November 24, 2024
Dal 7 al 17 novembre a Bonn, presieduta dalle isole Fiji, si è tenuta la Cop 23 (la 23esima Conferenza annuale sul clima organizzata dall’Onu) nel cui ambito, i rappresentanti di 195 paesi più l’Ue, si sono riuniti al principale scopo di trovare strategie di applicazione concreta degli Accordi di Parigi, raggiunti alla Cop 21 del 2015, in tema di riduzione dei gas climalteranti. Accordi storici che, a seguito dei proclami enfatici dei leaders mondiali, avevano suscitato grandi speranze per il contenimento del gravoso problema del surriscaldamento globale. Il ‘clima’ fiducioso è però ben presto svanito dopo le analisi degli ecologisti sul testo conclusivo dal quale sono invece emerse significative criticità, in primis: la mancata istituzione sia di “un comitato di controllo del rispetto delle disposizioni” che di un “meccanismo sanzionatorio” per chi non rispetti gli impegni sottoscritti. In pratica si tratta di accordi giuridicamente non vincolanti il cui rispetto è riposto nella sensibilità ambientale dei governi e nella loro determinazione politica nel trasformarla in atti concreti.
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