November 24, 2024
L’apprezzato ecologo versiliese Max Strata, dopo l’ottimo successo di “Oltre il limite”, ha appena pubblicato il suo secondo libro dall’eloquente titolo “Il cambiamento. Natura, consapevolezza e comunità”, nel quale affronta il tema delle prospettive concrete di mutamento degli insostenibili stili di vita personali e del superamento del modello di sviluppo dell’attuale società post-industrializzata.
La prima presentazione avverrà presso Villa le Pianore a Capezzano Pianore (Camaiore) durante il Terra Nuova Festival, domenica 21 alle ore 17.
Il programma del Festival che ha al centro tematiche legate alla sostenibilità ambientale, è scaricabile al link
http://www.terranuovafestival.it/.
Max Strata
IL CAMBIAMENTO: natura, consapevolezza e comunità. Dissensi Edizioni 2017.
Nell’era della crisi globale e della dissoluzione dell’individuo, c’è ancora uno spazio per acquisire consapevolezza ed operare il cambiamento di cui abbiamo bisogno. Di fronte al modello dominante e al collasso ecologico planetario, ciascuno di noi può infatti esistere al meglio e agire concretamente per ri-definire il proprio rapporto con il tutto. Questo libro disegna un quadro, propone idee e pratiche, esprime una visione e sollecita l’interesse a vivere pienamente questa opportunità.
Il testo segue la pubblicazione di “Oltre il limite: noi e la crisi ecologica” ed è un saggio che prende in esame il tema del cambiamento sia a livello personale che collettivo. Il concetto di cambiamento è qui esposto come un percorso potenzialmente evolutivo che può determinare comportamenti positivi e proattivi, donare energia ed equilibrio, con l’obiettivo di fare fronte alle criticità personalin e a quelle che derivano dalla crisi globale e che coinvolge gli ecosistemi naturali e le società umane. Il testo, caratterizzato da una breve narrazione dell’autore che è posta all’inizio di ciascun capitolo, è strutturato in due parti. Uno degli argomenti principali è quello relativo alla inevitabilità o meno della condizione attuale. Nel testo si analizzano dunque i contributi (sociologici, ecologici ed economici, ecc.) che evidenziano come in realtà questa condizione non sia affatto obbligata nè ultimativa.
Ne emerge il concetto chiave che il cambiamento positivo è possibile ma che presuppone un “doppio intervento”: quello su stessi e quello di comunità. Una delle chiavi di volta, risiede nell’organizzazione funzionale dei “gruppi per il cambiamento”, che a vari livelli ed in varie condizioni, lo promuovono secondo una logica “orizzontale” in cui può adeguatamente riconoscersi ed operare il singolo individuo.
L’intero processo, personale e collettivo, contiene lo sviluppo di una consapevolezza non antropocentrica, che sulla base di alcune pratiche, fondate tra l’altro sul rispetto del mondo vivente, sulla cooperazione e sulla collaborazione, necessita di strutturarsi e di potenziarsi mediante la costituzione di reti attive sul territorio.
In questo contesto, la riscoperta di un sè non conflittuale e l’idea di una comunità capace di ritrovare autonomia e autodeterminazione rispetto alla violenza dell’esercizio di un potere determinato altrove, costituiscono aspirazioni legittime e universali, purchè non si ceda all’egoismo localistico e si mantenga, o meglio si rinnovi, quella solidarietà sociale e transgenerazionale che è uno dei capisaldi del “risveglio” che qui viene analizzato.
L’integrazione dei sistemi naturali con i sistemi sociali che ha tra le sue caratteristiche essenziali, la semplicità, l’umiltà, l’equità e il senso del limite, si offre come possibilità per disfarci delle entità fittizie che pervadono il nostro tempo e ricondurci verso una dimensione unitaria.
Tra gli obiettivi, quello di uscire dalla frammentazione del presente per riacquisire una capacità di ascolto e di chiara percezione del nostro fluire nel tutto.
Ma perchè dovrei cambiare può chiedersi il lettore ? Perchè proprio io ?
La possibile risposta è articolata nei singoli capitoli del testo. Alle varie condizioni di sofferenza cui sono sottoposti la nostra specie e l’insieme dei viventi nell’era contemporanea e al tema di che cosa debba realmente intedersi per felicità, si può infatti provare a dare una risposta perseguendo una maggiore conoscenza e consapevolezza, con l’incremento di empatia e compassione, con l’esemplificazione di alcuni strumenti e di alcune pratiche che concorrono a sostenere un percorso di liberazione.
L’intero passaggio può dunque essere riassunto in una “visione” che offre l’opportunità per condividere una serie di principi e di prassi, utili a organizzare attività di resilienza locale in vista di una necessaria transizione ad un sistema socio-economico profondamente diverso dall’attuale che rientri nei limiti posti dalla necessaria conservazione degli ecosistemi e dalla rinnovabilità delle risorse naturali.
Andrea Vento
Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
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