November 27, 2024
Qualcuno che di sicuro guadagnerà dal contratto a tutele crescenti c’è. Si tratta delle banche italiane. E tutte lo faranno a spese dei giovani e dei nuovi contrattualizzati che non potranno più avere la tutela della reintegra sul posto di lavoro cancellata come l’articolo 18. Ma la sorte sarà presto generalizzata se — come sostengono molti esperti del ramo — nel giro di dieci anni, attraverso il turn over, nessuno avrà più il vecchio contratto a tempo indeterminato.
Lo strumento con cui gli istituti di credito nostrani lucreranno sui lavoratori è il mutuo per la casa. Presentando il nuovo contratto a tutele crescenti, in conferenza stampa a palazzo Chigi il 20 febbraiO, Matteo Renzi parlò di «giornata storica, attesa per molti anni da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari ma non al precariato. Superiamo l’articolo 18 e i cococo. Nessuno sarà più lasciato solo. Ci saranno più tutele per chi perde il posto e parole come mutuo, ferie, diritti e buonuscita entrano nel vocabolario di una generazione che ne era stata è esclusa». Ad un mese e mezzo di distanza la sortita si sta rivelando l’ormai solita sparata del premier.
Il contratto è legge da quasi un mese ma nessun istituto di credito italiano ha deciso ancora se concederà un mutuo ad una persona che ha il contratto a tutele crescenti.
La scusa che ogni banca accampa non fa una piega: «Nessuno si è ancora presentato da noi a chiedere un mutuo avendo il nuovo contratto». Anche fingersi neo assunti non porta ad avere risposte più specifiche. «La richiesta di mutuo io la giro alla centrale», risponde più di un addetto di front office nelle varie agenzie di Roma di Unicredit, Banca Intesa e Montepaschi, le tre maggiori banche italiane.
Tutti però citano quello che diventerà se non “un obbligo”, quanto meno “un elemento che crea un pregiudizio nell’erogazione del mutuo”. Lo strumento ha vari nomi: «polizza sul mantenimento del posto», «assicurazione sulla perdita del lavoro», «garanzia della continuità del reddito». La sostanza è la stessa: per avere un mutuo serve la certezza del reddito. E con il “tutele crescenti” il rischio di essere licenziati c’è. Ed è alto. Anche se non ancora calcolabile.
Leggi tutto l’articolo di Massimo Franchi al seguente indirizzo:
Lascia un commento