November 28, 2024
Fieri, consapevoli, guardinghi. Due mesi dopo l’accordo che ha salvato la loro acciaieria, i 2350 operai dell’Ast di Terni stanno ancora combattendo. Intendiamoci, niente a che vedere con le manganellate prese a Roma dalla polizia, i 34 giorni di sciopero a oltranza (44 in tutto), il blocco dell’Autostrada del Sole, l’occupazione delle portinerie. È una battaglia più sottile ma altrettanto importante: quella per l’applicazione precisa del testo dell’accordo. Perché tutti sono consci che la vittoria sta nell’aver «dato un futuro all’acciaieria e per farlo serve che si torni al regime di produzione al più presto, che gli investimenti promessi siano implementati in fretta e che, non potendo sostituire i 300 che hanno accettato la mobilità volontaria, i carichi di lavoro siano distribuiti in modo equo» spiega Stefano Garzuglia, sempre in prima fila con il suo metro e novanta e la sua barba lunga in questi lunghi mesi di vertenza come delegato Rsu.
L’avversario in questo caso non è più il governo, la proprietà tedesca o la “tagliatrice di teste” Lucia Morselli. Si tratta invece del direttore del personale Arturo Ferrucci, l’uomo a cui è demandato il compito di definire i famosi «organici di innovazione» per rilanciare la produzione.
Leggi tutto l’articolo di Massimo Franchi al seguente indirizzo:
http://ilmanifesto.info/terni-la-lotta-dei-ragazzi-dacciaio-che-non-si-vogliono-arrendere/
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