November 24, 2024
Un hacker colombiano svela di aver impiegato malware per favorire l’elezione di Enrique Peña Nieto e di aver lavorato in altri nove Paesi dell’America Latina.
Se non fosse che sono coinvolti i diritti di milioni di cittadini e di elettori, la storia pare uscita dritta dalla fantasia di uno sceneggiatore di serie tv. Un hacker ed esperto di comunicazione digitale ha aiutato il presidente messicano Enrique Peña Nieto a vincere le elezioni nel 2012 manipolando l’elettorato attraverso la rete. A rivelarlo è stato proprio lo stesso hacker Andrés Sepúlveda.
Una guerra sporca
Arrestato in Colombia, dove dovrà scontare 10 anni di prigione, in una lunga intervista a Bloomberg Sepúlveda, 31 anni, racconta di aver viaggiato negli ultimi anni per tutto il continente con il compito di manipolare le elezioni in Nicaragua, Panama, Honduras, El Salvador, Colombia, Costa Rica, Guatemala e Venezuela. E poi il Messico. «Il mio lavoro è condurre una guerra sporca, con operazioni di ingegneria sociale, black propaganda (propaganda tesa a screditare l’avversario) e pettegolezzi in modo da orientare l’elettorato», ha spiegato Sepúlveda. Per otto anni questo hacker ha rubato dati, installato malware (programmi di spionaggio) e creato false onde di entusiasmo o di ira sui social media. E nel 2012 ha messo le sue «competenze» al servizio dell’allora candidato di destra Enrique Peña Nieto per la modica cifra di 600 mila dollari. Dal team del presidente messicano ovviamente negano tutto. Juan José Rendon, un consulente di stanza a Miami, che avrebbe assoldato l’hacker, spiega di averlo incontrato una volta nel 2005 per commissionargli il design di un sito.
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