December 24, 2024
In sintesi, dopo 16 anni dall’approvazione del Decreto Legislativo 81 del 2008, nei settori, porti, navigazione, pesca e ferrovie, ancora non sono pienamente applicabili le norme di tutela di fonte comunitaria in esso contenute ma restano in vigore leggi obsolete, addirittura precedenti all’approvazione della Direttiva europea 391/89 sulla materia.
A causa della mancata adozione dei decreti di coordinamento e armonizzazione nel settore ferroviario, ancora oggi si applicano – incredibilmente – norme dei decreti del 1955 e 1956 e leggi del 1974 e 1979. La previsione iniziale di un termine di 12 mesi per l’adozione di questi decreti, necessari per l’allineamento della normativa nazionale ai principi della legislazione europea, è stata colpevolmente prorogata dal governo italiano dapprima a 24 mesi, poi a 36 poi a 48, poi a 55 mesi; infine, nel 2012 il termine è stato rinviato a tempo indeterminato “fino all’approvazione dei decreti…”.
Ancora In Marcia ! è una rivista radicata nel settore ferroviario, tuttavia è pienamente consapevole e partecipe delle criticità presenti nell’intero mondo del lavoro. Per questo abbiamo sollevato il tema anche riguardo gli altri settori interessati con i quali condividiamo notevoli affinità, tecniche, organizzative e di rischio, nonché indici infortunistici estremamente significativi.
Rischi venuti tragicamente alla ribalta nel caso dell’infortunio multiplo, (anche conosciuto come la strage di Brandizzo), avvenuto nella notte del 31 agosto 2023 in provincia di Torino, durante la manutenzione dei binari, nel quale hanno perso la vita cinque operai. Questa tragedia ha messo in luce un quadro giuridico paradossale in cui le norme di protezione dei lavoratori addetti all’infrastruttura ferroviaria in Italia – sulla base della legge 191/74, una delle norme oggetto della nostra denuncia – sono stabilite dalla stessa impresa datrice di lavoro e committente dei lavori (RFI Spa), mediante proprie “Istruzioni” che hanno valore di legge e non dalle norme generali di tutela di derivazione comunitaria, valide per il resto dei cantieri.
Il ministero dei trasporti, in questi anni, salvo uno schema di decreto varato nel 2012 e rimasto chiuso in un cassetto, si è distinto per l’inerzia amministrativa. Dietro a questo inescusabile ritardo temiamo si celi una sorta di avversione da parte del potente apparato economico industriale che governa il mondo ferroviario e quello marittimo.
Neanche i ripetuti solleciti giunti dai ferrovieri, delle associazioni degli operatori della prevenzione e da ultimo anche delle regioni sono stati sufficienti per sbloccare lo schema del provvedimento. Le ultime notizie ufficiali segnalano che “… La bozza di schema è al vaglio dell’Ufficio Legislativo del MIT“.
Siamo convinti che questa denuncia, se raccolta e sostenuta da tutti i soggetti interessati realmente alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, parlamento e parlamentari, partiti, regioni (in primis la Lombardia coordinatrice per la sanità nell’ambito della Conferenza delle Regioni), sindacati nazionali, ASL, Ispettorato Nazionale del lavoro, associazioni di volontariato e professionali, istituzioni scolastiche e di ricerca, organi di informazione, ecc., possa rappresentare uno stimolo per offrire al nostro paese una legislazione al passo coi tempi.
Noi, da semplici cittadini, pensiamo di aver fatto la nostra parte. Quando si tratta di sacrifici e rinunce ci sentiamo spesso dire che “Ce lo chiede l’Europa… “. Oggi siamo noi a chiedere all’Europa. Vediamo cosa risponderà.
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