November 30, 2024
Eccezion fatta per poche eccezioni, il mondo del lavoro guarda con distacco e disinteresse alle vicende palestinesi.
In questi anni il sindacato ha disabituato i lavoratori a indignarsi alla guerra e alle ragioni che la provocano, a prendere posizione come accaduto molti anni fa per il Vietnam o per il Cile.
Con l’inizio delle operazioni di terra il bilancio delle vittime a Gaza è ormai di centinaia di persone, bambini e anziani per lo più.
Le immagini mostrano un popolo (quello palestinese) bombardato da armi moderne di distruzione di massa, interi villaggi rasi al suolo, distrutti gli acquedotti e le centrali elettriche.
Le operazioni militari di Israele hanno precisi obiettivi quali colpire i cunicoli scavati dai militanti palestinesi, accaparrarsi del gas davanti alla costa di Gaza dopo che l’autorità palestinese stava per raggiungere un accordo con i Russi, distruggere ogni sostegno popolare alla Resistenza contro la occupazione militare di Israele.
Tra le distruzioni perpetrate dall’esercito israeliano anche ospedali, quello di El-Wafa. El Wafa , centri medici, scuole e asili, in violazione dell’articolo 18 della Quarta Convenzione di Ginevra, in base al quale “gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti belligeranti”.
Viene respinta perfino l’apertura di un cordone sanitario per portare aiuto alla popolazione civile, già si parla di migliaia di profughi la cui destinazione è alquanto problematica visto che i campi sono già al collasso e con acqua e luce razionata.
C’è una emergenza umanitaria in Palestina e la necessità di prendere posizione a sostegno di un popolo martoriato a cui viene negato il diritto ad una terra e all’autodeterminazione.
Noi operiamo una scelta di campo , siamo dalla parte dei palestinesi e contro il Governo di Israele (non contro gli Israeliani e men che mai gli ebrei molti dei quali hanno preso posizione nel mondo contro la guerra in corso), non vogliamo limitarci ad appelli generici all’Unione Europea e chiediamo ai lavoratori e alle lavoratrici di prendere posizione, di raccogliere fondi e soprattutto di non assuefarsi alla guerra. L’assuefazione alla barbarie si traduce anche in supina accettazione della nostra condizione di lavoro, della riforma della Pa di Renzi, dei blocchi quinquennali ai contratti.
Cobas Pubblico Impiego
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