November 24, 2024
A Roma ci sono due anni di buoni motivi per scendere in piazza e pretendere democrazia: è dal 2014, all’epoca del cosiddetto Salva-Roma, che regna un commissariamento di fatto. Da qualche mese è poi seguito un commissariamento di diritto, con l’insediamento del super-prefetto Tronca che riunisce in sé il potere del Sindaco, della Giunta e dell’Assemblea Capitolina. La manifestazione del 19 marzo, che ha visto oltre 15.000 persone in piazza, con la partecipazione di molte realtà, coordinamenti e collettivi di lavoratori, rappresenta una risposta importante, da cui rilanciare la lotta: ecco alcune riflessioni in merito.
Gli ingredienti sono esplosivi. Una multinazionale delle telecomunicazioni con ottomila dipendenti in Italia annuncia ben tremila esuberi (2990 ad essere precisi) in tre città (Roma, Palermo e Napoli) già martoriate dalla disoccupazione, e dopo anni e anni di profitti fatti, grazie tanto alla fatica di chi là dentro ci lavora, quanto agli sgravi e agli incentivi ricevuti dallo Stato (quindi anche da tutti noi): stiamo parlando di Almaviva e della lotta dei suoi lavoratori che rischiano di perdere il posto e lo stipendio.
Un aggiornamento dalla campagna contro il lavoro nero della Camera Popolare del Lavoro di Napoli. Dopo la stesura del manuale di autodifesa del lavoratori, come primo strumento di difesa, si è passati alla raccolta e alla denuncia presso l’ispettorato del lavoro delle segnalazioni ottenute. Ora a che punto siamo? E’ stato possibile esercitare una pressione all’ispettorato, dargli indicazioni su come e dove agire? E’ possibile vincere?
Lunedì 14 si è chiusa la vertenza al magazzino della Prix di Grisignano di Zocco, tra Vicenza e Padova: un’importante vittoria, in cui 28 lavoratori sono stati riassunti senza l’applicazione del Jobs Act, dopo due mesi di dura lotta. Sempre lunedì è stato firmato un accordo tra ADL Cobas, SI Cobas e tre importanti committenti (Bartolini, TNT, Gls), che “aggira” i sindacati confederali e miglora due punti rilevanti del CCNL. Da una singola vertenza e da un accordo più generale, arrivano importanti indicazioni non solo per chi è direttamente coinvolto nel settore, ma per tutti i lavoratori che, al di là dell’appartenenza sindacale e settoriale, lottano contro il Jobs Act e si impegnano nella costruzione di una resistenza efficace contro l’offensiva padronale e governativa – e contro l’aiuto che spesso viene loro fornito dai sindacali confederali.
Un primo piccolo risultato nella lotta dei lavoratori della coop Eta Beta (di cui abbiamo parlato la settimana scorsa), grazie alla determinazione dei lavoratori. Ripubblichiamo il comunicato dell’Assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici dell’accoglienza e rileviamo quanto sia assurdo che debbano essere i lavoratori a recarsi al comune a chiedere il trasferimento di fondi all’azienda. Il comune ha il dovere di controllare, ma le aziende hanno il dovere di pagare il lavoro! Ancora una volta le cooperative, che si comportano come qualsiasi azienda, pretendono di scaricare i rischi d’impresa sui lavoratori, che invece secondo loro dovrebbero lavorare, stipendio o meno!
L’ennesima manifestazione di protesta dei lavoratori del comparto aeroportuale si è svolta martedì 22 marzo. I licenziati dell’aeroporto di Roma Fiumicino, insieme ad altri lavoratori del settore, si sono incatenati simbolicamente in piazza Montecitorio per portare la loro rabbia proprio davanti alla Camera dei Deputati. Foto e video della protesta!
Il 22 marzo tutte le testate del gruppo Caltagirone non sono uscite: merito dello sciopero dei poligrafici di tutto il gruppo. Parliamo di circa un centinaio di lavoratori in tutto il gruppo editoriale “Caltagirone Editore Srl”, e 42 solo a Il Mattino a Napoli, che si stanno opponendo alla cessione di ramo d’azienda previsto dall’azienda. Tale ristrutturazione del gruppo, infatti, prevede lo scorporamento dei lavoratori in due settori: da un lato, “Servizio Italia Srl” che centralizzerebbe e accorperebbe una parte di lavoratori a livello nazionale coinvolgendo le tre testate e prefigurando quasi certamente un certo numero di esuberi; dall’altro lato “Stampa Napoli” che permetterebbe di gestire al ribasso una parte del settore lavorativo. Abbiamo intervistato alcuni dei lavoratori presenti al presidio.
Abbiamo tradotto un appello firmato finora da circa 500 sindacalisti e organizzazioni sindacali francesi. È un appello alla mobilitazione generale contro la legge El-Khomri, ossia il Jobs Act in salsa francese. È un appello che parla a tutti noi, perché ci dice tanto sulle ragioni della nostra sconfitta, e su come possiamo recuperare il tempo perduto. Chiama all’unità di occupati e disoccupati, giovani e anziani, “precari” e “garantiti”. In secondo luogo perché è contro la delega, perché obbliga tutti a prendere posizione, a stimolare il dibattito, a organizzarsi dentro e fuori i sindacati, a non delegare ai “politicanti di turno” che hanno in mente solo la prossima scadenza elettorale. Infine, perché mostra come le soluzioni proposte dai governi, che si chiamino Jobs Act o loi El-Khomri, non sono “le uniche soluzioni alla crisi”, ma sono soluzioni di parte, che fanno gli interessi della grande borghesia, che si chiami Confindustria o MEDEF. L’appello propone infatti l’unica soluzione percorribile per uscire dalla crisi occupazionale, per difendere dalla crisi i lavoratori, compresi i precari ed i disoccupati, ossia una vera riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario.
Il 25 marzo i maggiori quotidiani nazionali non sono usciti in edicola: merito della lotta dei poligrafici, una lotta che, partita dal gruppo Caltagirone, ne ha superato i confini estendendosi a tutto il settore. Il gruppo Caltagirone, proprietario di diverse testate su tutto il territorio nazionale (Il Mattino, Il Messaggero, Il Gazzettino, Leggo, ecc.), ha aperto tre procedure di cessione di ramo d’azienda e sta provando ad imporre a 77 lavoratori del gruppo il passaggio al CCNL Terziario, distribuzione e servizi, decisamente più sfavorevole ai lavoratori di quanto non sia il contratto attualmente in vigore, quello dei poligrafici. Questi considerano infatti che l’attacco in corso nel gruppo Caltagirone possa fare da apripista ad una revisione al ribasso delle condizioni di lavoro in essere. Di qui l’indizione di uno sciopero non aziendale, ma nazionale.
Il 25 marzo 50 dipendenti dei supermercati Coop del basso Lazio hanno manifestato davanti alla sede della Legacoop di Roma, occupando per ore anche la hall dell’edificio fino ad ottenere l’incontro con l’azienda. Chiedono garanzie sulle loro condizioni di lavoro messe in pericolo dal piano di cessione in franchising di 5 negozi in cui lavorano 150 persone. I lavoratori e le lavoratrici dei supermercati di Frosinone, Fiuggi, Terracina, Cisterna di Latina e Formia sono arrivati oggi al terzo giorno di sciopero e, visto il rifiuto di Unicoop Tirreno di trattare con i loro delegati dell’Usb, hanno scelto di protestare davanti alla sede della Lega delle cooperative.
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