November 28, 2024
L’art. 1 comma 611 della legge di stabilità 2015 prevede un “Piano di razionalizzazione delle società partecipate locali” non senza una sequela di contraddizioni tra le varie bozze presentate alla Camera e al Senato-
Qui non si tratta di stabilire l’iter di un percorso avviato con la spending review di Cottarelli e poi in parte contraddetto dal Governo Renzi con il richiamo della Corte dei Conti a tagli non indiscriminati pena il default degli enti pubbllici
Quello che è chiaro sono i tagli e l’obbligo di avviare piani di razionalizzazione miranti a sopprimere numerose società partecipate e relativi posti di lavoro senza per altro criteri oggettivi. Saranno eliminate le aziende non appetibili dal mercato\privatizzazioni fermo restando che il fine istituzionale di un ente è tutt’altro che chiaro avendo ridotto ai minimi termini le funzioni essenziali\indispensabili
Sarebbe auspicabile avere dei dati su quante società saranno liquidate e sul personale in esubero, sulla ricollocazione dello stesso (dove, con quali contratti\retribuzione?) perché sul fronte occupazionale e sulle funzioni giudicate essenziali si giocano due partite rilevanti in materia di occupazione e di servizi pubblici
Ecco perché bisogna guardare con attenzione al termine del 31 marzo 2015 per i piani di razionalizzazione delle società che competono ai sindaci. Il sindacato, la società civile, i partiti devono entrare nel merito di questi piani e non aspettare la fatidica data, sono in ballo posti di lavoro (decine di migliaia) e il futuro dei servi pubblici, aspettare che il Governo e gli enti locali decidano senza prima discutere dei criteri e delle finalità dei processi sarebbe un grave errore politico e sindacale. Si corre il rischio di regalare alle privatizzazioni società e patrimoni pubblici , una storia già vista con le privatizzazioni degli anni novanta, per non parlare poi di come saranno utilizzati i capitali liquidati con la minaccia di vederli sparire nelle speculazioni finanziarie. Sono in gioco servizi pubblici e posti di lavoro, è allora troppo chiedere alla politica e al sindacato cosa intenda fare?
Noi pensiamo di no, soprattutto se pensiamo a quanta retorica sia stata spesa in difesa dell’acqua come bene comune e al silenzio che accompagna la dismissione delle società partecipate
Molte decisioni rimangono di competenza esclusiva degli enti locali, in un quadro legislativo ancora confuso e prossimo alla definizione. Anche su questo aspetto legislativo i difensori della Costituzione e del pubblico non hanno niente da dire?
Confederazione Cobas Pisa
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