Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Appello contro il TTIP

Postato il 16 Dicembre 2014 | in Italia, Mondo, Scenari Politico-Sociali | da

Stop-TTIPE’ importante mandare un segnale di contrarietà per fermare questo sciagurato (per noi) progetto che i governi stanno trattando in segreto.
L’appello è stato lanciato a livello internazionale
Il link per firmare contro il Ttip:
https://stop-ttip.org

Due articoli di informazionre:

“VIDI UNA BESTIA SALIRE DAL MARE…”

E’ con queste parole che il profeta dell’Apocalisse descrive l’Impero Romano alla fine del primo secolo. Le stesse parole le userei per le nuove bestie che appaiono all’orizzonte: il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti, nell’acronimo inglese T-TIP e l’Accordo per il Commercio dei servizi, nell’acronimo inglese TISA. Due trattati pericolosissimi, purtroppo poco conosciuti dal grande pubblico, perché porteranno alla privatizzazione dei servizi.

 Il T-TIP creerà la più grande area mondiale di libero scambio fra le economie degli USA e della UE, che rappresentano metà del PIL mondiale e il 45% dei flussi commerciali. Le trattative per creare il T-TIP sono partite in tutta segretezza nel luglio 2013 a Washington e sono condotte da pochi esperti della Commissione Europea e del Ministero del Commercio USA. Obama vuole firmare il Trattato entro il 2015.

“Il Trattato più importante del mondo” , proclama il Sole 24 ore. Lo è infatti per i poteri economico-finanziari mondiali. Secondo De Gucht, commissario per il commercio UE, il Trattato offrirà all’Europa due milioni di posti di lavoro in più, 119 miliardi di euro di PIL che equivale a 545 euro in più all’anno per ogni famiglia. Per di più, ci sarà un incremento del 28% delle vendite di prodotti europei negli USA e dell’1% del PIL, nel giro di dieci anni. La realtà,invece , è tutt’altra! Il T-TIP è un negoziato stipulato senza la partecipazione dei cittadini. E’ un vero e proprio golpe da parte dei poteri economico-finanziari che governano il pianeta. E’ la vittoria delle lobby(multinazionali e banche), che hanno a Bruxelles quindicimila agenti e tredicimila a Washington, stipendiati a fare pressione sulle istituzioni.

Infatti il Trattato indebolisce il principio di precauzione vigente in Europa in relazione ai nuovi prodotti, elimina le sanzioni in caso di abusi relativi ai diritti sociali e ambientali, mira a una progressiva privatizzazione  di tutti i servizi pubblici, a sottomettere gli Stati a una nuova legislazione a misura di multinazionali ed infine trasferisce la risoluzione delle controversie tra imprese private e poteri pubblici a strutture di arbitrato privato tramite il cosiddetto ISDS(Individual State Dispute Settlement) .”Questa è una rivoluzione nelle procedure usate per risolvere i contenziosi tra privati e Stati”, dichiara Marcello de Cecco su La Repubblica , un quotidiano che spesso sulle sue pagine inneggia al Trattato. E continua:” E’ un’innovazione giuridica che serve a limitare drasticamente la sovranità degli stati , favorendo le grandi multinazionali.”

Il Trattato inoltre avrà pesanti ricadute sul mondo del lavoro aggirando le norme del diritto dei lavoratori proclamato dall’ILO, svuotando le normative per la protezione dei lavoratori, ma anche ridimensionando il diritto di contrattazione collettivo.

Quest’area di libero scambio USA – UE, creata dal T-TIP, sarà protetta dalla NATO , che peraltro già investe 1.000 miliardi di dollari all’anno in armi!

L’altra Bestia, ancora più minacciosa della prima, è il TISA (Trade in Services Agreement)- Accordo per il Commercio dei servizi. Il settore dei servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e produce il 70% del prodotto interno lordo: solo negli USA rappresenta il 75% dell’economia e genera l’80% dei posti di lavoro nel settore privato. Su questo ghiotto bottino, i rappresentanti di una cinquantina di Stati (UE, USA, Canada,Australia, Giappone…) si stanno ritrovando in totale segretezza nell’ambasciata australiana a Ginevra, dal 15 febbraio 2012 per un accordo sul “commercio dei servizi”(sic!). Si è venuti a conoscenza di questo grazie  a Wikileaks. I testi dell’accordo rimangono segreti. Scopo fondamentale di questo accordo è accelerare la privatizzazione di tutti i servizi pubblici e impedire qualsiasi forma di riappropriazione pubblica di un’attività privatizzata(sic!). Il TISA impedirebbe i monopoli pubblici (educazione nazionale) e i fornitori esclusivi di servizi anche a livello regionale e locale (per esempio le municipalizzate per i servizi idrici).

