November 28, 2024
La vendita della Dico al gruppo Tuodì fu denunciata dai Cobas come un’operazione che avrebbe cancellato punti vendita e posti di lavoro; inspiegabile la decisione di vendere un marchio e una catena di discount in un momento non di perdita ma di ricavi.
I fatti ci danno ragione! Soprattutto le chiusure, come quella di Ponsacco in provincia di Pisa, avvengono nel silenzio generale, senza mobilitazione sindacale, senza che le istituzioni locali prendano posizione, senza un’autocritica del mondo cooperativo che ha svenduto i discount.
La politica dello smantellamento avviene con la cessione di negozi a piccoli imprenditori, con la terziarizzazione dei reparti (perchè gli interinali guadagnano ancora meno, non hanno sindacato, sono una forza lavoro “usa e getta” ricattabile e senza alcuna tutela).
Vengono ceduti negozi dopo avere investito soldi per il loro ammodernamento; si chiudono discount dopo avere fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, giustificati con una crisi temporanea, con la ristrutturazione \ammodernamento della struttura, una politica industriale che mira solo a cancellare punti vendita in intere province e regioni.
Il tutto avviene mentre in molti discount si crea un clima di paura, si aumentano i carichi di lavoro, si ricorre ai provvedimenti disciplinari per lanciare un monito ai pochi lavoratori sindacalizzati, praticando orari e un’organizzazione del lavoro sempre piu’ insostenibile.
I lavoratori in mobilità in molte province hanno ben poche speranze di tornare in produzione, si espelle forza lavoro e nello stesso tempo si ricorre agli interinali.
Questa è la realtà del discount Dico; una realtà fatta di paura, di terziarizzazione, di annullamento di diritti e tutele e di licenziamenti.
I sindacati cgil cisl uil hanno escluso dalle trattative i sindacati di base, accettando i ricatti dell’azienda. Il risultato è che oggi i lavoratori e le lavoratrici della Dico sono piu’ deboli e ricattabili, facilmente licenziabili senza costruire una opposizione reale ai processi in atto.
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