Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Vladimiro Giacchè: Costituzione italiana contro trattati europei. Il conflitto inevitabile

Postato il 8 Ottobre 2015 | in Italia, Mondo, Scenari Politico-Sociali | da
GiacchèNon ringrazieremo mai abbastanza Giacchè per questo piccolo contributo (94 pagine) il cui merito è trattare argomenti complessi in termini accessibili a tutti e con una padronanza degli argomenti non comune.
I fautori  ufficiali della Costituzione ormai hanno rinunciato da tempo a riflettere sul nesso tra i trattati europei e la revisione delle costituzioni nazionali, la loro difesa di ufficio è stantia e retorica , svincolata dalle battaglie politiche dell’oggi.
Anche quanti non hanno mai avuto a cuore la difesa della Costituzione ritenendola una tigre di carta apprezzeranno lo scritto di Giacchè perché la democrazia non è stata una conquista delle aule parlamentari ma un lungo percorso iniziato con l’opposizione al fascismo e con la resistenza.
In questi anni hanno trasformato il debito commerciale in debito pubblico, i debiti delle banche e dei capitali privati sono stati ripagati con la riduzione dei salari e del potere di acquisto, con lo smantellamento del welfare
Non puo’ esistere difesa della democrazia se non tutelando il lavoro contro il capitale, il diritto alla salute, alla istruzione e al lavoro hanno bisogno di istituzioni che non lascino l’economia e la politica nelle mani di soggetti privati.
E in Italia il Governo Renzi si muove coerentemente nell’alveo delle politiche capitaliste europee che hanno come principio guida il laisse faire, la filosofia del liberismo economico contrapposta all’intervento dello Stato nell’economia, da qui nascono le spending review, le nuove privatizzazioni e l’attacco ai contratti nazionali e al diritto di sciopero
La Repubblica Italiana negli anni keynesiani si è assunta un impegno socialdemocratico che al cospetto dell’oggi assume una valenza quasi rivoluzionaria. Principi come quello sancito dall’art 36 della costituzione che stabilisce  una retribuzione proporzionata al lavoro e capace di assicurare una esistenza dignitosa e libera sono principi negati con il pareggio di bilancio in costituzione
La Costituzione italiana semmai ha partorito alcuni articoli ma poi la politica, il Pci e il Psi hanno fallito nella affermazione di quella democrazia politica presupposto necessario ad affermare i principi costituzionali.
Ripercorrendo gli scritti di Lelio Basso si capisce bene come la Repubblica non sia riuscita nel compito di rimuovere gli ostacoli economici e sociali disseminati sulla strada del movimento operaio, gli ostacoli che hanno regalato al padronato italiano, al capitalismo familiare il saccheggio dei beni pubblici\statali almeno dagli anni ottanta ad oggi.
E’ la sconfitta alla Fiat, non il crollo del Muro di Berlino, l’inizio della sconfitta del movimento operaio e la messa in liquidazione dei principi avanzati della stessa Costituzione ma permetteteci di fare un’altra considerazione: la legislazione emergenziale, quella delle leggi speciali contro il “terrorismo” , l’unità nazionale e la svolta dell’Eur sono i capisaldi di quella politica arrendevole e subalterna al capitale che ha portato il movimento operaio e sociale alla sconfitta, qui  sta il ragionamento politico che nel libro di Giacchè non trova (per scelta editoriale e mancanza di spazio) sufficiente respiro.
I trattati europei si affermano sulle ceneri delle vecchie costituzioni, sulla distruzione delle legislazioni in materia di lavoro e liberà sociali, l’avvento del liberismo e del cosiddetto mercato che necessita di uno stato minimo chiamato a intervenire solo per i fallimenti di mercato, ossia per investire i nostri soldi a tutela delle banche e dei grandi capitali
Sta qui la sintesi estrema di quanto accaduto da dieci anni a questa parte, i cambi fissi imposti dalla moneta unica (e il pareggio di bilancio e la lotta alla inflazione diventano centrali nelle politiche europee), la supremazia della banca centrale europea rispetto ai governi nazionali
Il vecchio teorico del liberismo Von Hayek  vedrebbe realizzati nell’Europa di Maastricht i suoi principi capitalisti, la soppressione della moneta nazionale togliendo agli stati lo strumento per finanziare la domanda con la differenza che ci si è affidati ad una banca sovranazionale invece di soggetti privati in concorrenza tra di loro
Per affermare la supremazia del capitale sul lavoro bisognava impedire allo stato ogni intervento nell’economia e nella finanza e imporre ad una opinione pubblica senza memoria e senza cultura la lotta alla inflazione e la contrazione del debito pubblico come ostacoli per la ripresa dell’economia
I principi fondanti della Ue sono volutamente astratti, privi di strumenti per la loro stessa realizzazione perché i diritti sanciti non siano mai di ostacolo al potere del capitalismo finanziario, del resto il concetto stesso di economia sociale di mercato è lo stesso che troviamo nella Repubblica federale tedesca, la base stessa del mercantilismo tedesco che alla cooperazione tra paesi europei ha preferito il proprio trionfo in una Europa senza protezione sociali con alta disoccupazione e  deregolamentazione dei diritti sociali.
La stabilità dei prezzi e la lotta alla inflazione fanno il gioco della locomotiva tedesca  e impoveriscono numerosi paesi europei dove la macelleria sociale liberista sta attaccando duramente i lavoratori e le lavoratrici con  quella legislazione che in Italia prende il nome di jobs act
La stabilità dei prezzi è la tomba della occupazione e degli stessi diritti dei lavoratori, a capirlo sono stati  alcuni studiosi liberali come Carli prima ancora di certi giornali\intellettuali di sinistra che hanno venduto anima e cervello per continuare a mantenere inalterati i loro privilegi e a egemonizzare aree politiche divenute intanto marginali per la loro incapacità di leggere il presente e di agirvi in termini conflittuali
rimuovendo la questione lavoro e la lotta alla disoccupazione si è fatto un grande regalo al capitalismo europeo determinando la sconfitta non solo del movimento operaio ma anche di quella sinistra moderata che il ciclone Renzi sta spazzando via.
E da qui bisogna quindi ripartire ., non da letture consolatorie degli ultimi 30 anni o da contrapposizioni astratte e sterili tra le vecchie costituzioni nazionali e quella europea, dal conflitto tra capitale e lavoro, dal rovesciamento della cultura economica e sociale basata sulla lotta alla inflazione, sulla salvaguardia dell’euro, sul pareggio di bilancio
Come si diceva ormai molti anni fa, uscire dall’Europa di Maastricht e dalle sue politiche è diventata una necessità per tutti, non solo per la classe lavoratrice ma anche per aree capitalistiche nazionali che hanno percepito la loro inesorabile decadenza con politiche di austerità che stanno ammazzando la domanda e per affermarsi necessitano di legislazioni emergenziali che sanciscono la fine delle libertà individuali e collettive
   Invia l'articolo in formato PDF   

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

AVVISI IMPORTANTI

Appuntamenti

Archivi

Tag Cloud