grande mercato per la Germania dai tempi dell’annessione della Germania Est. Gli Stati Uniti e la Germania vedono la conquista dell’Ucraina di estremo valore in sé, ma anche come la chiave per lanciare un’offensiva a tutto campo per strangolare l’economia russa attraverso le sanzioni e la caduta del prezzo del petrolio oltre che minacciare militarmente la Russia. L’obiettivo strategico è quello di ridurre la popolazione russa alla povertà, riattivare la quasi moribonda opposizione per rovesciare il governo di Putin e riportare la Russia ad una condizione di vassallaggio permanente. Ma le elite imperiali tedesco-statunitensi guardando anche oltre la Russia, ritengono che se controlleranno la Russia, potranno circondare, isolare e attaccare la Cina da Ovest oltre che da East. Non sono questi politici fanatici dagli occhi selvaggi. Ma in quanto sostenitori rabbiosi di una guerra permanente che ha lo scopo di eliminare la presenza della Russia in Europa e di minare l’emergere della Cina come potenza mondiale, essi sono disposti ad arrivare sull’orlo di una guerra nucleare. Il fulcro ideologico dell’espansione imperiale US-Germania e della conquista in Europa e nel Caucaso è la “Minaccia Russa”. Essa è la pietra di paragone che definisce oggi amici e nemici. I paesi che non rispettano il diktat delle sanzioni diventano a loro volta possibili bersagli. I mass media dal canto loro ripetono la menzogna. La “Minaccia Russa” è diventato il grido di guerra di petulanti vassalli – la giustificazione fasulla per imporre sacrifici terribili nel servire i loro “padroni” di Berlino e Washington – temendo la ribellione della popolazione ormai allo stremo. Non c’è dubbio che, sotto assedio, la Russia sarà costretta a fare sacrifici. Gli oligarchi fuggiranno in occidente, i liberali dovranno strisciare a nascondersi sotto il letto. Ma proprio come i sovietici cambiarono le sorti della guerra a Stalingrado, il popolo russo, passati i primi due anni di assedio, riuscirà a sopravvivere e diventerà ancora una volta un faro di speranza per tutti i popoli che cercano di liberarsi della tirannia del militarismo USA-NATO e della dittatura economica tedesco-europea.
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Traduzione a cura di Pi per Vineyardsaker.it
Articolo di James Petras del 07 Dicembre 2014
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GIULIETTO CHIESA, tra l’altro membro del Comitato Scientifico del nostro Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia – onlus, è stato arrestato lunedì 15 dicembre a Tallin, Estonia. Vi si trovava per partecipare alla conferenza «La Russia è nemica dell’Europa?», dopodiché avrebbe dovuto prendere un treno diretto a Mosca. Invece, prima ancora della conferenza, Chiesa è stato raggiunto in albergo da quattro poliziotti che lo hanno condotto in commissariato, dove gli è stato comunicato che sarebbe stato «espulso entro 48 ore» in base ad una disposizione del Ministero degli Esteri che lo dichiara “persona non grata”.
«È un fatto molto grave, una violazione dei diritti politici», aveva subito detto l’avvocato di Chiesa, Francesco Paola. «È molto grave che un fatto del genere sia avvenuto in Europa -sottolineava invece la moglie- Siamo nel cuore dell’Europa, per fare una cosa del genere ci deve essere un motivo». Del caso si sono poi interessati anche la Farnesina e Marco Clemente, ambasciatore italiano a Tallin. Quest’ultimo si è infine recato di persona nel commissariato nel quale era stato portato il giornalista, ottenendone il rilascio e il trasferimento in albergo; tuttavia, mentre scriviamo, resta in vigore il decreto di espulsione.
GIULIETTO CHIESA: Sono stato rilasciato alle 10 ora locale, circa. Grazie anche all’intervento deciso del nostro ambasciatore a Tallinn, Marco Clemente, che ringrazio e con cui mi complimento per la maetria professionale.
Ringrazio tutti insieme – non potrei fare altrimenti – tutte le centinaia di persone che mi hanno scritto esprimendomi solidarietà. Davvero centinaia. Dall’Italia, dall’Europa, dalla Russia.
L’episodio è sicuramente grave. Ma è anche una lezione da imparare. Ci aiuta a capire che razza di Europa è quella che ci troviamo davanti ora. E che battaglia dovremo fare per cambiarla, per rovesciarla come un calzino. Se non vogliamo che questa gente rovesci noi.
