November 29, 2024
L’assemblea nazionale dei laboratori dello sciopero sociale, tenutasi a Napoli il 30 novembre a cui hanno partecipato piu di 300 tra precari, studenti e sindacati di base, chiama alla mobilitazione sotto il Senato mercoledi 3 dicembre contro l’approvazione del Jobs Act.
Il governo Renzi con un’ulteriore forzatura democratica e costituzionale accelera ancora il percorso di approvazione della legge delega e valuta l’ipotesi di blindarla col voto di fiducia. Segnali di un processo totalmente autoritario ed eterodiretto dalla BCE e dalla Troika. Ma anche il tentativo di depistare e disinnescare il protagonismo di centinaia di migliaia di precarie e di precari che hanno dimostrato la propria opposizione a questo progetto nella giornata dello sciopero sociale del 14 novembre come nelle piazze e negli scioperi che stanno attraversando il paese. Chi vuole ipotecare la nostra vita e il nostro futuro non ci troverà in silenzio!
Facciamo appello alle sensibilità democratiche che ancora r/esistono nel Senato della Repubblica a tradurre le parole in fatti facendo ostruzionismo e opposizione in ogni modo all’approvazione della legge. Ai precari, agli studenti, ai soggetti collettivi che hanno animato l’opposizione al jobs act diamo appuntamento sotto Palazzo Madama fin dal mattino di mercoledi: circondiamo il Senato, portiamo la voce e la rabbia del paese reale che non abbassa la testa di fronte alla dittatura finanziaria. Il nostro tempo è adesso!
#30n Napoli. L’assemblea nazionale dei laboratori per lo #scioperosociale tenutasi oggi nella capitale della disoccupazione ci ha consegnato una discussione intensa e ricca, che da subito ha evitato le trappole narrative ed autocelebrative, ponendosi il tema dell’organizzazione concreta e dell’agenda politica che traduciamo in un nuovo appello alla mobilitazione. Un appello che tiene conto del successo, della forza e soprattutto della grande capacità di accumulo che il 14N ha saputo costruire. Lo sciopero sociale ha visto una miriade di esperienze concrete di lotta riconoscersi in uno spazio comune di elaborazione, ricerca e mobilitazione proiettato oltre il meccanismo della mera solidarietà, riportando al centro il tema dello sciopero, del suo diritto e del suo uso. Per praticare una rottura della pacificazione operata dal governo Renzi e cominciare ad affrontare, attraverso la prassi del blocco dei flussi produttivi, il problema dell’estensione dello sciopero alle migliaia di precari, disoccupati, lavoratori a nero e a titolo gratuito di questo paese: quella massa sempre più estesa e diversificata di donne e uomini che non hanno mai conosciuto diritti sociali e sindacali, o che se li vedono progressivamente negati.
Raccogliamo il dato di un paese nient’affatto pacificato, come il governo vorrebbe o vorrebbe far credere, e che vede importanti segnali di disponibilità nel mettersi in movimento, assieme ad una rinnovata consapevolezza anche del mondo studentesco a mobilitarsi non più e non solo sull’ambito ristretto della formazione, ma cogliendo appieno il tema delle prospettive di esistenza condannate ad una precarietà senza riscatto.
Nella discussione è emersa inoltre la necessità di rafforzare il radicamento sociale nelle periferie, dove le destre hanno soffiato nelle ultime settimane sulla sofferenza sociale, nel tentativo di eterodirigere l’odio di classe e la rabbia degna di tutti gli sfruttati in un quadro di guerra tra poveri e orizzontalizzazione del conflitto. Capire, in questo, come è possibile favorire le condizioni perché i migranti siano protagonisti del processo dello sciopero sociale, così come sono stati protagonisti di alcune delle più rilevanti lotte per il diritto alla casa, contro lo sfruttamento e la precarizzazione negli ultimi anni è un tema che si impone con forza nell’agenda collettiva. Urge tematizzare la questione del ricatto politico del permesso di soggiorno e del lavoro nero come forza lavoro strutturalmente scoperta da qualsiasi tutela sindacale e totalmente ricattabile.
Il #14n è stata una grande giornata di mobilitazione e di presa di parola che ci consegna tante questioni aperte: innanzitutto il compito di essere pronti sul brevissimo periodo, per rispondere alla tattica di accelerazione del governo volta a sabotare e disinnescare l’organizzazione del dissenso, guardando al tempo stesso con lucidità e costanza al futuro dei processi organizzativi dei laboratori per lo sciopero sociale.
