Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Ecco quanto guadagna la Germania con la crisi dell’Eurozona

Postato il 28 Luglio 2015 | in Mondo, Scenari Politico-Sociali | da

juncker-merkelSi può dire che, pur tra molti distinguo e con alcune eccezioni, l’interpretazione prevalente sul caso greco sia quella basata sulla contrapposizione fra la formica e la cicala. Non poche volte è risuonato, inoltre, il richiamo all’etica del capitalismo di Max Weber, che molti di noi hanno imparato a conoscere negli anni del liceo. Come stupirsi, allora, che una popolazione educata da generazioni al rispetto assoluto delle regole abbia alla fine avuto il suo scatto di orgoglio? Che sia quindi giunta a riconoscersi unanimemente nell’opzione Grexit, alla fine prospettata da un esasperato ministro Schäuble? Nell’auspicio più generale che la lezione alla Grecia sia d’insegnamento per l’opinione pubblica europea.

Dobbiamo tuttavia chiederci se questa visione di recuperata moralità possa essere sostenuta in termini di analisi economica: in altre parole, se osservassimo le odierne vicende europee avendo come i riferimento i principi della teoria economica e non della morale, arriveremmo alle stesse conclusioni?

Per rispondere, cominciamo con l’analizzare il significato del grafico 1. In esso si dà visione di come, nel tempo, l’apprezzamento per la moneta unica sia andato crescendo nei paesi del Nord relativamente a quanto osservato nei paesi del Sud. Un primo balzo di questo indicatore si osserva prima della metà degli anni duemila, in coincidenza con l’allargamento a Est dell’Unione a cui, di fatto, è corrisposto un ampliamento della sfera di influenza tedesca.

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