(Fonte: https://www.facebook.com/giuliettochiesa/posts/10152868798550269)
Giulietto Chiesa, in collegamento telefonico subito dopo l’arresto in Estonia (PandoraTV, 15 dic 2014)
15 dicembre 2014, Giulietto Chiesa, presidente di Pandora TV, viene arrestato a Tallin, in Estonia, poco prima di recarsi a una conferenza pubblica a cui era stato invitato. In questa telefonata racconta come sono andati i fatti: un arresto politico nel cuore dell’Europa “democratica”.
AUDIO: https://www.youtube.com/watch?v=hpAjblGDp5k
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Giulietto di nuovo libero, ma il Cuore Nero dell’Occidente non vuole spiegare l’arresto in Estonia. Un’Europa da rovesciare usando di nuovo i diritti
di Pino Cabras, 16 dicembre 2014
Giulietto Chiesa è stato dunque rilasciato, ma non ha ancora ricevuto dalle autorità dell’Estonia un’esauriente spiegazione dei motivi per i quali è stato arrestato. C’è un decreto di espulsione, dicono. L’ha emanato ad personam il governo di un paese membro dell’Unione europea: senza nessuna accusa formulata in nome di una qualche fattispecie di reato. Si è voluto colpire un cittadino di quella stessa Unione europea, una personalità pubblica nel pieno dei suoi diritti politici e di parola, da sempre proclamati come il miglior primato dell’Europa.
In teoria, tutti hanno quei diritti, ma vengono usati poco e sempre meno. Per i diritti funziona al contrario dei vestiti: meno li usi più si sgualciscono. Giulietto indossa invece tutte le sfumature del diritto di parola e perciò mostra la veste integra della libertà, che spicca in mezzo a un sistema dell’informazione ormai agli stracci. Questa veste – a qualcuno – è sembrata troppo intatta. Non è un caso che si cominci da uno dei paesi baltici, quelli in cui, assieme alla Polonia e all’Ucraina, con la benedizione della NATO, si sta formando un cuore nero dell’Occidente: lì, in piena Europa, si sta “normalizzando” un modo di concepire l’Occidente alla maniera dell’America Latina degli anni settanta. È un sistema in cui le strategie militari e finanziarie le decide Washington, gli apparati repressivi sono in mano a manovalanza di ispirazione nazista, i simboli storici sono manipolati con ogni mezzo, si rimuove con la forza ogni memoria antifascista e si recuperano segni, monumenti, cimeli legati al peggiore nazionalismo. Per le idee diverse c’è la repressione.
Una parte dei lettori conoscerà uno dei libri più “strani” di Giulietto Chiesa, “Il candidato lettone”, che racconta una storia – la sua candidatura in Lettonia alle elezioni europee del 2009 – per narrare una storia più grande ancora, che quasi nessuno a Ovest ha saputo vedere: quella delle repubbliche baltiche post-sovietiche (e fresche di NATO e di UE), dove intere comunità di lingua russa sono state private dei diritti elettorali e della cittadinanza, per ritrovarsi con il passaporto segnato dalla scritta “alien”. Un capitolo di quel libro parla dell’Estonia e sembra spiegare perché oggi c’è stato questo arresto:
«Mi rendevo conto, nonostante fossi lontano, che si stava preparando un focolaio, che avrebbe presto potuto trasformarsi in un incendio. E avvertivo anche che l’informazione che arrivava da Tallinn era – per usare un eufemismo – incompleta, inadeguata, e che, per capirci qualche cosa, si doveva integrarla con le notizie che venivano da Mosca. L’esperienza mi diceva che le crisi non nascono per caso. Anche se appaiono all’improvviso, hanno sempre una gestazione lunga ed è quella che bisogna scandagliare. Sono come corsi d’acqua, che escono dagli argini all’ultimo momento. Ma è evidente che la questione non è soltanto se gli argini siano sufficientemente alti; bisogna capire perché tanta acqua sia scesa dai monti».
