November 24, 2024
Negli anni ’70 e ‘80 il “Plan Condor” fu il coordinamento delle dittature civico-militari dell’America Latina, con la supervisione di Washington e della CIA, per eliminare gli oppositori politici, tramite il sequestro, la tortura e l’omicidio di migliaia di dirigenti e militanti delle organizzazioni popolari.
Con la contro-offensiva statunitense nel suo “cortile di casa”, all’inizio del XXI° secolo assistiamo ad una riedizione “moderna” del Plan Condor attraverso la nuova modalità dei golpe istituzionali. Dopo i tentativi golpisti in Venezuela (2002), Bolivia (2008), Honduras (2009), Ecuador (2010), Paraguay (2012), oggi è la volta del gigante Brasile, tra i più ghiotti bocconi dell’ultimo attacco.
Con il pretesto della lotta alla corruzione, lo scorso 12 maggio in Brasile è andata in scena la farsa grottesca del giudizio politico contro la Presidente della Repubblica Dilma Roussef, sotto accusa per aver cambiato destinazione ad alcune voci del bilancio federale. Si è trattato di una farsa giuridica, con l’obiettivo di criminalizzare decisioni amministrative e non certo di colpire reati di corruzione. L’opposizione non è stata in grado di presentare uno straccio di prova, né alla Camera, né al Senato, ma ciò non è bastato a fermare l’impeachment. In mancanza di prove di reato, siamo testimoni di un vero e proprio colpo di Stato parlamentare, realizzato grazie a decine di parlamentari corrotti, contro la volontà di più di 54 milioni di brasiliani che hanno eletto Dilma. Ed è così che, nonostante la sconfitta alle urne, la destra torna al governo con un golpe.
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