Tutto questo avviene nel più totale silenzio, anzi con l’impegno degli stati a non rivelare nulla di questa trattativa fino a cinque anni dopo la sua approvazione. Anche con il TISA, i governi vorrebbero concludere le trattative entro il 2015.

Come cittadini non possiamo accettare l’arrivo di queste Bestie che consegneranno l’Europa e il mondo alle logiche del mercato. “E’ l’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria”, che Papa Francesco bolla con tanta forza. Solo una vasta protesta di massa in tutta Europa potrà sgominare il T-TIP e il TISA. Nel 1998 noi europei siamo riusciti a sconfiggere il MAI (Accordo multilaterale sugli Investimenti), che è quasi la copia del T-TIP. Abbiamo vinto dicendo MAI al MAI! Possiamo fare altrettanto con il T-TIP e il TISA.

Già è in atto una mobilitazione in Italia fatta da un network di un centinaio fra associazioni di consumatori, sindacati e reti agricole con un sito molto informato. (www.stop-ttip-italia.net)

I capi di Stato europei sono già preoccupati per la crescente ostilità contro questi Accordi. Ne hanno parlato  al vertice del G20 a Brisbane(Australia). E il più convinto sostenitore di questi trattati l’abbiamo in casa. Il governo Renzi.

Carlo Calenda, vice-ministro per lo sviluppo economico nel governo Renzi e responsabile dell’Italia per il T-TIP, insiste perfino di includere nel Trattato il controverso meccanismo di risoluzione tra investitori e Stato, il cosiddetto ISDS, fortemente voluto dagli USA.

“Il T-TIP- afferma la Susan George-è un assalto alla democrazia, alla classe lavoratrice, all’ambiente, alla salute e al benessere della cittadinanza. L’unica risposta possibile dinanzi a questo attacco è alzarsi dal tavolo, chiudere la porta e lasciare la sedia vuota.”E’ questo quello che chiediamo al governo Renzi.

Mentre  alla Conferenza Episcopale Italiana(CEI) chiediamo di esprimersi su questi Trattati. La commissione degli episcopati della comunità Europea (COMECE)  ha sottolineato che il T-TIP “solleva una serie di problemi e controversie proprio perché la Chiesa deve far sentire la voce dei più deboli e dei più poveri in Europa e nel mondo, nella misura in cui saranno interessati dall’accordo di libero scambio.” I vescovi europei hanno deciso di preparare un documento per gli eurodeputati. Ma dovranno farlo in fretta se vogliono arrivare in  tempo. Perché i vescovi italiani non potrebbero fare lo stesso? Questo darebbe tanta forza alle comunità cristiane, all’associazionismo di ispirazione cristiana a congiungersi con il grande movimento di opposizione a questi trattati. Uniti possiamo farcela!

Ma dobbiamo muoverci perché i poteri forti vogliono chiudere la partita al più presto possibile.

Diamoci da fare perché vinca la Vita.

Alex   Zanotelli

Ttip: Ces e Afl-Cio uniti nella lotta

Se i negoziatori non perseguono questi obiettivi, i negoziati dovrebbero essere sospesi”. È la premessa al documento “ Il Ttip deve funzionare per le persone, altrimenti non funzionerà affatto ”, che la Confederazione Europea dei Sindacati (Ces) e la confederazione sindacale statunitense Afl-Cio hanno diffuso congiuntamente nel luglio scorso.

Il movimento sindacale europeo e quello americano – tradizionalmente non contrari agli accordi commerciali – hanno posto chiare condizioni alla Commissione Europea e all’Amministrazione Obama. Per poter proseguire, il negoziato Ttip dovrebbe garantire un pieno processo democratico, inclusivo dei parlamenti e delle parti sociali, sia nella fase di negoziato, come nell’implementazione e nel monitoraggio di un eventuale trattato; garantire che il capitolo sullo “sviluppo sostenibile” (norme ambientali, sociali e del lavoro) abbia la stessa forza ed esigibilità delle norme commerciali; proteggere lo spazio di legiferazione degli stati, l’interesse pubblico e il “principio di precauzione”; proteggere la privacy delle comunicazioni e informazioni personali.

