Un torto subito da un lavoratore è un torto fatto a tutti (IWW)

Enti locali e partecipate: chi controlla chi?

Postato il 3 Marzo 2016 | in Italia, Scenari Politico-Sociali | da

chi-controlla-i-controlloriIn parlamento è in discussione  un dlgs sulle società partecipate all’interno del pacchetto di decreti facenti parti del riordino della pubblica amministrazione voluto dal Governo Renzi e dal ministro Madia

Dallo schema del decreto si capisce subito quale sia l’intento, ossia  una efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, tutela e promozione della concorrenza e del mercato, nonché razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica

Da almeno due anni il Governo  ha avviato una operazione ben precisa che mira alla cancellazione di aziende e di migliaia di posti di lavoro, lo ha fatto in nome del contenimento della spesa e per eliminare quelli che vengoino definiti inutili e dispendiosi carrozzoni

Città per città dovremmo costruire una mappa delle partecipate ma dai primi dati in nostro possesso possiamo sostenere, senza timore di smentita, che a partire dalla fine del 2014 sono centinaia le aziende messe in liquidazione con un iter lungo e macchinoso che ora il Governo vorrebbe accorciare con un apposito decreto legislativo

Da dimostrare che le aziende in dismissione siano tutte decotte e inutili, molti enti hanno deciso con appositi atti la liquidazione di aziende che non erano in passivo ma venivano ritenute non funzionali e non strategiche

Sarebbe interessante seguire l’iter dei processi di dismissione per comprendere la finalità vera di questi percorsi visto che dalle prime valutazioni appuriamo che le quote di alcune aziende sono state vendute a un prezzo decisamente basso a soggetti privati che, in virtù della dismissione delle quote pubbliche, vanno acquisendo una sorta di monopolio nello specifico settore

E’ innegabile che numerose partecipate siano state strumento per aggirare i patti di stabilità (che hanno messo in ginocchio le autonomie locali e la sanità favorendo le privatizzazioni) , ma la loro liquidazione potrebbe rappresentare non solo un lauto affare per i privati  ma anche una colossale rimessa per il pubblico soprattutto laddove (e non mancano casi) i bilanci delle partecipate siano in attivo e gli introiti non indifferenti (come nel caso dell’igiene ambientale)

In questa frenesia privatizzatrice giovano vari ruoli la Corte dei Conti, gli enti locali e il Governo, tutti insieme appassionatamente per favorire processi di privatizzazione che potrebbero da qui a pochi anni cancellare migliaia di posti di lavoro

In questa ottica bisogna leggere una recente  deliberazione, la n. 529/2015/PRSP, della Corte dei Conti del  Veneto intervenuta in merito ai rapporti tra un ente locale e le sue partecipate

Al di là del fatto che un Ente possa essere indebitato o virtuoso (ma nell’ultimo caso non ha beneficiato di trattamenti particolari con la legge di stabilità 2016) c’è un aspetto rilevante da prendere in esame: le aziende partecipate dagli enti locali hanno ormai un solo obiettivo da perseguire ,che non è il servizio da erogare ai cittadini o lo scopo per cui sono nati ma solo il pareggio di bilancio e la redditività economica che permetta all’ente originario di far fruttare il capitale investito. L’interesse generale non puo’ essere quello dei pareggi in bilancio ma di contare su aziende a gestione pubblica con lavoratori regolarmente contrattualizzati e con servizi accessibili al cittadino , insomma a costi ridotti. Se poi queste aziende sono anche in grado di raggiungere considerevoli utili potremmo pensare ad un revinvestimento degli stessi a fini sociali,l’esatto contrario di quanto avvenuto dalle aziende del gas e dell’acqua da 15 anni a questa parte

Pareggio di bilancio e profit sono quindi le linee guida alle quali le partecipate dovranno attenersi, parliamo di aziende che nel frattempo non siano state già dismesse o siano sul punto di esserlo perchè giudicate non strategiche

La Corte dei Conti è sempre piu’ attenta alle partecipate e l’intervento della Magistratura contabile è mosso dalla volontà politica del Governo di giustificare la soppressione di tante aziende in nome dell’interesse pubblico

Non basta piu’ che un ente sia virtuoso e in grado di sostenere una società che ha uno scopo di promozione sociale e di utilità pubblica, la Corte dei conti e il Governo aggirano l’ostacoloe presentano il conto al pubblico nell’ottica di favorire la revisione della spesa a unico vantaggio del privato. Infatti  Governo e Magistratura Contabile vogliono verificare ogni servizio erogato e discettare sulla sua finalità, verificare se i costi sono sproporzionati ai benefici , entrando nel merito dello stesso modello gestionale riservandosi la possibilità di indicare anche soluzioni alternative (esternalizzazione a società che già opera sul mercato per dirne una)