L’acqua baltica dell’ultimo decennio è quella del recupero della memoria delle SS, della persecuzione dei russi, delle ondate repressive in stile G8 di Genova, tutte raccontate nel libro, che ancora non poteva descrivere gli sviluppi che invece nel 2014 ha poi raccontato Pandora TV: la guerra ucraina, la veloce e drammatica militarizzazione NATO dell’Est europeo; l’oltranzismo dei leader di quell’area, sempre più organici ai loro burattinai d’Oltreoceano, al punto che cedono platealmente i ministeri chiave e la finanza a ministri stranieri, come in Ucraina; le stragi naziste e i villaggi bombardati dall’artiglieria, le centinaia di migliaia di profughi, l’Europa delle sanzioni autolesioniste.
Su questo fiume di eventi c’è l’alba cupa dell’Europa che va incontro alla guerra da Est, non trattenuta dall’altra Europa più a Ovest, a sua volta devastata dall’austerity del regime europeo. Solo in un contesto simile potevano eleggere il polacco Donald Tusk come presidente del Consiglio Europeo. Ai piani alti vogliono quanta più russofobia possibile.
Non è che dovete andare d’accordo con Giulietto Chiesa. Non è che dovete leggere “Il candidato lettone”. Vi basti rileggere Bertolt Brecht, quando riprende la poesia “prima vennero” di Martin Niemöller. Si tratta di capire in tempo dove si va.
Questo arresto ci dice che il regime europeo non solo emargina le voci dissidenti ma non vuole più tollerarne l’esistenza. Il silenzio mediatico su notizie importanti non basta più alle correnti atlantiste che dominano il continente. Vedono che c’è chi non si rassegna al silenzio, mentre avverte – qui e lì per l’Europa – che bisogna fare molto chiasso, e urlare che la guerra non sarà in nostro nome.
Le dichiarazioni a caldo di Giulietto Chiesa – di nuovo libero dopo le ore di cella e dopo l’estenuante lavorio dell’ambasciatore italiano – suonano, come di sua abitudine, in termini di un programma di impegni: «L’episodio è sicuramente grave. Ma è anche una lezione da imparare. Ci aiuta a capire che razza di Europa è quella che ci troviamo davanti ora. E che battaglia dovremo fare per cambiarla, per rovesciarla come un calzino. Se non vogliamo che questa gente rovesci noi.»
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http://www.marx21.it/italia/antifascismo/24888-un-altro-segnale-del-fascismo-che-avanza-in-europa.html#
16 Dicembre 2014 – Episodi come quello dell’arresto a Tallin di Giulietto Chiesa – a cui va la piena solidarietà del nostro sito – da parte di autorità che, senza alcun pudore, glorificano le Waffen SS estoni, ci mettono di fronte drammaticamente alla realtà di una Unione Europea che ha sdoganato il nazi-fascismo e che utilizza gli eredi delle belve hitleriane per i suoi interessi imperialisti, anche in preparazione di nuove guerre.
Occorre finalmente che, non solo la sinistra che in alcune sue componenti assiste silenziosa o indifferente a quanto accade da quelle parti, ma l’intero movimento antifascista del nostro paese ne prenda coscienza e adotti tutte le misure necessarie di mobilitazione per fermare questa deriva.
Prima che sia troppo tardi.
La redazione di Marx21.it
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Fonte: https://www.facebook.com/rolando.dubini , 15/12/2014
di Rolando Dubini
“Il Fascismo duro è sempre stato paneuropeo. Il tema dell’unità dell’Europa è già molto importante negli anni 30. A condizione che sia una “buona Europa”, non l’Europa dei mercanti, non l’Europa dei finanzieri o dell’internazionale comunista… un’Europa virile, eroica, bianca…” Zeev Sternhell “La Destra alla conquista delle coscienze?” in “Diorama Letterario”Aprile 1989.
“Nonostante la sua cronica debolezza a livello di movimenti parlamentari ed extra parlamentari, la vitalità del fascismo come forza ideologica e come fomentatore di odio razziale non mostra segni di declino”“Griffin, A fascist century” pag 175.
