Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

La guerra alimenta il terrorismo. Il terrorismo prepara la guerra

Postato il 4 Aprile 2016 | in Italia, Mondo, Scenari Politico-Sociali | da

Riceviamo e pubblichiamo

GuerraGli attentati del novembre scorso a Parigi e quelli di marzo a Bruxelles, come quelli che hanno colpito nelle ultime settimane Istanbul e Ankara, Baghdad Damasco o Beyruth, si iscrivono nel bagliore dell’incendio che da cinque anni devasta almeno due grandi paesi mediorientali, la Siria e l’Iraq riverberandosi sui paesi confinanti. Decine di morti in Europa, centinaia in Turchia, Iraq, Libano, centinaia di migliaia in Siria, ma si tratta della stessa guerra, in preparazione di uno scontro ancora più esteso e sanguinoso che intende riportare sui fronti di battaglia, nell’interesse dei pescecani capitalisti, anche il proletariato dei paesi economicamente più forti.

Una nuova guerra da preparare non solo materialmente, aumentando la spesa in armamenti, ma nelle coscienze, spingendo i proletari delle diverse nazionalità, razze, religioni a dimenticare i loro legami di classe e a scagliarsi gli uni contro gli altri.

La guerra di Siria è stata preparata a tavolino dagli strateghi militari statunitensi e dai loro più stretti alleati mediorientali, Arabia Saudita, Turchia, Qatar, per eliminare il regime di Assad, e con la sua caduta colpire la Russia e l’Iran, ma anche per mettere la cappa di piombo della guerra su ogni velleità di riscossa del proletariato mediorientale che a quei regimi, dalla Tunisia alla Siria attraverso l’Egitto, si stava ribellando, organizzandosi come classe che lotta per sé.

Il Califfato Islamico, con la sua capitale Raqqa, è potuto sorgere e prosperare grazie alla protezione e all’appoggio della Turchia e dall’Arabia Saudita. Ha potuto diventare punto di riferimento per gli ex militari sunniti dell’esercito iracheno rimasti disoccupati dando loro una paga e una possibilità di rivalsa dal settario governo sciita installato a Baghdad, oltre ad approfittare dei risentimenti dei sunniti di Siria schiacciati dal regime degli Assad.

Il terrorismo che ha colpito negli ultimi mesi a Parigi e a Bruxelles non va contro gli interessi degli Stati europei ma li agevola nella preparazione della loro guerra interna contro il proletariato e della loro guerra esterna contro gli altri Stati borghesi.

È lo stesso cinismo di questi Stati, democratici civili europeisti e pacifisti, che tratta come bestie i fuggitivi dalla guerra e dalla fame, utilizzati come strumento di ricatto fra gli Stati o come l’ennesimo affare per accumulare nuovi profitti.

Dopo gli attentati di Parigi, scrive “Il Manifesto”: «Damasco lancia dure accuse ai Paesi europei che, afferma, per troppo tempo hanno sostenuto gruppi jihadisti spacciandoli per “moderati”. Una politica che si è rivelata un boomerang». Per contro il regime siriano è stato accusato per anni da Israele ma anche dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti, di foraggiare gruppi terroristi, soprattutto in Libano. La realtà è che tutti gli Stati borghesi usano il terrorismo, sia direttamente tramite i loro servizi segreti (che quando serve si dicono “deviati”), sia servendosi di gruppi esterni all’apparato statale.

La coalizione che pare aver combattuto con più efficacia lo Stato Islamico e gli altri gruppi sunniti radicali è quella guidata dalla Russia e dall’Iran con l’appoggio dei miliziani Hezbollah libanesi e dei curdi siriani del PYG. Questo fronte si è però schierato anche a difesa del regime di Assad e i risultati che ha ottenuto sul campo, con la riconquista di una parte dei territori occupati dallo Stato Islamico e da altri gruppi armati, sono proprio stati dovuti al fatto che dispone di truppe sul terreno, a partire da quel che resta dell’esercito di Damasco.

Questa coalizione, che in occidente gode del sostegno di alcuni partiti e organizzazioni “di sinistra”, ha gli stessi obbiettivi e interessi imperialisti della coalizione a guida statunitense, a cui si contrappone, e Russia ed Iran sono regimi imperialisti e antiproletari quanto quelli di Turchia e Arabia Saudita.

I curdi del Rojava che hanno sconsideratamente scelto di allearsi alla Russia per cercare di sfuggire alla stretta della Turchia, saranno presto o tardi sacrificati sull’altare della realpolitik, cioè dell’interesse nazionale russo, così come succederà ai curdi d’Irak usati come mercenari dagli Stati Uniti in cambio di una fragile quanto reazionaria autonomia.

Il proletariato siriano e degli altri paesi del Medio Oriente e dell’Asia centrale, devastato da questa guerra infinita, chiuso nelle città sotto assedio, ridotto all’inedia e alla fame nei campi profughi, perseguitato quando chiede asilo e rifugio, non dovrà farsi nuovamente imbrigliare nell’una o nell’altra coalizione imperialista.

La soluzione alla guerra, allo sfruttamento e alla fame, la possibilità di un avvenire per le generazioni future sta solo nel rifiutare la guerra imperialista su tutti i fronti, nella scelta di organizzarsi e lottare per sé, in alleanza col proletariato degli altri paesi, superanta ogni divisione di razza, di nazionalità, di religione, nel nome della rivoluzione comunista internazionale.

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

http://international-communist-party.org/Partito/Parti376.htm#Parigi

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