November 30, 2024
Con questa iniziativa i Cobas P.I. – grazie alla presenza del Prof. Beppe Scienza (docente presso l’Università di Torino e autore del libro “la pensione tradita”) – vogliono portare una ventata di chiarezza nella fitta nebbia delle notizie/informazioni che girano sui fondi pensione, partendo da un approccio critico che mira ad affrontare nel merito la questione.
E’ di pochi mesi fa la notizia che gli stessi fondi pensione sarebbero poco chiari e trasparenti, stando almeno a quanto scrive la circolare n. 2603/2012 della Covip, autorità amministrativa il cui compito è quello di vigilare sul funzionamento dei fondi pensione complementari.
La lista dei fondi è sterminata, si è partiti con il settore privato per sbarcare o “sbancare” – scegliete voi – nel pubblico impiego.
I fondi pensione vengono venduti facendo leva sulla preoccupazione e paura dei lavoratori che timorosi – e a ragione – di una futura pensione la cui entità si aggirerà su 60 – 70% del netto dello stipendio nei casi più rosei, fino a toccare punte – sarebbe più giusto parlare di abissi – del 44% del netto dello stipendio, sperano di ottenere un’integrazione che possa recuperare il potere di acquisto della propria pensione.
In poche parole, la speranza dei lavoratori (forse sarebbe meglio parlare di necessità) è di ottenere al termine della vita lavorativa una pensione dignitosa.
Anche se – c’è da dire – che non si tratta solo di una questione economica, ma anche di un problema etico, se pensiamo che dietro la previdenza integrativa si cela la speculazione finanziaria, quella che sottrae sempre più risorse agli investimenti nella ricerca, nell’industria. E’ ormai pacifico come la speculazione finanziaria abbia mandato in fumo non solo i risparmi di tanti cittadini ma sia alla base della crisi del sistema capitalistico, una crisi che da alcuni anni sta investendo il settore pubblico. Si pensi alle migliaia di posti di lavoro perduti in Italia, ai precari cacciati dalla Pubblica amministrazione, alle migliaia di licenziamenti in Grecia e agli effetti della spending review sui servizi socio sanitari.
In questo scenario, i sindacati confederali vanno dicendo che la previdenza integrativa sarà di aiuto soprattutto in presenza del fatto che il datore di lavoro darà un contributo aggiuntivo dell’1% della retribuzione utile al calcolo del tfr.
Non trascuriamo però che gli stessi sindacati sono coloro che siedono nei comitati di gestione dei fondi e dagli stessi traggono un potere notevole, il tutto a discapito di un ruolo conflittuale che dovrebbe rimettere la difesa del potere di acquisto di salari e pensione al centro dell’operato sindacale.
Ci pare che già queste criticità appena accennate potrebbero essere sufficienti a mettere in discussione il sistema dei fondi pensione.
Ma passiamo la parola al Prof. Beppe Scienza che ci aiuterà a capirne di più e ad affrontare anche altri aspetti che in questa breve presentazione abbiamo inevitabilmente tralasciato.
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