Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Appalti tra grandi opere e devastazione del territorio

Postato il 23 Ottobre 2014 | in Lavoro Pubblico, Scenari Politico-Sociali, Sindacato, Territori | da

AppaltiE’ di pochi giorni fa un seminario della Cgil sulle “Direttive europee in materia di appalti pubblici” alla presenza del segretario Generale Camusso e di Raffaele Cantone, presidente dell’autorità anticorruzione. Fin qui niente di strano se non per il fatto che si organizzi una iniziativa nazionale senza rimettere al centro delle riflessioni la condizione di lavoro negli appalti optando per la solita interlocuzione con il Governo a seguito dello scandalo che ha coinvolto le grandi opere.

Sarebbe lecito aspettarsi dalla piu’ grande organizzazione sindacale la parola fine alle grandi opere che stanno dissanguando il paese (lo Sblocca Ita­lia c stan­zia 110 milioni per la difesa idro­geo­lo­gica -comma 8 dell’art. 7) e 3.890 milioni per i cemen­ti­fi­ca­tori e asfal­ta­tori d’Italia -comma 1 dell’art. 3), solo l’1% o poco piu’ di quanto gli italiani pagano per la conservazione del territorio viene effettivamente destinato a questo uso.  Con la scusa della salvaguardia del territorio si destinano soldi a quelle grandi opere che  il territorio da anni lo devastano creando quel dissesto idrogeologico che poi i cittadini e i lavoratori devono a loro spese affrontareSarebbe lecito aspettarsi dalla Cgil una presa di distanza dalle grandi opere, da operazioni come quella di Expo che introduce una precarizzazione sistematica dei rapporti di lavoro ma invece arriva altro.

Da anni in pochi abbiamo detto e scritto che in materia di appalti si stava realizzando un attacco al lavoro e alle condizioni dei lavoratori all’interno di una grande spartizione di potere e di denaro pubblico. A scanso di equivoci diciamo che le privatizzazioni in Italia sono alla base di una nuova e feroce corruzione che si è accompagnata alla corruzione di vecchio stampo, quella per intenderci che abbiamo visto all’opera attorno alle grandi opere. Compito oggi del sindacato è denunciare le privatizzazioni e i costi sociali che stiamo subendo anche con il blocco dei salari e della contrattazione ma al banchetto delle privatizzazioni siede la stessa Cgil che da quel sistema ha tratto giovamento , si pensi alla previdenza integrativa.

Ci si accorge con anni di ritardo che il proliferare delle stazioni appaltanti ha creato non pochi problemi (ma una stazione unica appaltante è la soluzione ?), cosi’ come la crescita delle centrali di spesa, per non parlare poi della riduzione delle spese secondo i dettami del massimo ribasso o dell’offerta economica (assai piu’ insidiosa e difficile da scardinare se accompagnata da valutazioni e punteggi costruiti ad arte per ridurre solo i costi del lavoro).

Ci indigna che oggi la Cgil parli di una legge di iniziativa popolare per offrire garanzie ai lavoratori impiegati nelle filiere degli appalti soprattutto alla luce di quanto sta accadendo da anni nei cambi di appalto , ci indigna perchè una legge di iniziativa popolare  sarebbe eventualmente discussa in un parlamento che vota quasi alla unanimità il job act  e non recepirebbe alcuna istanza per migliorare le condizioni dei lavoratori, per il controllo e la direzione a fini esclusivamente sociali degli appalti.

La presenza, negli appalti, di generiche clausole sociali non è garanzia  sufficiente a salvaguardia dei posti di lavoro e delle stesse condizioni retributive perchè cambiare un appalto consente di ridurre le ore e gli organici.

Pericolosa poi la scelta di rinviare eventuali correttivi alla contrattazione decentrata visto che ormai vige il sistema delle deroghe in nome delle quali i tetti imposti alle esternalizzazioni sarebbero facilmente aggirabili.

Per effetto dell’accordo interconfederale del 28.6.2011 e del decreto legge dell’agosto 2011, che all’art. 8 estende la possibilità di deroga sia nei confronti dei CCNL sia della legge.Art. 8, che era stato oggetto della raccolta di firme per il referendum abrogativo, lo stesso relativo all’art. 18 Stat. Lavoratori. Il sistema, en passant, è stato pure ribadito (anche se lì si trattava della contrattazione nazionale) negli accordi interconfederali del 31.5.2013 e del 10/1/2014., Allora come non capire che dietro alla manovra del governo sul lavoro ci sta la volontà di decidere su ogni materia senza che un Giudice possa imporre ai padroni la riassunzione di un lavoratore licenziato ingiustamente fino alla piena libertà di aggirare le normative forti del sistema di deroghe che rinvia ad una contrattazione decentrata di comodo?

In Italia non esiste una normativa che permetta di vincolare un certo datore di lavoro ad applicare un contratto invece di un altro, anzi è proprio la libertà di applicare il contratto piu’ sfavorevole (per i lavoratori ma vantaggioso per i padroni)  ad avere consentito ai padroni e alle cooperative di vincere appalti al ribasso facendo pagare la riduzione dei costi ai salari della forza lavoro

E tutto cio’ è avvenuto con il silenzio se non addirittura l’assenso delle organizzazioni sindacali rappresentative con i vari Governi via via succedutisi che hanno addomesticato le normative in materia di sicurezza e salvato il committente da numerose responsabilità

Per la Confederazione Cobas Pisa

Federico Giust

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