Al contrario, secondo Ces e Afl-Cio, il Ttip non dovrebbe contenere alcun meccanismo di risoluzione delle dispute investitore-stato (il famigerato Isds); ostacolare le regole di controllo sui servizi finanziari; mettere in pericolo i servizi pubblici essenziali – che vanno esclusi dal negoziato; pregiudicare l’accesso ai farmaci e alle cure sanitarie; pregiudicare il principio di applicazione delle norme del paese ospitante per i lavoratori distaccati; contenere norme sull’immigrazione, che devono essere definite fuori dagli accordi commerciali, nelle sedi istituzionali idonee, come l’Ilo, e nell’ambito di un approccio basato sui diritti.

Ces e Afl-Cio confermano che, se queste condizioni non saranno rispettate, l’opposizione al negoziato non potrà che farsi via via più forte e numerosa, nel mondo del lavoro, come nella società civile delle due sponde dell’Atlantico.

Il rallentamento del negoziato ha consentito il moltiplicarsi delle prese di posizione di sindacati nazionali e delle categorie europee che, da IndustriAll (industria) ad Epsu (servizi pubblici), da Effat (alimentaristi e turismo) a Etf (trasporti), hanno chiesto la sospensione del negoziato. Tanto più dopo la firma del Ceta tra Europa e Canada, giudicato dalla Ces negativo in sé – tanto da chiedere al parlamento europeo e a quelli nazionali di votare contro la sua ratifica – e un vero e proprio “cavallo di Troia” rispetto al Ttip. Nessuna delle principali condizioni poste dai sindacati è stata rispettata. Il Ceta contiene un meccanismo Isds, include i servizi pubblici – per di più col sistema della lista “negativa” (tutto a mercato, salvo quanto esplicitamente negato), non prevede alcuna reale esigibilità dei diritti del lavoro.

Come noto, di fronte alla contrarietà dei governi tedesco e francese, la Commissione ha aperto una consultazione pubblica sull’Isds – senza ancora farne conoscere i risultati – e la Ces e i sindacati europei hanno espresso formalmente la loro contrarietà a questo meccanismo di arbitrato extragiudiziale che mette gli Stati alla mercè di multinazionali e investitori stranieri.

Ma, tanto più alla luce dell’ormai ventennale esperienza del Nafta, Afl-Cio ha avanzato serie preoccupazioni sui livelli occupazionali e sulla qualità dei posti di lavoro decantati dai sostenitori del Ttip, incontrando – da questa parte dell’Atlantico – analoghe preoccupazioni della Cgil, della Cgt, degli spagnoli, del Tuc inglese che hanno “trainato” su una posizione fortemente critica il sindacato tedesco e quelli nordici, tradizionalmente più “aperti” verso gli accordi commerciali. Del resto, un recente studio della Tufts University ribalta le previsioni – positive, per quanto limitate – degli studi di impatto commissionati dall’Unione Europea sulle prospettive per i posti di lavoro in Europa. Dal Ttip non deriverebbe alcun vantaggio occupazionale al vecchio continente, anzi un’ulteriore perdita di occupati, particolarmente nei paesi mediterranei. Così come aumenterebbero le distorsioni interne: aumenti nell’export verso gli Usa sarebbero pagati con la sostituzione di importazioni da oltre Oceano di una parte delle importazioni oggi provenienti da altri paesi europei. Le condizioni poste dai sindacati, dunque, sono tutt’altro che campate per aria e non saranno certo mitigate dalla parola d’ordine sulla trasparenza dei negoziati, lanciata dalla nuova Commissaria Cecilia Malstrom, mentre il governo italiano si intesta la medaglia della desecretazione del mandato negoziale. Come se ciò fosse sufficiente a mettere sullo stesso piano i sindacati – che hanno accesso ai brevi briefing informativi tra una sessione negoziale e l’altra – e le lobby finanziarie ed industriali che stilano norme e regolamenti con la Dg Trade o con lo staff del negoziatore Usa Froman. E se gli “strateghi” del Ttip, tra cui il nostro Vice Ministro Calenda, vedono nel trattato l’ultimo treno per agganciare gli Usa, irrimediabilmente rivolti all’Asia con il negoziato Trans Pacifico (Tpp), la Confederazione Internazionale dei Sindacati (Csi-Ituc) e 14 sindacati dei 12 paesi coinvolti hanno anch’essi chiesto – con motivazioni molto simili ai loro colleghi transatlantici – uno stop a quel negoziato.

Leopoldo Tartaglia

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