Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

DNA modello di repressione operaia

Postato il 18 Gennaio 2016 | in Italia, Lavoro Privato, Scenari Politico-Sociali, Sindacato | da

POLO-LOGISTICO-PIAGGIOQuanto accade oggi alla Dna ha molti punti in comune con la repressione che colpisce tanti altri delegati sindacali, non solo dei cobas

La decisione della cgil di iniziare una procedura disciplinare contro alcuni delegati nelle fabbriche metalmeccaniche “rei” di avere aderito a coordinamenti spontanei e comitati di lotta contro il Modello Marchionne  la dice lunga sulla normalizzazione in corso anche all’interno della Fiom

Il cambio strategico della Cgil e l’asse tra Landini e Camusso sanciscono la accettazione del jobs act e la nuova linea sindacale  non piu’ disponibile, anche se lo era a parole e non nei fatti, a contrastare Il Governo in materia di lavoro.

Ci si adegua ai tempi del jobs act, la difesa del contratto nazionale e del welfare non sono piu’ un tabu’, per questo si cerca un accordo con il Governo sulle regole della rappresentanza andando a rafforzare quell’infame accordo del gennaio 2014.

La strategia della Cgil pone definitivamente al centro l’impresa e il capitale,  la contrattazione spostata sul livello aziendale ( unico livello su cui scatterà la richiesta al governo della decontribuzione e della detassazione da vendere come conquiste) , il contratto nazionale viene svuotato di ogni efficacia rivendicativa, si allungano i tempi dei rinnovi e si perde potere di acquisto. Si sposa la linea della cisl e della uil che in nome della contrattazione di secondo livello hanno accettato da anni deroghe peggiorative al ccnl, si accettano le linee guida della Confindustria per legare irrisori aumenti alla crescita della produttività E dei carichi di lavoro.

In questi scenari si muovono le proposte  su rappresentanza e nuovo statuto dei lavoratori, nei prossimi giorni andremo ad analizzare i documenti

Ma torniamo all’indotto Piaggio e guardiamo ai dati statistici elaborati  dall’ Ufficio Studi della Camera di Commercio di Pisa, la provincia di Pisa  continua a sorreggersi sulla meccanica

La meccanica spinge in modo decisivo l’export provinciale: spiccano, tra i diversi sotto-comparti, le macchine per impiego generale(+29,7%), le altre macchine per impieghi speciali (al cui interno si trovano quelle per la lavorazione del cuoio e delle calzature, +18,5%) e le altre macchine di impiego generale (+14,1%). Il comparto cresce soprattutto in Europa (Francia, Germania e Regno Unito in prima fila) anche se commesse importanti sono state consegnate in Cina, Australia e Algeria. Contributi positivi vengono anche da olio e grassi vegetali e animali (+82,8%, diretti quasi totalmente in Francia) così come dai prodotti farmaceutici (+69,4%). Nel Sistema Moda, a fronte di una crescita dell’abbigliamento (+20,2%), arretrano le calzature (-17,5%), che accusano perdite negli Usa, in Russia ed in Germania. In retromarcia anche il settore del pelli-cuoio (-0,4%) a causa di contrazioni registrate in Germania, Svizzera, Romania e Spagna. Buone, invece, sia le performance delle bevande (+19,7%, prevalentemente al vino) grazie ad USA, Svezia, Germania e Australia, che quelle del vetro (+9,2%). Tra i comparti di rilievo, flettono i motocicli (-3,4%) combinato disposto di forti diminuzioni registrate in Francia, Grecia e Austria e di notevoli incrementi negli Usa, in Germania e Canada. L’export di mobili, dopo il segno più del secondo quarto dell’anno, torna a contrarsi (-6,7%) a causa del vero e proprio tonfo registrato in Russia.

Questi dati statistici vanno letti con attenzione perchè la sola componente della meccanica in calo è quella legata alle due ruote, quindi alla Piaggio.

La delocalizzazione produttiva e l’assenza di investimenti per nuove produzioni competitive sul mercato sono alla base della crisi delle due ruote pontederesi che trascina a ruota anche l’indotto tra cui i magazzini dati in appalto alla dna

Ma al di là dei dati statistici colpisce il fatto che i licenziamenti in corso alla dna appaiono come una ritorsione rispetto alle conquiste raggiunte dai lavoratori e dalle loro rappresentanze sindacali. Fatti due conti, le conquiste del buono mensa rappresentano una fonte di spesa che la dna non intende  piu’ sostenere e per questo sceglie i licenziamenti. Allo stesso tempo la dna rifiuta di portare alcuni lavoratori da 28 a 40 ore settimanali nonostante imponga agli stessi un corposo orario aggiuntivo che da solo giustificherebbe il passaggio al full time

Una fabbrica ove domina la paura , con sempre piu’ numerosi contratti a tempo determinato, senza i delegati scomodi e la costante minaccia di licenziamenti. Quanto accade oggi negli appalti del polo logistico presto potrebbe accadere anche altrove. Colpirne uno per educarne cento, la massima del presidente Mao è oggi assunta dai padroni come pratica delle relazioni sindacali che vogliono costruire all’ombra della piaggio, con la crisi delle due ruote pagata interamente dai lavoratori e non dalla azienda che con le sue scellerate strategie  è la sola responsabile.

Cobas Pisa

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