Ma tutti questi controlli sono finalizzati alla sopravvivenza solo di aziende redditizie a prescindere dalla loro finalità sociale, anzi per svolgere gli stessi servizi c’è sempre una cooperativa o il terzo settore che impiegando lavoratori sottopagati o “volontari” potrà rappresentare un’alternativa all’insegna del risparmio. Di conseguenza una azienda sana potrebbe essere liquidata perchè gli stessi servizi possono essere demandati a un soggetto privato che contando una manodopera gratuita o sotto costo risulterà conveniente
Noi non siamo contrari al monitoraggio  da parte degli enti locali o della Corte dei conti, monitoraggio sui costi e sui benefici delle aziende e delle esternalizzazioni non ci sono mai stati e dubitiamo che arriveranno con un Governo che guarda prioritariamente agli interessi bancari . Occorre quindi chiarcirci sulla natura di questo monitoraggio.

Ad esempio perchè non si monitorano con le aziende anche le condizioni di lavoro? Alcuni subappalti non pagano regolarmente i loro lavoratori, pensiamo che questo dovrebbe rappresentare un elemento di riflessione\preoccupazione per l’ente locale cosi’ come il controllo degli appalti, la presenza  in essi di clausole sociali reali e non solo formali visto che un cambio di appalto puo’ sempre introdurre una riduzione degli orari e dei salari per la forza lavoro

Ci sono casi diffusi nei quali le aziende partecipate sono proprietarie di immobili ove sorgono palazzi comunali che alla fine pagano canoni di locazione troppo alti senza ricevere per altro in cambio un adeguato servizio. In tal caso la convenienza non regna sovrana ma a nessuno dei sindaci privatizzatore viene in mente di appurare la ragione di questi costi, forse perchè a capo delle partecipate siedono compagni di partito a difendere un sistema di potere che ha aumentato nel pubblico le sperequazioni salariali e le figure dirigenziali

Il controllo non puo’ quindi avvenire solo sulla base della convenienza economica e del pareggio di bilancio ma andrebbero preso in esame le condizioni di lavoro, gli appalti, i contratti di lavoro, gli stipendi dei managers o presunti tali, la gestione degli utili a fini sociali. Ciascun cittadino poi, nel rispetto di una reale trasparenza che è lungi dal venire, dovrebbe essere in grado di verificare entrate ed uscite, ebbene i siti pubblici sono invece un coacervo di dati e di riferimenti legislativi nei quali districarsi è sempre piu’ arduo, per intenderci è come cercare un ago nel pagliaio

Dal 2012 ad oggi poi quale controllo è stato effettuato sulle aziende partecipate? Perchè le stesse continuano ad intensificare i subappalti? Chi vigila realmente sulle partecipate? Di sicuro non i cittadini e men che mai i lavoratori

Lo scopo prioritario per il Governo è il pareggio di bilancio e la riduzione dei costi, ma questi obiettivi sono sufficienti a valutare l’efficienza e l’efficacia di una azienda partecipata o servono piuttosto alla dismissione di aziende che presentano una certa finalità sociale?

Allora per dirla tutta chi e come si controllano le partecipate ? Nell’ente proprietario puo’ il segretario generale svolgere questo controllo? La nostra risposta è assolutamente negativa e l’esperienza quotidiana lo dimostra ogni giorno portando alla luce sistemi clientelari e scandali

Le cosiddette scelte irrazionali e antieconomiche,  dalle quali possa determinare anche un danno erariale dei pubblici amministratori  (CdC, sez. giurisdiz. Umbria, sentenza n. 354/2006), sono quelle che mantengono in vita alcune società (presentate come decotte e inutili)  per favorire in realtà processi di fusione e di privatizzazione?

Ma perchè la magistratura contabile non ha mai comparato i costi dei servizi a gestione diretta, le modalità con cui vengono gestiti i servizi e la loro stessa efficacia, con le gestioni esternalizzate?

E chi ha privatizzato facendo spendere di piu’ per ricevere per altro servizi peggiori perchè non viene processato per danno erariale?

Sono domande semplici alle quali dare risposta perchè nel mirino della magistratura contabile non finiscono quasi mai i responsabili dei grandi sperperi

La magistratura contabile è ormai lo strumento migliore con cui dismettere i pubblici servizi, a rendere tutto cio’ possibile ci penseranno i decreti legislativi che in nome della modernità e dell’efficienza il Governo Renzi si prepara a varare

Una grande stagione privatizzatrice è all’orizzonte, noi che pensiamo di fare?

Cobas Pisa

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