November 25, 2024
Lo scorso anno, il 12 settembre, Marcello Pantani ci ha lasciati. Nella Confederazione Cobas e in tutte le operaie e operai che ha sempre seguito con grande dedizione si è creato un vuoto incolmabile.
Marcello aveva un carattere irruento, spesso iracondo, ma era un compagno di una generosità immensa, come poteva riconoscere chiunque lo frequentasse abbastanza per comprendere la profonda umanità e sincerità.
L’onestà intellettuale con cui, fin dai tempi di Lotta Continua, ha portato avanti le sue battaglie, nella difesa dei lavoratori e dei diritti l’aveva portata dentro i Cobas, e la sua militanza esisenziale, prima ancora che politica ha permesso alla nostra organizzazione di fare un salto di qualità.
Ma la ricchezza di Marcello non era certamente solo quella politica, per quanto grandissima: in realtà quello che la sua assenza ha provocato è soprattutto un enorme vuoto sul piano umano, che spesso cerchiamo di colmare ricordandolo, durante le assemblee, per suscitare ancora la sua presenza ed evocare le sue indicazioni sempre preziose.
È stata una persona sempre all’altezza del suo ruolo -prima di tutto i problemi degli altri – che ha sempre svolto oltre un orario ragionevole: per Marcello, rifiutare un sostegno a qualcuno significava voltare le spalle a chi poteva aver bisogno di lui e della sua preparazione sul piano legale, ma soprattutto avrebbe assunto il profilo del tradimento della difesa dei diritti primari di ciascun lavoratore.
La passione per la politica, per il sindacato e per gli “ultimi” che per Marcello erano sempre i primi per importanza e attenzione, sono una parte dell’eredità che abbiamo ricevuto. Vogliamo ricordarlo ancora di più in questa giornata, anche se ogni giorno ci accompagna costantemente ed è sempre al nostro fianco, in ogni vertenza, in ogni assemblea, in ogni mobilitazione.
Rivolgiamo un pensiero a Marta e Francesco, mentre i compagni e le compagne della Confederazione Cobas di Pisa ricordano Marcello come uomo e compagno, che non ha mai risparmiato le proprie energie per infondere coraggio e speranza a tutti coloro con cui interloquiva, sempre con una parola di conforto o con un sorriso.
Un saluto a pugno chiuso e una carezza lieve, come la terra che ti ricopre.
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