November 27, 2024
Il referendum indetto per domenica 5 luglio dal governo greco, per sottoporre alla volontà popolare le proposte-capestro delle “istituzioni internazionali“ (la cosiddetta Troika, cioè Banca Comune Europea, Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale), è stato presentato dal premier Renzi come la possibilità di scelta fra la permanenza della Grecia nell’Euro e il ritorno alla Dracma. In realtà, il governo greco sta cercando di sottrarre i vasti settori sociali colpiti dalle politiche di austerità dell’Unione Europea al mostruoso ricatto con cui s’intende imporre l’attuazione di spietate politiche economiche e sociali, contrarie agli impegni assunti da Tsipras col popolo greco.
La Grecia ha perso totalmente la sovranità economica (per altro, già ridotta al lumicino) ormai dal 2010, allorché è stata posta sotto “tutela internazionale” e la totalità dei finanziamenti ottenuti in cambio delle cosiddette “riforme strutturali” è stata impiegata per restituire i prestiti contratti con le banche private (in prevalenza francesi e tedesche) e successivamente con gli Stati europei e le istituzioni internazionali.
Una restituzione, i cui costi sono stati scaraventati sulla pelle dei settori popolari in termini di disoccupazione al 27%, riduzione delle retribuzioni e delle pensioni del 20%, generalizzato aumento della povertà, denutrizione dei settori più poveri della popolazione, taglio feroce della spesa sanitaria, crescita del tasso di mortalità, in particolare nella primissima infanzia e nelle fasce più anziane.
Il debito pubblico, intanto, è aumentato vertiginosamente proprio con l’avvio dei cosiddetti “piani di salvataggio”. Tant’è vero che esso fino al 2009 era inferiore al 104% del PIL e nel 2010 è salito al 148,3% e attualmente supera il 180%.
Ma evidentemente per le “istituzioni internazionali” le sofferenze inflitte al popolo greco non sono ancora sufficienti!
Cosa si cela dietro lo scontro in atto fra un Paese in ginocchio e gli interessi dei gruppi finanziari internazionali rappresentati dalla Troika? Un’analisi seria permette di comprendere che oggetto dello scontro non è soltanto il denaro (che in caso di default la Grecia, comunque, non restituirebbe), ma il trasferimento del potere di governare dallo Stato greco (e da ogni altro Stato che si trovi o possa trovarsi nelle sue condizioni) alle organizzazioni finanziarie internazionali, ovvero ai mercati dove esse la fanno da padroni assoluti. E’ in questi termini che si spiega l’assalto accanito della Troika contro i diritti dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati greci. Un assalto, attraverso cui si esprime il conflitto di classe su scala internazionale, che vede il capitale ben rappresentato e armato e i lavoratori deboli e disorganizzati.
Attualmente, la Grecia rappresenta il principale campo di sperimentazione per l’affermazione di un nuovo ordine politico-economico-sociale in Europa, che mira ad assicurare al capitale un potere inattaccabile da parte del lavoro sotto padrone e, al tempo stesso, a configurare un’Unione Europea basata sul dominio del capitalismo tedesco. Infatti, è sotto gli occhi di tutti il fatto che esso, dall’esplosione della crisi economica a oggi, esso mira a costituire un’elite dominante trasnazionaleal cui servizio si sono schierati i governi delle destre popolari e del centro(sinistra?) social-democratico.
La crisi economica fa il bello e il cattivo tempo e cresce sempre piu’ in tutti i Paesi dell’Unione il divario tra “ricchi” e “poveri”, cioè tra padronato parassitario e speculatore e classi poplari e medie in decadenza, si è accentuato a tutto vantaggio dei primi. Tutto cio’ accade per garantire profitti e potere alle loro rispettive borghesie, e in questa direzione si muovono le forze politiche funzionali al sistema capitalistico (in primis il PD nostrano) anche con leggi sempre più improntate alla cancellazione di ogni diritto del lavoro, del diritto alla salute, all’istruzione, allo “stato sociale”. Renzi insegna, in Italia, col Jobs act, con la cosiddetta “buona scuola”, col taglio della spessa sociale, in primo luogo di quella relativa al sistema sanitario.
La lezione di resistenza del popolo greco è incentrata sulla difesa dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione contro l’aggressività di un capitale che brandisce tutto l’arsenale messo a sua disposizione dall’Unione Europea: parametri, leggi, sovrastrutture politiche, tutte scattate a serrare i ranghi di fronte al primo tentativo di rivendicazione della sovranità da parte del popolo di un piccolo Paese.
Sostenere la lotta di resistenza del popolo greco significa aprire un fronte di lotta in Europa contro il capitalismo finanziario imperante, a vantaggio della riaffermazione della sovranità popolare, dei diritti dei lavoratori e dei migranti, dell’ambiente, dei cosiddetti beni comuni.
Cobas Pisa
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