November 30, 2024
Dal Manifesto un articolo di Davide Conti
CRIMINALI DI GUERRA
Accusati dall’Onu di stragi, torture, deportazioni
Mille nomi italiani impuniti
Il Manifesto 25.04.2013
Davide Conti
Se la decisione della nuova giunta regionale del Lazio guidata da Zingaretti prova a restituire un minimo di dignità e di decenza alle istituzioni italiane, quello di Rodolfo Graziani non è certo l’unico caso di criminale di guerra italiano riabilitato dalla prassi politica della rimozione storica e dalla predisposizione dell’opinione pubblica nazionale all’oblio della memoria.
Degli oltre mille militari del regio esercito accusati dalla commissione delle Nazioni unite di stragi, torture, deportazioni e rappresaglie alla fine della Seconda guerra mondiale in Africa e nei Balcani, non solo nessuno venne mai processato, ma molti di loro riuscirono in brillanti carriere nella neonata repubblica antifascista.
Giuseppe Piéche, Ciro Verdiani
Eccone solo alcuni esempi: Giuseppe Piéche, capo della terza sezione del controspionaggio del Sim fascista collaboratore di Franco in Spagna e Ante Pavelic in Croazia divenne prefetto di Foggia con Badoglio e poi nominato da De Gasperi direttore generale della protezione civile del servizio antincenti (un ufficio riservato di polizia con compiti di schedatura politica e attività clandestina anticomunista). Nel 1948 da generale dei carabinieri promuove l’allontanamento dei partigiani dai corpi di polizia. Massone della Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù fugge a Malta nel 1970 perché indagato per il golpe Borghese.
Ciro Verdiani: ispettore generale di Ps a Zagabria con compiti di repressione antipartigiana e capo dell’Ovra dell’11ma zona sul confine orientale è il braccio destro del capo dell’Ovra Guido Leto. Nel 1946 è questore di Roma, poi viene nominato ispettore generale di Ps per la lotta alla mafia in Sicilia. Qui entra i rapporti stretti con il bandito Salvatore Giuliano. Incriminato per favoreggiamento della latitanza del bandito, muore in circostanze dubbie per un probabile avvelenamento da stricnina come Gaspare Pisciotta.
Messana, Barranco, Ravalli
Ettore Messana: dirige la questura di Lubiana fino al 1942 e quella di Trieste fino all’estate 1943, accusato dalla Jugoslavia e dalle Nazioni unite di crimini di guerra viene promosso dal secondo governo Bonomi ispettore di P.S. In Sicilia dove opera a fianco di Ciro Verdiani. Rosario Barranco: capo dell’Ovra a Nizza durante l’occupazione italiana, da dove vengono deportati 1.400 ebrei. Iscritto nelle liste Onu e della Francia come criminale di guerra, nel 1948 viene promosso capo della squadra mobile a Roma. Giovanni Ravalli: tenente della divisione Pinerolo durante l’occupazione italiana della Grecia è processato e condannato all’ergastolo dal governo di Atene nel 1946 perché ritenuto responsabile contro civili a Kastoria. Amico di Francesco Bartolotta, capo gabinetto di De Gasperi, viene graziato, scarcerato e rimpatriato nel 1950 grazie all’interessamento diretto del presidente del Consiglio presso le autorità greche. Al ritorno in Italia diviene prima prefetto di Palermo e poi prefetto di Roma.
Taddeo Orlando
Taddeo Orlando: nel 1941 generale di divisione, guida la 21ma Fanteria Granatieri di Sardegna durante l’occupazione e la repressione militare italiana in Slovenia e Croazia. Promosso Generale di Corpo di Armata è inviato in Tunisia dove viene fatto prigioniero dall’esercito inglese. Appena dopo l’armistizio è liberato su richiesta del governo italiano e nominato sottosegretario e poi ministro della guerra nei governi Badoglio. Nel 1944 viene nominato comandante generale dell’Arma dei carabinieri. Iscritto nella lista dei criminali di guerra dell’Onu, la Jugoslavia ne chiese invano l’estradizione. Nel marzo 1945 è accusato di complicità nella fuga di Mario Roatta, suo ex superiore in Slovenia, dall’ospedale militare Virgilio (attuale liceo) di Roma ed è costretto a lasciare la carica di comandante generale dell’Arma. Viene poi nominato segretario generale della Difesa e anche presidente della Commissione centrale di avanzamento per gli ufficiali inferiori e promuove il reinserimento del personale fascista nell’esercito e l’allontanamento di ex partigiani e ufficiali di orientamento democratico.
Tuti questi eccellenti criminali di guerra rimasero impuniti per sempre.
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