December 30, 2024
Da un paio di mesi in Magna il lavoro straordinario di fine settimana è diventato una specie di lavoro ordinarissimo per quegli operai e quelle operaie che non ce la fanno a dire: “NO, grazie!”.
E si capisce perché: il salario non ce la fa, ormai da molto tempo, a tenere il passo con l’aumento del costo della vita e con l’aumento delle tasse di ogni tipo; gli aumenti salariali dovuti ai rinnovi dei contratti nazionali, soprattutto quelli separati, sono una miserabile elemosina; la cassa integrazione fa il resto, in termini di migliaia di euro in meno all’anno, soprattutto per chi in cassa ci si trova, più che legittimamente indignato, perché l’azienda lo considera un “ramo secco” o intende castigarlo.
E poi c’è la politica tra il mieloso e il paternalistico di qualche capo, che ti fa capire che da te si aspetta responsabilità verso l’azienda, la quale ti sarà “riconoscente” (!) quando si tratterà di individuare quelli e quelle da mettere in mobilità: “Quelli e quelle che avranno fatto lo straordinario, si troveranno in una botte di ferro!”, ti sussurra all’orecchio.
Si capisce … Ma quelli che riescono a dire: “No grazie!” hanno di certo gli stessi problemi degli altri, eppure non si fanno piegare dal bisogno né incantare dalla gerarchia padronale.
E intanto stanno salendo disagio e indignazione per tutto questo lavoro, che ormai si configura sempre più come schiavitù salariata, mentre la fatica sta accumulandosi come un veleno, col corpo e la mente che accusano stanchezza e bisogno di riposo, bisogno di frequentare amici e amiche e di vivere in famiglia un fine settimana pieno e non più ridotto ai minimi termini.
L’incidente sul lavoro, avvenuto in Audi nel turno di notte tra mercoledì e giovedì, magari non c’entra niente con questo sfruttamento prolungato del lavoro operaio, che è sempre più massacrante già nell’orario ordinario (basta pensare alla riduzione continua delle postazioni sulle linee) e mette a rischio di continuo la sicurezza. O forse c’entra.
In ogni caso, suona come un campanello d’allarme per l’incolumità personale, per il rispetto della propria persona, per mettere la persona aldisopra di ogni calcolo produttivo. Un campanello d’allarme anche rispetto al lavoro straordinario.
Come Cobas, già 2 mesi fa ci eravamo detti contrari alla prospettiva di questo lungo ciclo di lavoro straordinario e ci eravamo dati disponibili a cercare forme di organizzazione che rispettassero la salute di operaie e operai e il diritto al lavoro di chi viene obbligato a stare fisso in cassa integrazione.
Questo lo ribadiamo oggi, mentre questo ciclo continua imperterrito e si prepara a scippare anche il 25 Aprile, giornata di LIBERAZIONE dalla seconda guerra mondiale, da una dittatura cha aveva cancellato ogni diritto, da un sistema delle aziende che teneva gli operai come in galera.
Perché non cominciare proprio da questo 25 Aprile a RI-LIBERARCI?
Cobas Lavoro Privato – Pisa
Cobas Lavoro Privato – Livorno
Cobas della Magna di Guasticce (LI)
Lascia un commento