November 25, 2024
Intervenendo ieri a margine del convegno “Italia e Nato: quale difesa?”, organizzato a Roma dall’Istituto Affari Internazionali e dedicato alla discussione della riorganizzazione del sistema difesa italiano nel quadro euro-atlantico, la ministro della Difesa Roberta Pinotti ha commentato le recenti spedizioni di bombe ed armi da un aeroporto sardo verso l’Arabia Saudita, una monarchia assoluta wahabita che sta bombardando lo Yemen e realizzando un intervento di terra nel sud di quel Paese per eliminare il governo a guida sciita e ripristinare il precedente presidente sunnita. Ma l’Arabia saudita, insieme a Qatar, Emirati arabi uniti e Bahrein, è anche accusata di finanziare lo Sy tato Islamico/Daesh e la galassia di milizie jihadiste che si oppongono al regime di Bashir Al Assad in Siria. La Pinotti ha minimizzato con argomentazioni francamente abbastanza incredibili: «All’interno dei Paesi Arabi ci sono fondazioni private che finanziano i terroristi e vanno estirpate, ma dire di non fare più affari con quei Paesi è come dire che non bisognava più avere rapporti con l’Italia perché c’era la mafia». A parte che chi finanzia il Daesh (e Al qauda) fa parte spesso della famiglia regnante saudita o è legata mani e piedi agli altri emiri del Golfo e ne controlla buona parte dell’economia… evidentemente per la nostra ministro della Difesa, l’invio di armamenti a un Paese in guerra e che invia armi a milizie islamiste per far cadere governi di altri Paesi «è tutto regolare per quanto riguarda le autorizzazioni» e che il governo italiano «opera nel rispetto della legge».
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