Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Unione Valdera… la fine delle illusioni?

Postato il 28 Gennaio 2016 | in Lavoro Pubblico, Scenari Politico-Sociali, Sindacato, Territori | da

Unione_Comuni_ValderaPer anni hanno raccontato che l’ Unione dei Comuni rappresentava per l’ intera Valdera la risposta per una efficace gestione di funzioni fondamentali da parte dei Comuni.

Invece, quanto delineatosi in questi giorni, esprime con drammaticità il punto d’ arrivo di un Unione che, nata per rispondere in termini di funzionalità, economicità gestionale, e modello ottimale di organizzazione ed erogazione di pubblici servizi, oggi sembra andare verso la sua implosione.

Il vero punto debole di tutto il processo,  da noi denunciato anni fa a differenza del plaudente sindacato confederale, stava in un  aggregazione forzata voluta dai sindaci e dalle oligarchie politiche, ma era priva di una effettiva partecipazione delle comunità locali a  tutela del controllo  dei cittadini sui servizi erogati in termini di qualità, costi e forme di gestione.

Ci piace pensare che oggi, dopo mesi di segnali e dichiarazioni volte al superamento dell’ attuale dimensione aggregativa dell’ Unione Valdera, quanto emerso non sia legato ad aspetti di campanile, di lobbies politiche e gestionali, ovvero a incompatibilità personali e fra enti.

D’ altronde il momento, almeno per i Comuni sotto i 5mila abitanti, è oltremodo delicato alle prese con la definizione di modelli organizzativi che vanno al di la delle funzioni trasferite all’ Unione Valdera, finendo per obbligarli con le convenzioni a ulteriori possibili duplicazioni organizzative e gestionali.

Ecco perché ammettere, come ha fatto tempo fa l’ attuale  Presidente dell’ Unione Valdera, che “non si fanno le fusioni su studi matematici, serve un ragionamento politico”, non può limitarsi ad accettare, da spettatore,  l’ attuale “inerte andazzo politico”, tra fusioni e unioni. Questo perché alla fine la perdita di sovranità delle comunità, unita a quelle di competenze e professionalità del personale dei singoli comuni, porta a  una gestione organizzativa dei servizi definita “da condominio”, che però vanno intesi come mancanza di controllo, abbassamento dei salari e dei diritti in forza di processi di esternalizzazione ovvero ad  aumento della precarietà e dell’incertezza occupazionale.

Non ci risulta che i confronti dialettici in atto contengano veri elementi rivolti ad una riappropriazione del ruolo dell’ Ente Locale e della sua autonomia, sempre più spesso oggetto di limitazioni da parte dei nuovi poteri centralistici, Regione e Governo, che li utilizzano solo come soggetti esattori della fiscalità comunale o come luoghi in cui concentrare la spending review.

Sarebbe  preoccupante se le posizioni rese pubbliche dai quattro comuni dell’ Alta Valdera fossero solo finalizzate a regolare, per riassestarli, rapporti di potere interni alle forze politiche che amministrano i comuni.

Non ce la sentiamo di escludere che certe azioni siano reazioni ad un visione di centralità e presunta superiorità assunta negli anni da Pontedera, rafforzata e avallata da chi guida le politiche della Regione Toscana, che quanto a nuovo centralismo non hanno nulla da invidiare al renzismo.

E allora chi, come da sempre noi, vuol discutere con chiarezza di certe fusioni e unioni imposte  dall’ Europa, e avallate dai Governi nazionali e regionali non può essere considerato disturbatore e sabotatore. Che certi processi di aggregazione forzata non siano irreversibili, lo dimostra  il fatto che mentre si parla di aree vaste e di accorpamenti sul territorio, a partire dalle città metropolitane, si registrano fenomeni opposti. La riforma Madia non rappresenta i bisogni delle comunità ma difende e occupa solo spazi di  potere.

Dai dati della Corte dei Conti si capisce che le Unioni non hanno rappresentato una diminuzione della spesa ma sono stati strumento per una diminuzione dei salari e dei diritti di lavoratrici e lavoratori pubblici e di quelli dei servizi in appalto, anche per effetto di un aumento dei costi dovuti alle strutture di vertice e dirigenziali legate alla costituzione del nuovo ente.

Ecco perché non abbiamo mai creduto alla favola di una razionalizzazione conseguente alla creazione di minori posti di vertice, perché ai minori numeri in termini di dirigenti e responsabili ha fatto quasi sempre corso un aumento delle loro indennità e un loro maggior condizionamento dalle scelte della politica.

Questi processi andrebbero denunciati pubblicamente al contrario di quanto fanno cgil cisl uil

La prossimità delle decisioni in materia di pubblici servizi, gestiti e organizzati dai Comuni all’ interno del proprio territorio, rappresenta il vero scontro contro i poteri forti, da esprimere dentro un conflitto sociale per un modo diverso di gestire l’ente locale.

Su questi temi, i fruitori dei servizi erogati da comuni, cittadini e cittadine titolari di diritti sociali, devono fare fronte comune con il personale che opera direttamente o indirettamente all’ interno dell’ Ente, riproponendosi con forza quali attori principali di un modello gestionale dei servizi che il dibattito di questi giorni sul futuro dell’ Unione ha per disinteresse dimenticato.

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