“L’esistenza oggi giorno, di una vasta area di consenso accademico, un’area con confini dichiaratamente molto confusi, ci porta a dire che il miglior approccio al Fascismo consiste nel considerarlo una forma di Nazionalismo antiliberale e, in ultima analisi anticonservatore, genuinamente rivoluzionario e interclassista. Come tale è un’ideologia profondamente legata alla modernizzazione e alla modernità, che ha assunto una considerevole varietà di forme esterne per adattarsi al particolare contesto storico e nazionale in cui è apparsa e che per articolare il suo corpo di idee, i suoi slogan e la sua dottrina ha attinto da una vasta gamma di correnti politiche e intellettuali, di destra e di sinistra, antimoderne e promoderne. Nel periodo fra le due guerre esso si è manifestato soprattutto nella forma di un “partito armato” guidato da un elitè che cercava, per lo più senza riuscirvi, di creare un movimento populista di massa attraverso uno stile politico liturgico e un programma di politiche radicali che prometteva di superare la minaccia del socialismo internazionale, di porre fine alla degenerazione che affliggeva la nazione a causa del liberalismo e di determinare un rinnovamento radicale della sua vita sociale, politica e culturale come parte di quella che molti immaginavano fosse, per la civiltà occidentale, l’inizio di una nuova era. Il principale mito mobilitante del Fascismo, destinato a condizionare la sua ideologia, la sua propaganda, il suo stile politico e le sue azioni, è la visione dell’imminente rinascita della nazione dalla decadenza.”Roger Griffin “Il nucleo palingenetico dell’ideologia del”Fascismo generico”“ in A. Campi “che cosa è il Fascismo?”(Ideazione, Roma,2003, pag. 97 e segg.)
Nella prefazione a “A fascist Century” un altro noto storico dei fascismi Stanley G.Payne così esplica la posizione del Griffin (XVIII): “Fin da quando emerse nell’ onda della prima guerra mondiale, il fascismo può venire con profitto, concettualizzato come una forma specificatamente moderna di “millenarismo”secolare, edificato culturalmente e politicamente,non religiosamente,come un movimento rivoluzionario centrato sulla “rinascita” di un determinato popolo (sia che esso venga percepito sul piano nazionale,etnico culturale o religioso) tramite il riordino totale di tutte le energie collettive ritenute “pure” verso la meta di una utopia di cui la realizzazione è possibile;un nucleo ideologico implacabilmente ostile al sistema rappresentativo democratico e al materialismo socialista, all’egualitarismo e all’individualismo oltre e qualsiasi specifico nemico visto come estraneo o in opposizione a tale programma».
L’euro fascista P.Drieu La Rochelle così scrisse, anticipando quel che sta diventando l’Unione Europea a livello ideologico, guidata dal Quarto Reich tedesco e alimentata dai nazismi dei micro stati baltici, dell’Ucraina sotto la dittatura euronazista, la Polonia, ma anche gli altri stati dell’Unione, in misura diversa complici del cementarsi dell’europascismo oggi: “Sono diventato fascista perché ho misurato i progressi della decadenza in Europa, ho visto nel fascismo il solo strumento capace di frenare e di contenere questa decadenza”(“Bilancio”in N.R.F. genn.1943, citato in “Idee per una Rivoluzione degli Europei”Volpe, Roma, 1969, pag.67.
L’Eurofascista Adriano Romualdi così invece si esprimeva “Il fascismo nel suo significato europeo fu. la coscienza profonda della decadenza cui andava incontro l’Europa e la volontà di porvi rimedio con mezzi totali e violenti”(“Julius Evola,l’uomo e l’opera”Volpe,Roma,1968,pag.26
L’Eurofascismo è oggi sia il movimento obiettivo dell’Unione Europea nella sua politica internazionale imperialista di concerto con gli Usa, e liberticida all’interno degli stati membri, sia la consapevelozze che hanno gli odierni eredi del fascismo storico di questa evoluzione che si sposa con i loro ideali reazionari, razzisti, e fondamentalmente criminali: “L’Eurofascismo è una dottrina moderna, nata nel XX Secolo che si oppone a ideologie legate a fasi storiche ben circoscritte e superate: Il marxismo è ottocentesco, la liberaldemocrazia americana addirittura settecentesca. Mentre il fascismo è per contro una dottrina che per un verso rivendica le radici del passato europeo, anche le più antiche, per un altro cerca soluzioni nuove e più moderne per proiettare la civiltà europea nel futuro: il fascismo è insieme tradizionalista e futurista e la liberaldemocrazia ingessata sulle elaborazioni scaturite dalle rivoluzioni massoniche americana e francese, non può tollerarlo.”Marzio Gozzoli “I legionari della Fortezza Europa” (Ass. Arcangelo Michele, Borghetto Lodigiano, 2010).
