November 23, 2024
Modello “formaggio svizzero”
Sembra paradossale ma è spiegato dalla teoria del “formaggio svizzero”: è l’unione (o meglio la contemporaneità) dei provvedimenti a fermare l’accelerazione della pandemia. Si capisce meglio con l’immagine esplicativa del formaggio con i buchi compilata e adattata al coronavirus dal virologo Ian Mackay: nessun intervento singolo è ideale e perfetto per fermare l’epidemia, perché ogni misura lascia dei “buchi” da cui passa il virus. Tanti interventi (nel disegno, tante fette) migliorano di molto le potenzialità di successo. E’ una concettualizzazione classica su come affrontare il rischio: il modello è stato introdotto per la prima volta da James Reason per discutere i guasti in sistemi complessi che richiedono il coordinamento di molti elementi umani e meccanici al fine di evitare catastrofi (come l’energia nucleare e gli incidenti aerei).
Come funziona
Paragona i sistemi umani a più fette di formaggio svizzero, allineate l’una accanto all’altra, in cui il rischio che una minaccia diventi una realtà è mitigato dai diversi strati e tipi di difese. Ciò che è necessario per fermare la diffusione di un agente patogeno come SARS-CoV-2 è raggiungere una sorta di livello di soglia (minimo) di risposta sufficiente per ottenere una deviazione nella traiettoria dell’epidemia, per portarla sotto controllo. E’ necessaria una combinazione di interventi di “riduzione del contatti” (ad esempio, la chiusura delle scuole e i divieti di assembramento) e “riduzione della trasmissione” (le misure “igieniche”). Questi sono chiamati in gergo medico “interventi non farmaceutici”.
La speranza del modello del “formaggio svizzero” è che, indipendentemente dalla combinazione specifica di interventi non farmaceutici, quando si raggiunge una certa soglia di interventi (fette) si riduce la diffusione dell’epidemia.
Se ogni famiglia, azienda, città attua più di due o tre azioni rigorose, si dovrebbe riuscire a fermare il contagio.
Marco Spezia
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