November 27, 2024
Pierluigi Battista sul Corriere della Sera di giovedì 23 luglio, chiedendosi retoricamente «se è così sprezzante e superficiale ribattezzare bene-comunismo la teoria, i riti e l’ideologia dei beni comuni», mostra di avere il dubbio di sparare qualche stupidaggine, anche se poi si risponde subito: è giusto.
Basta leggere «il manifesto degli anti bene-comunisti», pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni e curato da Eugenio Somaini, per rendersi conto che l’ideologia dei beni comuni altro non è che il riprodursi del deprecabile: «socialismo municipale». Dice Battista che il libro è «una requisitoria contro il tentativo di dare una veste seducente… a idee vecchie e a modelli… poco originali di intervento pubblico… in definitiva, alla solita minestra statalista e dirigista che ha nutrito per più di un secolo… sia la sinistra socialdemocratica che quella comunista…».
Per dimostrare questa tesi, si spazia nella storia di 200 anni: da Marx a Proudhom e alla sua definizione «la proprietà è un furto» da cui l’origine di tutti i mali, del pregiudizio sui privati e su tutto ciò che non è comune. Il bene-comunismo, si sostiene, è forse più anarchico e «generosamente roussoiano» ed è impostato su «l’ingenuità della democrazia diretta, assemblearista, generatrice di autoritarismo e statalismo…».
Leggi tutto l’articolo di Emilio Molinari al seguente indirizzo:
http://ilmanifesto.info/lideologia-di-battista-e-dangelis-fa-acqua-da-tutte-le-parti/
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