Questo europeismo fascista emerge in modo chiaro anche dalle analisi di Erik Norling “Eurofascismo” (Nueva Republica, Spagna.2006) dove a pag.135 leggiamo”Sebbene nel periodo tra le due guerre, le forme dominanti del Fascismo e del Nazismo, entrambe forme di un nazionalismo mirante alla rinascita di una nazione, perseguirono interessi nazionali a scapito di quelli internazionali, nulla nell’ideologia fascista, vietava, come principio, la possibilità di alleanze con altre nazioni con analoghe aspirazioni palingenetiche. In effetti,…, alcun filoni del fascismo tra le due guerre erano attivamente interessati a sormontare la decadenza causata dallo status quo nel suo insieme, non solo in una singola nazione, ma attraverso un processo di rinascita in termini pan europei o anche occidentali. In effetti, dal 1945, questo fascismo ecumenico, o”Eurofascismo” lungi dal rimanere marginalizzato, è confluito nel nucleo centrale del pensiero della destra estrema”.
La tendenza europeista del fascismo è dentro anche il disegno razzista: “ il fascismo … sembrava salvaguardare la sua precedente impostazione nazionalistica, ma la collegava comunque a una strategia politica che si decantava in una prospettiva internazionale e di ben più ampio respiro, in cui la politica era declinata in termini di razza: una volta salvata la nazione dalla decadenza, compito ulteriore del fascismo diveniva quello di fare in modo che la nazione rinnovata agisse da punto di partenza per un rinnovamento appunto razziale del continente europeo .” [“Fascismo e antisemitismo-progetto razziale e ideologia totalitaria” (Laterza, Bari, 2009, pag67) ].
A pag.140 il Griffin scrive, riferendosi ad un altro importante storico. “Anche James Gregor ) sottolinea l’importanza della dimensione internazionale della “Terza Roma”mussoliniana nel suo “The Ideology of Fascism” ricordando che già nel 1935 dei teorici del Fascismo vagheggiavano una “federazione pan europea di nazioni fasciste” che avrebbe dovuto funzionare –tramite un “direttorio poliarchico; e che nel 1942 l’idea di un “consorzio” europeo di nazioni fasciste unite in un “Regime europeo di unione federale”era diventato un luogo comune della Letteratura politica fascista.”
Sul piano delle “internazionali nere”,per quanto riguarda là Germania nazista si può citare dallo studio di Erik Norling “Eurofascismo” (pag.45):”Uno dei primi tentativi tedeschi di propaganda europeista prima dello scoppio della guerra,fu attuato dal Ministero della Propaganda, che finanziò la organizzazione di ……. Hans Keller,la Internationale Arbeitsgemeinschaft der Nationalisten o Comunirà di Lavoro Internazionale dei Nazionalisti..”.
D’altra parte “… soprattutto i movimenti fascisti stessi avevano una sensibilità fortissima per i vicendevoli legami di parentela, ed erano inseriti in un molteplice rapporto di mutua assistenza, di reciproca influenza e di dipendenza.” (Ernst Nolte “I tre volti del Fascismo”Sugar, Milano, 1966, pag.28).
Dunque l’eurofascismo ha solide basi ideologiche: “…l’universalismo fascista non fu mera propaganda, né un semplice episodio, dal momento che unì i singoli movimenti e regimi fascisti europei soprattutto nel rifiuto comune del liberalismo, della democrazia e del comunismo. Nonostante i contrasti che derivavano soprattutto dal nazionalismo radicale e dalle diverse radici autoctone dei singoli movimenti fascisti, la pretesa di creare in Europa una nuova civiltà influenzò la percezione di sé e lo stile politico del fascismo” A.Bauerkamper “Il Fascismo in Europa 1918-1945”Ombre Corte, Verona, 2009 pag.125.
99, pag.80 .)
