November 30, 2024
Mentre il capo dello stato sta lanciando in scena il nuovo governo, ancora sostenuto dagli stessi partiti che tenevano bordone al precedente, col compito di proseguire le medesime politiche economiche e sociali devastanti, sul versante sindacale Cgil, Cisl, Uil e Confindustria continuano imperterrite a infierire sui diritti e sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.
E la Cgil, in vena di prodezze, supera se stessa.
Infatti, dopo aver fatto finta di essere contraria all’intesa-capestro sulla produttività raggiunta da Cisl, Uil e Confindustria nel novembre 2012 (un vera valanga di flessibilità scaricata sui lavoratori, anche peggiorando il contratto nazionale, in particolare riguardo all’orario di lavoro e all’organizzazione dei turni), adesso firma trionfante quella medesima intesa-capestro.
In più, il suo Comitato direttivo nazionale dà mandato alla segretaria generale, signora Camusso, di unirsi a Cisl, Uil e Confindustria per apporre un’altra firma, stavolta sull’accordo interconfederale “per la rappresentanza e la democrazia”, che farà le sue prime vittime proprio con gli accordi aziendali e territoriali sulla produttività.
Quest’accordo interconfederale è un vero capolavoro diabolico di “rappresentanza” e di “democrazia”, appunto, perché prevede che, per partecipare alle elezioni di RSU, si dovrà dichiarare preventivamente di rinunciare all’esercizio del diritto di sciopero su materie disciplinate da accordi approvati anche col solo 51% dei rappresentanti sindacali in azienda, senza che sia nemmeno obbligatorio il ricorso al referendum.
Il “bello” di questa storia è che in quel Comitato direttivo i dirigenti Cgil hanno votato tutti tosti e compatti (anche il “barricadiero” Landini della Fiom) a favore di questo “porcellum” sindacale, salvo il solito “estremista” Cremaschi, che si è pronunciato sonoramente per il NO.
E’ chiaro che questa regola forcaiola è finalizzata non solo a cancellare il diritto del sindacalismo di base di costituire RSU, ma anche a stroncare l’attività delle componenti dissidenti e ribelli di RSU, facenti capo non solo ai sindacati di base, ma anche alla stessa Fiom (vengono in mente i delegati di questo sindacato in fabbriche della provincia di Bergamo, come la SAME, o della Piaggio di Pontedera), mettendole fuori gioco prima che possano rafforzarsi e diffondersi come alternativa a un sindacalismo sempre più disponibile a stare solo e soltanto dalla parte dei padroni.
Cosa c’entri questa regola con la libertà sindacale e col libero esercizio del diritto di sciopero (cioè con gli articoli 39 e 40 della Costituzione) ce lo spiegherà di certo il segretario generale della Fiom in una delle sue arringhe a “Ballarò” o delle sue interviste al quotidiano “il manifesto”!
Ai sindacati di base -si spera uniti- e ai lavoratori il compito di contrastare la confusione e lo scompiglio, in cui questa misura intende sommergerli, e di farla pagare cara a chi ormai ha adottato la spudoratezza come metodo di confronto sindacale.
COBAS LAVORO PRIVATO
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