November 24, 2024
Da 40 anni ad oggi, innumerevoli sono state le sconfitte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, basta solo menzionare la perdita di potere di acquisto con salari da anni scollegati dal costo della vita e un dato incontrovertibile: tra il 1980 e il 2006, la quota di salario calcolato sul PIL è scesa dal 68% al 58%, un incontrollabile flusso di ricchezza che un tempo era destinata ai redditi e ai salari viene spostata a favore delle rendite e dei profitti . Perfino gli economisti del capitale sono sempre piu’ preoccupati della crescente sperequazione esistente tra l’1% della popolazione che detiene gran parte delle ricchezze globali e il restante 99%.
Il sindacato, da organismo di mediazione tra capitale e forza lavoro si è trasformato perdendo anche gran parte quel carattere riformista che in epoca fordista e Keynesiana lo ha portato a strappare condizioni di vita e di lavoro dignitose, salvo poi rimangiarsi anche quei pochi meriti con la cancellazione di fatto del diritto di sciopero, con l’accettazione delle leggi finanziarie dello Stato che, persa la loro ragione ragionieristica, hanno assunto una funzione nevralgica nel ridurre ai minimi termini il welfare, i diritti universali e sociali come istruzione e sanità.
Il sindacato della concertazione è stato corresponsabile dell’attacco ai diritti collettivi e per salvaguardare quel ruolo subalterno al capitale ha accettato di tutto e di piu’ . In nome della rappresentatività, per sedere sempre loro ai tavoli di trattativa, hanno sottoscritto contratti nazionali prima a perdere poi con innumerevoli deroghe a favore della contrattazione di secondo livello, ove, manco a dirlo, i rapporti di forza sfavorevoli alla classe determinano la supremazia padronale.
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