Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Una giornata particolare: riflessione sul 29 aprile a Pisa

Postato il 30 Aprile 2016 | in Italia, Scenari Politico-Sociali, Territori | da

Manifestazione 2All’indomani della manifestazione pisana del 29 Aprile contro il Governo Renzi leggiamo numerosi comunicati stampa che stigmatizzano il comportamento delle “forze dell’ordine” e la sbiadita risposta del Governo che fa finta di non comprendere la natura e gli obiettivi della contestazione di piazza.

Molti di quanti stigmatizzano il comportamento di Ps e CC non erano neppure presenti alla manifestazione, la presa di posizione democratica stride con la loro assenza dalla piazza e sovente dal conflitto reale, che si affidi il proprio sdegno ai comunicati stampa quando per settimane si è ignorata la presenza di Renzi a Pisa è semplicemente vergognoso ed espressione di una politica parolaia e inconcludente.

Detto ciò, leggere la giornata del 29 a senso unico e in termini autoreferenziali è sicuramente sbagliato.

Quanti teorizzano lo scontro tra la politica del fare e la prassi perdente del vecchio ceto politico istituzionale e di sinistra sviliscono i problemi e spesso manipolano la realtà riscrivendone alcune pagine a proprio uso e consumo.

Per questo, senza polemiche ma guardando in avanti, si rendono necessarie alcune riflessioni pubbliche, brevi e schematiche perché non vogliamo nasconderci dietro frasi fatte o parole roboanti ma guardare alla realtà dei fatti.

Proprio in queste settimane la parola d’ordine della solidarietà, se colpiscono uno colpiscono tutti, è stata letteralmente disattesa, intere aree politiche e sociali sono state del tutto assenti nel sostegno ai licenziati politici, cio’ tuttavia non ha impedito la nascita di comitati e l’organizzazione di presidi, iniziative, picchetti e assemblee nei luoghi di lavoro insieme ad una incessante campagna di controinformazione

Per prima cosa, l’autoesaltazione della manifestazione della resistenza alla forze dell’ordine è solo una parte della giornata del 29 che non riguarda la stragrande maggioranza dei presenti (dalle vittime del salva banche ai lavoratori del sindacalismo di base solo per citarne due) per i quali la presenza in piazza non era forzare il cordone della Polizia o dei carabinieri (sia ben chiaro: nessuno lo ha forzato…) ma contestare le politiche del Governo. I Cobas lo hanno scritto in un comunicato a caldo, le cariche contro i manifestanti sono una risposta inaudita contro il lancio di insalata, le percosse ai giornalisti, il fermo di alcuni, la blindatura di una città che ha reso inaccessibile il Cnr chiudendolo a ogni presenza critica verso il Governo sono segnali preoccupanti di una involuzione democratica ma anche un salto di qualità dei meccanismi di controllo e repressione. Del resto sta per arrivare una nuova legge sui daspo cittadini che accomuna Writers, attivisti sociali e quanti danneggiano il patrimonio, li inserisce senza alcuna distinzione in un unico calderone, il decoro urbano diventa strumento per limitare le libertà individuali e collettive e criminalizzare il dissenso e l’opposizione sociale. Questa battaglia va combattuta con un ampio schieramento si forze, non solo dentro un corpo militante, le libertà democratiche non riguardano solo il sindacato di base, i comunisti e gli antagonisti.

Il Ministro degli interni e le forze dell’ordine praticano la repressione contro chi manifesta contro il governo, una repressione che si manifesta in varie forme, per esempio restringono il diritto di sciopero impedendone l’esercizio ovunque possibile. Da qui i continui interventi della commissione di garanzia che a Pisa ha impedito nei servizi pubblici e negli appalti lo sciopero. Sulle libertà sindacali negate e sulla libertà di azione ristretta ai minimi termini è calato il silenzio non solo dai media ma anche da numerosi partecipanti al corteo . Affermare il diritto di sciopero è non solo una battaglia democratica ma l’affermazione di una agibilità senza la quale non si costruisce opposizione e conflitto nei luoghi di lavoro e non solo….

Allo stesso tempo, diffondere in rete comunicati sullo sciopero sociale omettendo l’intervento della Commissione di garanzia è l’ulteriore manipolazione della realtà , come se oggi denunciare l’assenza di agibilità sindacale in Italia fosse un disvalore o una pratica arrendevole.

Vogliamo chiederci la ragione per la quale nei luoghi di lavoro, ove lo sciopero è stato convocato, i partecipanti sono cosi’ ridotti e ancor meno numerosi risultano i presenti alla manifestazione?

Allo stesso tempo, l’invito fatto dai cobas a prendere giorni di ferie e permessi per scendere in piazza da quanti è stato raccolto al di fuori della solita cerchia di militanti politici ? Ben pochi, anzi urge una riflessione all’interno del sindacalismo di base perché numerosi suoi delegati non sono all’altezza dei compiti e si chiudono nei posti di lavoro senza guardare fuori

E per riflessione intendiamo anche autocritica e cambio di passo.

Segnalare la distanza tra la piazza del 29 e la stragrande maggioranza dei luoghi di lavoro (plaudendo a chi ha fatto sciopero o si è preso ferie per manifestare) significa prendere atto di una difficoltà che va affrontata e non svilita a 4 slogans

Detto cio’, l’idea della Pisa che sciopera e scende in piazza contro il Governo Renzi è frutto di una visione della realtà parziale perché la stragrande maggioranza del territorio non è stato minimamente toccato dalla mobilitazione del 29 nonostante lo sforzo di comitati e realtà che per settimane si sono sfinite battendo quartiere per quartiere,

Sia ben chiaro , ribadiamo l’importanza e il significato della giornata del 29, ma allo stesso tempo bisogna coglierne alcune criticità, le innumerevoli assenze in piazza (e non venite a raccontare che rimpiangiamo il ceto politico perché ci riferiamo agli spaccati di classe, all’assenza degli studenti medi, alla mancata presa di posizione degli insegnanti e dei ricercatori, alla stragrande maggioranza dei lavoratori del cnr presenti in servizio, alla assenza di tanti pisani che in altre stagioni sono stati solidali e attivi)

In piazza il 29 aprile c’era una parte importante della città ma una parte altrettanto rilevante, e assai piu’ numerosa, era del tutto assente come se la contestazione del Governo Renzi non fosse una priorità per tutti\e.

Prendere atto di questa situazione non significa sminuire la piazza del Cnr ma evitare di nascondersi dietro le autocelebrazioni, andare oltre e riflettere su come allargare e radicalizzare il conflitto, su come recuperare quella parte della città oggi silente. Cio’ non significa fare sconti all’opportunismo parolaio di chi si lamenta e basta ma neppure pensare che gli assenti siano ceto politico o un blocco sociale asservito al potere dominante.

Alcuni compagni\e dei Cobas

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