Lo stesso Eatwell in “Fascism a History” (Pimplico, London, 2003) pag188 ha scritto“Vi era sempre stato nel Nazismo un filone che era europeo più che nazionale, sebbene in un certo senso, tale antitesi sia falsa dato che molti nazisti vedevano la Germania come il leader naturale dell’Europa. Ma vi era anche un aspetto più genuino dell’europeismo nazista…” Pag. 193 Hitler “….mirava a un nuovo ordine europeo più che alla rinascita della Germania- Una Europa Ariana che sarebbe stata in grado di superare i mali gemelli del comunismo sovietico e del capitalismo americano”.
nel suo”secondo libro”(riproposto come “Politica Nazional socialista” Ed.Thule Italia, Avellino 2010) “il futuro Fuhrer sottolineava la necessità per l’Europa di diventare un baluardo contro la penetrazione degli Stati Uniti, già visti da lui nel duplice aspetto di super-potenza e di cittadella della decadenza ebraica, in questo, in ultima analisi, Hitler si dimostrava un europeista…”.Vari ideologi del nazional socialismo ritenevano che il loro movimento possedesse la chiave per superare una crisi che riguardava non solo la Germania, ma tutta l’Europa. Nell’inverno 1925-1926 Gregor Strasser, Joseph Goebbels e altri esponenti elaborarono una bozza di programma (peraltro respinta da Hitler alla conferenza di Bamberga del 1926) che, nel campo della politica estera, auspicava “gli Stati Uniti di Europa come lega delle nazioni europee con uno stesso sistema di misura e di moneta”.D’altra parte in quel periodo Gregor Strasser indicava la minaccia che incombeva sull’Europa da parte del mondo negro africano e della Cina. Lo stesso Rosenberg indicava al Nazional Socialismo la missione di salvare l’Europa “da se tessa”. Alcuni storici non mancano di riconoscere (pag.153) che “molti dei più alti gerarchi del Nazionalsocialismo credevano sinceramente che la rigenerazione della Germania fosse indissolubilmente legata a quella dell’intera Europa. Essi si vedevano come” i portatori dell’ordine e dell’armonia in un continente sprofondato nel caos e nella decadenza e come gli instauratori di un ordine post-liberale”. Che tutto ciò non fossero solo parola lo dimostra la trasformazione della Waffen SS in un vero esercito europeo.
Scrive H.W Neulen “L’Eurofascismo e la Seconda Guerra Mondiale “(Volpe ed. Roma, .1982) a pag.7 si può leggere;“Dal 1940 in poi il piccolo nazionalismo statale della maggior parte dei fascismi si trasformò progressivamente in un nazionalismo pluralista dai grandi spazi e pertanto, soprattutto a partire dal 1943, il nazionalfascismo si convertì in Eurofascismo “
parlando della “dottrina dei grandi spazi” elaborata nella Germania nazional socialista scrive Mario G.Losano in “La geopolitica del Novecento”(B.Mondadori, Milano, 2011, pag.63 che essa può venire interpretata anche “come teoria continentale in vista di una possibile unificazione europea, quasi antesignana dell’Unione Europa, ma sottoposta all’egemonia della Germania.” Si parlò anche, allora, di una “dottrina Monroe”per l’Europa.
“Riorganizzata su base razziale e dominata dalla Germania, l’Europa sarebbe diventata lo strumento della volontà nazionalsocialista di dominare il mondo. Tutte le scelte d’ordine tattico e persino le soluzioni di carattere provvisorio, come il mantenimento delle nazionalità europee, la divisione dell’URSS in territori coloniali da adibire a questo e quello scopo e la delimitazione delle rispettive sfere d’influenza dell’Italia e della Germania, restarono subordinate al concetto fondamentale di un’Europa, nuova potenza mondiale di fronte alla quale agli Stati Uniti non sarebbe rimasto altro da fare che dichiararsi vinti” AA VV “Dizionario dei Fascismi” (Bompiani, Milano, 2002, pag. 460.)
Comunque “Occorrerà dirlo: sotto la svastica, nella fornace della guerra, aveva cominciato a nascere un’Europa diversa. Quisling, il capo del governo fascista di Norvegia, la prefigurò in un discorso del 1942 “L’Europa, stretta fra i due colossi che le sono cresciuti accanto, si troverà in pericolo se non sarà unita in una stabile federazione di libere nazioni.”Un’Europa “di libere nazioni”, però “unita”. Ovviamente, Quisling è divento sinonimo della vergogna collaborazionista” Maurizio Blondet”Complotti II”(Il Minotauro, Milano, 1996, pag. 44.), e però il collegamento del vergognoso collaborazionista dei nazisti Quisling e l’attiale Europa di Angela Merkel è assai più forte di quel che si può pensare.
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