Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

“Europa, l’euro è irriformabile ma intanto i profitti vanno sempre dalla stessa parte”. Intervento di Domenico Moro

Postato il 22 Aprile 2015 | in Italia, Mondo, Scenari Politico-Sociali | da

MoroSono rimasti in pochi a non riconoscere che le misure europee di austerity si sono rivelate quantomeno dannose ed è diventato difficile trovare qualche sostenitore del dogma secondo cui l’austerity produce crescita. Ora, il vero nodo della discussione è diventato un altro: l’Unione economica e monetaria europea (Uem) è riformabile o no? In altri termini, è possibile determinare dall’interno della Uem un cambio di passo, che permetta di risolvere quei problemi che hanno portato al collasso la Grecia e che hanno drasticamente ridotto la base produttiva industriale e impoverito la gran parte della popolazione, aumentando la disoccupazione e i divari sociali nella maggioranza dei Paesi dell’eurozona? Vogliamo provare a rispondere a questa domanda senza farci condizionare da preconcetti, ma basandoci sui nudi fatti. In particolare, vogliamo cercare di rispondere a partire dall’esperienza concreta e dalle speranze, che sono state suscitate, a sinistra, dalla vittoria di Syriza in Grecia e, in ambienti politicamente e socialmente più ampi, dal varo del Quantitative easing da parte della Bce diretta da Mario Draghi.

Un governo sotto ricatto
Partiamo dalla Grecia. Il governo greco è stato eletto con il mandato di eliminare la pesante austerity che ha determinato un vero e proprio massacro sociale. Per attuare tale mandato, il governo Tsipras ha intrapreso una strada ragionevole e per niente estremista, quella della rinegoziazione dei vincoli di bilancio con i governi europei, a partire dal più importante, quello tedesco. Il principio cui il governo Tsipras ha cercato di attenersi è stato quello secondo cui “noi trattiamo con i nostri pari, ovvero con i governi eletti, non con i tecnici e i funzionari che stanno a Francoforte o Bruxelles”. A distanza di qualche mese abbiamo visto che i referenti diretti del governo greco continuano ad essere organismi “tecnici” sovrannazionali, il Fondo monetario internazionale (FMI) e soprattutto la Bce, nella persona di Mario Draghi. Quindi, non un governo nazionale ma una delle istituzioni europee, per giunta priva della pur minima legittimazione popolare, per quanto formale essa sia, essendo la sua direzione nominata e non eletta.

Il governo greco è stato costretto, sin dall’inizio, nello spazio sempre più angusto di un vero e proprio ricatto da parte della Bce. Questa, infatti, ha subito rifiutato di accettare dalle banche greche i titoli di stato emessi dal proprio governo come collaterale per avere accesso alla liquidità emessa con il Qe. La partecipazione al Qe e quindi l’erogazione della liquidità necessaria a far funzionare la macchina dello stato greco sono state condizionate alla accettazione da parte di quest’ultimo di un piano di “riforme” economiche, all’interno del quale deve esserci l’ulteriore riduzione delle pensioni, che raggiungono a stento il 50% dell’ultima retribuzione, e della spesa sociale, richieste che suonano provocatorie in una situazione di emergenza sociale come quella greca. Tali controriforme contraddirebbero in pieno il mandato degli elettori, determinando il suicidio politico di Syriza stessa, per usare le parole di Panagiotis Lafazanis, un esponente dalla sinistra di Syriza nonché ministro del governo Tsipras.

Leggi tutto l’articolo di Domenico Moro al seguente indirizzo:

http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2015/4/20/44458-europa-leuro-e-irriformabile-ma-intanto-i-profitti-vanno/

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