November 27, 2024
C’è chi deve pagare gli spazi per la pubblicità e chi l’ottiene gratis. Così il Corriere della Sera di giovedì scorso ha pubblicato una specie di grosso spot per i fondi pensione negoziali a firma Mauro Marè e Michele Tronconi. Due soggetti a contratto l’uno di una società per promuovere la previdenza integrativa (Mefop) e l’altro dell’associazione stessa dei fondi negoziali. Sono chiamati così quelli derivanti da un accordo fra sindacati e associazioni padronali: Cometa, Fonchim, Priamo, Fonte ecc.
L’intervento, dal tono compassato, è in realtà una sequela di affermazioni tendenziose, infondate o reticenti al fine di sostenere che essi sono il non-plus-ultra per la previdenza integrativa.
È vero il contrario: i fondi negoziali sono il prodotto di un obbrobrio normativo, codificato dall’orribile legge di riforma del TFR (d.lgs. n. 252/2005). Che resta uno dei peggiori provvedimenti bipartisan dello scorso decennio, emanata da Tremonti e Maroni e aggravata dal governo Prodi.
Stabilisce infatti (art. 5) che i loro consiglieri, presidenti e vicepresidenti, organi di controllo ecc. siano spartiti metà-metà fra rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori. Cosa assurda, anzi perversa. Perché mai i datori di lavoro dovrebbero avere voce in capitolo sul risparmio previdenziale dei lavoratori? La frottola sempre ripetuta dagli economisti di regime è che tale diritto gli spetta, perché versano il c.d. contributo datoriale nel fondo (e in futuro potrebbero smettere di farlo, cosa regolarmente taciuta)
Leggi tutto l’articolo di Beppe Scienza al seguente indirizzo:
Lascia un commento