November 26, 2024
È l’ala più precaria dei contratti precari ed è in grande espansione. I voucher erano nati per combattere il dilagare del lavoro nero e sono diventati la nuova frontiera della precarietà. Nei primi otto mesi del 2015 sono stati venduti più di 71 milioni di buoni lavoro, con un aumento del 73% rispetto allo stesso periodo del 2014
I buoni lavoro (voucher) sono stati introdotti in Italia nel 2003 dalla “Legge Biagi” e dall’art 70 e successivi del D.Lgs. n. 276/03 come forma di remunerazione delle prestazioni lavorative considerate accessorie, in quanto svolte in modo saltuario e occasionale, e come tali non riconducibili a contratti di lavoro. L’intento principale era quello di favorire, in questi ambiti, l’emersione del lavoro nero. Questa scheda intende ricostruire brevemente l’evoluzione della normativa sui buoni lavoro e, successivamente, presentare i dati più recenti a disposizione sull’utilizzo dei buoni lavoro. Anticipando le conclusioni, ciò cui stiamo assistendo è un’incessante crescita dei buoni che può essere spiegata da almeno due fattori: da un lato, la continua liberalizzazione delle possibilità di utilizzo dello strumento (sia in termini di settori, sia in termini di platea dei potenziali prestatori di lavoro occasionale); dall’altro, l’aggravarsi della crisi occupazionale. Al fine di tamponare l’esodo verso la disoccupazione, si è dato vita a una tipologia lavorativa altamente flessibile e a basso costo, in modo da permettere alle aziende di impiegare i lavoratori come vero e proprio fattore variabile e senza alcun vincolo rispetto alle esigenze produttive. La crisi, d’altro canto ha anche reso i lavoratori più fragili e, di conseguenza, maggiormente disposti ad accettare contratti altamente precari, in termini di retribuzione, stabilità delle prestazioni e copertura contributiva.
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