November 25, 2024
Banche, reti porta a porta e assicurazioni da un lato, sindacati dall’altro, si sono spartiti il mercato della previdenza integrativa: le une vendono fondi pensione aperti e piani individuali previdenziali (pip), gli altri i fondi pensione negoziali, detti anche chiusi.
Solo pochi retrogradi delle sigle di base (Usb, Cobas ecc.), gente che porta ancora l’eskimo, non ha capito che bisogna vendere, vendere, vendere. Magari ricorrendo anche a qualche trovata per rivitalizzare il rapporto con la clientela.
Ecco così che il fondo pensione dei metalmeccanici Cometa si è inventato “il progetto di educazione finanziaria Finlife, realizzato con la collaborazione scientifica del centro di ricerca Baffi Carefin dell’Università Bocconi e grazie al contributo di Citi Foundation New York” (quanti nomi, da restare intimiditi!). E ha proposto un questionario on line sulla previdenza, con una dozzina di domandine. Una cosa insulsa, il cui vero senso è l’abbinamento con l’estrazione fra i partecipanti di 50 buoni benzina da 20 euro e 20 buoni da 50 euro. Solo duemila euro in tutto, ma ci tranquillizza sapere che “l’estrazione sarà svolta alla presenza di un notaio alla fine dell’anno e i vincitori riceveranno direttamente i buoni benzina da Fondo Cometa”. Che emozione!
Siamo ai livelli delle riffe e del bingo? Ebbene sì, ma ciò rientra in pieno nella filosofia della previdenza complementare italiana. Solo che pochissimi conoscono una disposizione del decreto legislativo 5-12-2005 n. 252, che è alla base di essa. I propagandisti dei prodotti previdenziali si guardano bene dal citarla, perché troppo imbarazzante. È il comma 12 dell’articolo 9 che prevede che possano finire nei fondi o pip “gli abbuoni accantonati a seguito di acquisti effettuati tramite moneta elettronica o altro mezzo di pagamento presso i centri vendita convenzionati”. Insomma, la pensione di scorta con la raccolta-punti dei supermercati.
Altra diffusa tecnica di vendita è mettere fretta al potenziale cliente. L’offerta sta per scadere, bisogna decidere subito, non c’è tempo per tergiversare, tanto meno per riflettere. Dicembre poi è tradizionalmente un mese caldo per gli assicuratori, ossessivi nell’agitare lo specchietto per le allodole dei vantaggi fiscali, da agguantare entro fine anno. Un tempo con le polizze vita, ora coi fondi pensione e pip.
Ecco così anche i sindacati del pubblico impiego sono scatenati per intrappolare entro fine 2015 quanti più “colleghi” possibile nel fondo uscito dalla fusione di Perseo e Sirio, due zoppi che non riuscivano ad andare avanti da soli. E chi è ancora in regime di TFS (trattamento di fine servizio), ci rinunci! Anche qui, per fortuna, qualche sigla sindacale non collabora.
Beppe Scienza
(tratto da Il Fatto Quotidiano del 14 dicembre 2015)
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