December 23, 2024
Per un po’ si è aspettato increduli, quasi speranzosi, che le cose si sistemassero (non tutte ma almeno le più importanti, tipo – ad esempio – il tirocinio, dal quale il suddetto TFA prende il nome), ma niente. Nemmeno l’ombra infatti della famigerata pratica attiva in classe, il fiore all’occhiello del nuovo reclutamento degli insegnanti. Pare che per motivi volgarmente economici (il pagamento o meno dei tutor) si sia bloccato tutto: si è dovuta rivedere la convenzione tra Regione e Università di Pisa, il tutto non proprio tempestivamente e in pieno percorso formativo. Ad oggi non sono state ancora firmate le convenzioni con le scuole e se va bene il tirocinio partirà dopo Pasqua.
A due mesi dal pagamento della prima rata, a quasi un anno dall’inizio delle selezioni, a Pisa sono state fatte in tutto 5 lezioni pomeridiane di scienze dell’educazione (di cui una introduttiva) più qualche lezione di indirizzo. Tutto sta slittando, in barba a quanto fu comunicato ufficialmente prima del pagamento della rata di gennaio, e cioè che a fine maggio sarebbero dovuti finire sia corsi che tirocinio. Il corso di scienze dell’educazione, ad esempio, andrà avanti fino a fine giugno. Che importa se la gente ha preso impegni di lavoro, se si è organizzata in base a comunicazioni ufficiali, che importa se nelle scuole italiane a giugno c’è il vizio di fare scrutini ed esami: l’importante è aver incassato la prima rata. E il tutto è ancora più odioso dall’aria di canzonatoria sufficienza con cui vengono accolte le legittime richieste dei tirocinanti. Nonché dalla rigidità nei confronti della richiesta, più che comprensibile e praticabile, di variazioni sull’ammontare massimo di assenze (almeno a giugno e almeno quelle giustificate: in altri atenei è stato fatto), dati i cambiamenti sopravvenuti in corso d’opera. Del resto, cosa aspettarsi da un Ateneo che nega le borse di studio ai tirocinanti e al contempo provvede all’aumento di stipendio di molti suoi funzionari? Evidentemente c’è chi si può permettere di cambiare i giorni di lezione, di pubblicare sul sito di Ateneo informazioni errate, di accumulare ritardi su ritardi, di non concedere aule per le lezioni, di bloccare le convenzioni con la Regione, di negare il diritto allo studio; i tirocinanti invece pare non si possano permettere neppure di organizzare i propri impegni lavorativi o di partecipare agli esami dei propri studenti.
E non finisce qui: già si prospetta l’infausta possibilità di rimandare l’abilitazione a ottobre per chi non finisse in tempo il tirocinio in classe. Come se i ritardi fossero colpa dei tirocinanti. Come dire: noi già pensiamo a sbagliare, sta a voi mettere la toppa; non vorrete mica che ci mettiamo anche a rispettare le note ministeriali (quella del 28/2/2013, in particolare, che invita le Università a far abilitare i corsisti entro agosto 2013)?
In tutto questo viene anche da chiedersi come siano stati spesi i soldi delle tasse dei tirocinanti.
Per fortuna la seconda rata non è ancora stata pagata..
Per Cobas Scuola Pisa, Carlotta Cini
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