November 24, 2024
Dopo gli scioperi di fine 2015 riprende la lotta dei facchini della Safim, piattaforma logistica che gestisce prodotti surgelati soprattutto per i supermercati Dimar.Come avevamo già raccontato, nel polo di None (Torino) operano due cooperative, una a predominanza italiana e rumena, l’altra a predominanza migrante. Come spesso accade nel settore della logistica ad essersi ribellati sono proprio questi ultimi che subiscono le peggiori condizioni di lavoro.
Grazie alla loro lotta, iniziata col sindacato SiCobas ormai due anni fa, sono riusciti a migliorare molto la loro condizione che prima li vedeva impegnati mediamente 250 ore al mese con lo straordinario erogato sotto forma di un forfettario da 100 €.
Giovedì scorso, durante l’ennesimo incontro farlocco con il Super Commissario Tronca, le rappresentanze sindacali dei dipendenti pubblici capitolini hanno occupato la Sala delle Bandiere del Campidoglio per chiedere una risposta concreta ad una vertenza che coinvolge 24.000 lavoratori e che va avanti da oltre due anni. Parliamo della vertenza sul salario accessorio dei dipendenti comunali e del contratto decentrato (CCDI) che ne regolamenta l’erogazione.
Il 30 marzo la Francia si è sollevata contro la loi El-Khomri, ossia il Jobs Act d’oltralpe. E’ stato sufficiente che il Ministro del lavoro El Khomri presentasse il progetto di legge sulla riforma del mercato del lavoro, la famigerata Loi Travail, perché si organizzasse rapidamente un’opposizione sociale e di massa che a partire dal 9 marzo continua a riempire le strade dell’intera Francia. Il 9 marzo 500.000 persone hanno sfilato in decine di manifestazioni, per tornarci il 17 e il 24 marzo. La partecipazione è continuata a crescere. Eravamo anche noi a Parigi e in questo articolo abbiamo seguito da vicino la giornata di lotta in Francia: trovate foto, video e una cronaca della giornata ora per ora!
La Loi Travail, una sorta di Jobs Act in salsa transalpina, prevede una precarizzazione e una riduzione di diritti per chi lavora: la libertà di licenziamento per le imprese che potranno limitarsi ad erogare un misero indennizzo economico, l’aumento fino a 12 ore di lavoro quotidiano, la riduzione del pagamento degli straordinari, la possibilità di derogare al Codice del lavoro con accordi peggiorativi a livello d’impresa, la cancellazione del diritto al congedo.
Il 31 marzo 2016 più di mille lavoratori dei call center di Almaviva e della Gepin sono scesi in piazza e hanno deciso di sfilare insieme in un lungo corteo per difendere il loro posto di lavoro. L’azienda Almaviva solo poche settimane fa ha lanciato un nuovo piano di ristrutturazione aziendale che prevede quasi 3000 esuberi nei tre stabilimenti in Italia, di cui 400 solo qui a Napoli. Una sventagliata di tagli che arrivano quasi per annunciare la scadenza dei tre anni di Cassa Integrazione prevista per il 31 maggio. Insomma dopo una lunga dose di finanziamenti pubblici è arrivata l’ora per l’azienda di continuare a guadagnarci, minacciando di far saltare qualche testa (migliaia per la verità) dei lavoratori.
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