Quello che in questa fase così mobile e aperta ci unisce nello spirito costruttivo, ribadito da tanti interventi, è il metodo dello strike meeting: unire, fare coalizione, valorizzare la ricchezza che si può esprimere nell’unità e nelle differenze a partire dallo sciopero sociale e dai suoi obiettivi come progetto e come processo condiviso.
Abbiamo delle date imminenti e un percorso lungo davanti: da oggi, da questa grande assemblea di Napoli, cui hanno partecipato oltre 300 persone, facciamo appello a tutti i soggetti che vogliono opporsi alle politiche di questo governo per convergere da quante più città possibili a Roma, il 3 dicembre: circondiamo il Senato, blocchiamo, rendiamo impossibile il lavoro parlamentare che si è dato come ordine del giorno l’approvazione del jobs act! Dopo settimane di proteste in tutto il paese, Renzi risponde azzerando finanche la discussione parlamentare per blindare con il voto di fiducia una delega in bianco che tocca il nodo decisivo del mercato del lavoro, che aggredisce e offende ulteriormente la dignità e le possibilità di esistenza di milioni di persone. Invitiamo inoltre tutte e tutti coloro che non possono raggiungere Roma a organizzare forme territoriali di opposizione all’approvazione del jobs act.
C’è però anche il tema dei decreti attuativi della buona scuola, dello sblocca-italia e eventualmente dello stesso jobs act, sui quali sarà necessario costruire con più tempo a disposizione l’opposizione sociale, sapendo che la sfida più grande resta quella di coinvolgere tutti coloro che saranno colpiti da queste misure dopo la loro eventuale approvazione e ai quali dobbiamo essere in grado di offrire una prospettiva di lotta e organizzazione.
Uno spazio e un tempo da attraversare in forme sempre più coordinate, espansive e consapevoli proprio perchè sono sempre meno lisci, pesantemente investiti dall’irregimentazione dei processi istituzionali, dal sostegno mainstream al conflitto orizzontale e dall’accelerazione repressiva sia sul terreno giudiziario che sociale, come testimonia in queste settimane l’ondata di sgomberi che da Roma a Milano attacca il diritto all’abitare e le reti che lo sostengono.
Tra le date imminenti quella del 12 dicembre rappresenta uno sciopero assolutamente inadeguato per la tempistica e soprattutto per i contenuti della sua piattaforma. Tuttavia, pur tenendo conto delle differenze che animano i laboratori dello sciopero e in particolare la decisione dei sindacati di base di non aderire né attraversare in alcun modo quella data, in molti riteniamo opportuno porci il problema di utilizzare quel contesto oltre che di comunicare con altre lavoratrici e lavoratori. Crediamo sia possibile un uso autonomo e precario di questa giornata in aperta critica con i sindacati confederali che hanno convocato lo sciopero, attraverso blocchi, occupazioni, cortei studenteschi e forme di comunicazione politica su alcuni punti programmatici e qualificati sviluppati in questi mesi dai Laboratori dello sciopero sociale.
Oltre dicembre e per proseguire il percorso avviato, lanciamo un nuovo meeting a Febbraio, in Roma. L’obiettivo è costruire uno spazio concretamente laboratoriale che si proponga, in due giorni di workshop, di entrare nel merito delle questioni:
– In che modo, con quali strumenti, con quali strategie i laboratori possono espandere la loro vocazione di spazi di autorganizzazione e ricomposizione sociale delle lotte contro i processi di precarizzazione e privatizzazione. Come possono federarsi, coordinare la loro iniziativa e raggiungere quanti non sono sindacalizzati o sindacalizzabili nelle forme classiche ma possono costituire una forza concreta, organizzata, che incida nel conflitto di classe contemporaneo.
– Come allarghiamo la nostra discussione e il nostro metodo allo spazio europeo, a partire dalla consapevolezza che i rapporti di forza che dobbiamo rovesciare sono organizzati sul piano globale e le politiche del lavoro hanno una scala europea. Riportare al centro il tema del lavoro e della pratica sociale dello sciopero con l’individuazione di rivendicazioni comuni, a partire da quelle di un salario minimo, un reddito e un welfare europei, può essere la base
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