November 28, 2024
C’era un tempo in cui la repressione nei luoghi d lavoro colpiva quasi esclusivamente la fabbrica e chiunque si trovasse a vivere sotto padrone, ebbene oggi anche i settori pubblici o settori ex pubblici oggi privatizzati sono teatro di licenziamenti, arbitri e violenze.
Negli ultimi 3 anni sono centinaia i licenziamenti politici e non parliamo solo di chi viene colpito per il ruolo che ricopre all’interno di una vertenza, nei luoghi di lavoro, nell’agire sindacale e sociale (che ormai sono sempre piu’ intrecciati anche se gli ultimi ad accorgersene sembrano essere proprio i sindacalisti), parliamo anche di semplici iscritti a qualche sindacato di base che nei cambi di appalto viene lasciato fuori e perde il posto di lavoro
Il diritto del lavoro , o meglio quanto di esso rimane, non prevede tutele reali per molti lavoratori e lavoratrici
Facciamo alcuni esempi
I soci delle cooperative sono lavoratori di serie b, è tempo di rilanciare la campagna contro l’obbligo per molti lavoratori e lavoratrici di acquistare quote azionarie della cooperativa per essere ammessi ala condizione di lavoro sfruttato. Per diventare soci in cooperativa occorre spesso sborsare migliaia di euro che vengono detratti per anni dalla busta paga, una conditio sine qua non per lavorare in appalti spesso al ribasso. Il socio lavoratore è in una condizione di grande precarietà e ricattabilità, chi decade da socio perde anche il diritto a lavorare. Nelle cooperative ormai dominano processi di fusioni e associazioni temporanee di impresa che permettono alle cooperative stesse di assumere dimensioni tali da competere con aziende private di notevole entità e di agire in regime di monopolio con la complicità degli enti locali.
Cio’ accade spesso all’ombra dei comuni e delle asl , nei servizi di pulizia , nella gestione delle mense. orari giornalieri di 2 ore sono all’ordine del giorno, orari spezzati che tengono impegnati la lavoratrice per 8\9 ore quando ai fini retributivi arriva a malapena a 4 ore, costretta a turni spezzati in plessi lontani tra loro e senza la corresponsione dei tempi di trasferimento da un luogo di lavoro all’altro
In queste situazioni il semplice rifiuto a sottostare a orari disagiati, la semplice rivendicazione dei tempi di tuta (per spogliarsi e rivestirsi) come tempi di lavoro e da retribuire, la semplice richiesta che gli spostamenti siano pagati è costata a tante lavoratrici il mobbing o il licenziamento o una condizione tale da spingere le stesse a licenziarsi nella impossibilità di resistere a continue pressioni e soprusi
Ammalarsi poi spesso significa perdere salario e ore lavorative, spesso avviene negli appalti industriali, nel facchinaggio dove la percentuale di malattie è in costante aumento. Qui il ragionamento fatto per il diritto vale anche per la medicina del lavoro con decine di malattie non riconosciute come tali. Sovente il lavoratore viene trovato con qualche patologia dal medico aziendale (o della cooperativa) che subito lo invia in ospedale per gli accertamenti . Da qui, senza cercare la causa di queste patologie, si passa alle prescrizioni mediche le quali determinano per l’azienda una scelta di comodo: se non ci sono spazi per una nuova collocazione lavorativa del dipendente si passa alla riduzione (“consensuale”) dell’orario di lavoro e della retribuzione. Il tutto avviene per salvaguardare da ogni contestazione l’azienda, non certo per il bene o la salute del lavoratore che una volta ammalato ha la certezza di perdere salario e di essere considerato una sorta di paria
Il ruolo del sindacato in questi anni è stato determinante perché certi soprusi passassero sotto silenzio, basti ricordare che in nome della salvaguardia dei posti di lavoro si è accettato di non salvaguardare salute e sicurezza, basti ricordare che nei cambi di appalto esistono normative tali da salvaguardare i padroni e non la forza lavoro alle prese sempre con la riduzione di ore\salario, la perdita di tutele e diritti
Parlavamo all’inizio del pubblico impiego e degli ex settori pubblici. I licenziamenti clamorosi in ferrovia, come quelli di Riccardo Antonini e di Giuliani, sono a tutti noti ma esistono anche altri casi meno eclatanti. Il ruolo della cassa di solidarietà ei ferrovieri è stato determinante, noi dobbiamo pensare a costruire a livello territoriale delle casse che agiscano a tutela e supporto dei lavoratori in lotta e per fare questo occorre che le organizzazioni sindacali facciano il loro primo passo mettendo in un conto unico una certa cifra e individuando un rappresentante che sia garante della corretta gestione della cassa. Noi non pensiamo solo a un supporto economico ma ad una iniziativa politica perché la solidarietà puo’ essere una straordinaria arma di difesa e di offesa, quindi proprio a partire dalle casse si costruiscano vertenze territoriali di supporto alle situazioni di lotta e di resistenza nei luoghi di lavoro.
Chiudiamo con il pubblico impiego e con una breve riflessione sulla legge Brunetta che da anni ha introdotto la libertà di licenziamento nel pubblico impiego anche per chi , due anni consecutivamente, dovesse percepire una valutazione negativa.
Noi siamo certi che il 2015 si apra all’insegna di una nuova campagna mediatica contro il pubblico impiego per accelerarne la libertà di licenziamento, per applicare anche al pubblico il jobs act e i suoi nefasti effetti. In questi anni nelle aziende partecipate, (costruite spesso sulla spinta delle privatizzazioni e per trasformare politici trombati in novelli managers, per utilizzare i soldi pubblici a uso che pubblico non è) abbiamo visto un sistema di controllo tipico del privato, i sistemi satellitari utilizzati per controllare le vetture aziendali decretando spostamenti all’insegna della massima ottimizzazione dei tempi fino ad impedire perfino la pausa caffè, un po’ come accade da anni nelle ditte di pulizie con il cerca persone utilizzato per controllare i movimenti della forza lavoro). Ebbene con il jobs act oggi sarà possibile controllare con audivisivi i lavoratori e per i nuovi assunti non ci sarà piu’ la possibilità del reintegro in caso di licenziamento ma solo la miseria di qualche mese di retribuzione. E siamo certi che cio’ non accadrà solo nel privato ma anche nel pubblico impiego dentro cui si sperimentano da anni processi repressivi che da qui a poco saranno praticati in larga scala
ps a distanza di poche settimane arriva la campagna mediatica contro i vigili urbani e i dipendenti atac a roma, su questo rinviamoa al sito www.cobaspisa.it
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