November 30, 2024
L’esperienza decennale di Rebeldìa ha rappresentato, per centinaia/migliaia di giovani (e non solo) nella città di Pisa, un approccio nuovo e alternativo di aggregazione sociale, culturale, politica incentrata sull’associazionismo e sulla solidarietà attiva.
A fronte di una città sempre più refrattaria alla fruizione di spazi da parte di giovani e cittadini non facoltosi, in cui non esiste più alcun luogo fruibile (locali o sale interne, né spazi o piazze) che non sia a pagamento, a farne le spese sono state soprattutto le associazioni e i gruppi promotori di iniziative politico-culturali e/o di spettacoli alternativi alle kermesse commerciali fondate su uno pseudo-divertimento vuoto e sponsorizzate da privati interessati esclusivamente alla propria pubblicità: il Progetto Rebeldìa ha offerto una alternativa alle miriadi di associazioni formate da cittadini, studenti, lavoratori, nuove figure dell’intellettualità cognitiva e del precariato impegnati a dare risposte diverse rispetto a quelle di una società fondata sull’ingiustizia sociale permanente, che spinge alla sottomissione dei più deboli e incita alla concorrenza spietata ed è orientata verso la dissoluzione individualistica.
Negli anni Rebeldìa ha organizzato e praticato, come in forme diverse il CSA Newroz e altre realtà di lotta per la casa e per la riappropriazione di spazi pubblici e privati lasciati vuoti, occupazioni di edifici abbandonati e dismessi, restituendo alla fruibilità da parte della cittadinanza spazi spesso decadenti e aggregando percorsi e progetti tra i più vari, accomunati dalla voglia di esperire una nuova socialità ed elaborare una diversa prospettiva sul mondo.
La posizione di contrapposizione delle forze politiche maggioritarie a Pisa è però stata netta: dallo sgombero della sede di via Battisti (per realizzare l’ennesima speculazione edilizia e la cementificazione del quartiere intorno alla Stazione con la costruzione della cosiddetta Sesta Porta) fino all’indifferenza per l’occupazione dell’ex Colorificio Toscano – in completo abbandono – che ha avviato l’esperienza del Municipio dei Beni Comuni, le responsabilità del PD, della Giunta comunale e del Sindaco Filippeschi sono evidenti. La scelta politica che si è fatta da anni, e che con determinata ostinazione viene portata avanti, è quella di favorire al massimo privati e speculatori per una pseudo-riqualificazione urbana a colpi di cementificazione coatta (proliferano Hotel tra Ospedaletto e Cisanello, il Parco di Cisanello è paralizzato attorno allo scheletro delle Torri per ricordare i più eclatanti) mentre non si consegnano le case ai bisognosi e si chiude qualsiasi canale di comunicazione con realtà non inquadrabili nella logica del profitto e della modernità liberista. Per questo, la maggioranza politica che governa/amministra la città dimostra ottusità e sordità a dialogare con quella parte di città creativa e indisciplinata alle regole del mercato e della pseudo-legalità del profitto (con l’eccezione di SEL, che schizofrenicamente si schiera a difesa di Rebeldìa e poi sostiene in maggioranza le politiche antisociali e antidemocratiche della Giunta Filippeschi).
La sentenza di sequestro del’ex Colorificio e le pelose reazioni politiche di alcuni esponenti del PD – che strizzano l’occhio al valore culturale e sociale del Municipio, per poi dichiarare che, comunque, le regole vanno seguite, la legalità va rispettata e tante belle e (falsamente) ragionevoli parole vuote – sono la prova concreta di come una pessima interpretazione del concetto di legalità produca mostri: le regole di un mondo al contrario, in cui una lontana multinazionale può distruggere un’esperienza produttiva ed economica di una città, producendo licenziamenti, disoccupazione e impoverimento senza che nessuno intervenga né politicamente né giudiziariamente, ma anzi difendendone il diritto a continuare a mantenere quella realtà produttiva dismessa in stato di abbandono e degrado, mentre un’esperienza di aggregazione libera, di socialità alternativa e di uso collettivo della proprietà viene repressa e continuamente distrutta.
Un mondo sottosopra, fondato sulle disparità economiche e le diseguaglianze sociali, a cui continueremo ad opporci, sostenendo e lavorando per unire le lotte dei lavoratori, dei senza casa, dei migranti, su cui auspichiamo converga senza compromessi anche l’associazionismo impegnato in progetti di altra socialità, come il Municipio dei Beni Comuni, per creare unitariamente le condizioni per trasformare la società e costruire un mondo fondato sulla giustizia sociale.
Pisa, 6/10/2013
Confederazione Cobas Pisa
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